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di maia, 6 Dicembre 2010

– Maia! Cos’hai combinato al mouse?
– Buongiorno mamma…
– Sì, sì, buongiorno. Ma cosa diamine hai fatto al mouse? Perché lo hai cambiato? Lo sai che odio i tuoi dannati aggeggi! Da quando stai con quello, sempre impossibili aggeggi nuovi! Rimetti subito quello vecchio!
– Mamma, calmati, io il mouse non l’ho toccato giuro!
– Sì, e allora vieni a vedere. Che non ci sono più i tasti sopra, sai, quello destro e quello sinistro per fare le cose, e la freccina si muove in maniera strana! Guarda, vedi?
– Mamma… lo stai tenendo all’incontrario…

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senza titolo (e un po’ di pubblicità al BARCAMP)

di maia, 2 Novembre 2010

L’altro giorno è uscito su Cronache di una sorte annunciata (che fra l’altro è anche un prestigioso ebook scaricabile gratis) un articolo sulla sfiga. Cosa non del tutto sorprendente, visto che tutto il blog è dedicato all’argomento. Stupisce un po’ di più il fatto che il pezzo è mio, che di solito rifuggo certe occasioni. Ma l’amico Marco è, come dire, così convincente, che alla fine ho ceduto.
Ed ho prodotto un post “senza titolo”. Più sfigato di così…

Caro amico Marco, mi spiace, ma a me, come a tutti gli sfigati epici, parlar di sfiga proprio non riesce. È come una legge del contrappasso, se godi di troppa sfiga, ti è impedito di poterne raccontare.
E non a caso. Secondo me è tutto preordinato. Son convinta dell’esistenza di una Divinità della Fortuna, anzi, una Divinità bifronte della Cattiva e della Buona Sorte che decide, che stabilisce a priori chi nasce con la camicia e chi invece completamente e miseramente nudo.
Ci ho studiato anni e anni come funziona questa cosa.
E sono giunta a una conclusione.
È un po’ come se a ciascuna famiglia fosse data in assegnazione una certa dose di Fortuna. E per compensazione una corrispondente dose di sfiga. Ora, di solito, in ogni buona famiglia le due Virtù dovrebbero essere divise come ogni altra cosa, equamente. Ci sono, però, dei casi in cui il meccanismo si inceppa e tutta la Fortuna finisce in capo ad un solo elemento. Per mantenere gli equilibri universali, tutta la sfiga finisce immediatamente in capo a un altro membro. Nella mia famiglia, per esempio, la Dea ha deciso di baciare mio padre. E non dico tanto per dire. Mio padre è di quei tipi che se in settimana bianca con il dopolavoro ferroviario c’è una lotteria, lui non vorrebbe partecipare, ce lo trascinano, sceglie tre numeri controvoglia e vince primo, secondo e terzo premio (in ordine, televisore panoramico, paio di sci – e, ovviamente, lui nemmeno sa sciare – e un signor prosciutto di chili ventinove). Sua figlia (che poi sarei io), per contro, a una pesca di beneficenza, mentre tutto il resto della tavolata si gode bellissime piante o deliziosissime spugne colorate, vince uno scotch, ovviamente inteso come nastro adesivo, e un minuscolo cactus assassino, i cui minuscoli aghetti assassini le si conficcano e le martoriano tutte le carni delle mani e di altri posti che non vogliamo indagare. Ma non si lamenta.
Ché per uno sfigato cronico la vita è sempre questa, un continuo pungersi con aghi assassini di cactus nani.
La sfiga diventa così connaturata ad ogni minuto, ad ogni secondo della vita, che tu nemmeno ti rendi più conto di esserne vittima.
Ormai quando esci di casa rivestito di tutto punto per andare al matrimonio della tua migliore amica e l’unica macchina del giro di venti miglia punta l’unica pozzanghera sulla strada, al tuo fianco, e ti sfreccia accanto alzando un’ondata anomala che ti ricopre tutto di melma e per evitare il disastro il tacco dodici, che metti solo per l’occasione perché non lo sai portare, ti s’infila nella grata del tombino, rompendosi e facendoti rotolare per strada e la vicina che ti sente urlare, preoccupata, si affaccia dalla finestra per controllare cosa sia quel trambusto e nel farlo ti tira un vaso di gerani in testa, ecco, te, sfigato cronico, in quel momento non urli alla sfiga, no. Tu nemmeno ti rendi conto di essere sfortunato. Tu, misero, in quel momento ringrazi solo che in tutto quel macello ti sei salvato, non hai pestato quella m… merda!

Ecco, caro Marco, questa è una giornata media del medio sfigato cronico. Magari un poco sceneggiata, ché io, ad esempio, mai e poi mai metterei un tacco più alto di cinque centimetri, è proprio una questione di principio, il principio che sui tacchi non ci so stare. Però indica bene l’andazzo. E, soprattutto, l’arrendevolezza, l’accettazione delle cose che circondano lo sfigato medio.

Io però non mollo, eh.
Anzi, ho pensato a un modo per uscirne.
Ho inventato il braccialetto antisfiga. No, non uno di quelli di filo colorato intrecciato che si faceva da bambini. Sto parlando di cose serie. Questo è un trendissimo braccialetto antisfiga di tutto punto, in vera plastica, colorata, con un quadrantino fighissimo in cui c’è incisa la garanzia che “il Braccialetto Aureo Riequilibratore Cosmico degli Atomi Molecolari Portasfiga (d’ora in poi BARCAMP), dal design aerodinamico e affusolato, è capace di captare le onde anomale di sfiga che circondano il fortunato possessore e di annullarle e anzi convertirle in benefiche onde di calda e dolce Buonasorte. Mai più sfiga con BARCAMP! Ed è anche subacqueo!”
Come dici, che la gente è troppo furba per cascarci? Ma se comprano in massa il braccialetto per equilibrare le onde geomagnetiche! Io, per dire, ne ho già tre.
Ah, no, so già che questa volta farò i veri soldi, non come quando ho inventato l’assorbente femminile che ti parla, l’unico capace di avvisare a voce alta la giovane donna quando è ora di sostituirlo. Dannazione, ancora non ho capito che cos’è che non andasse. Avevo persino ideato un pacco lancio con dodici simpatiche suonerie incluse e la possibilità di scegliere la voce dell’avviso fra quella di Bonolis, quella di George Clooney e, per le più religiose, quella del Papa!
Comunque questa volta sarà diverso, lo sento.
Il Braccialetto Antisfiga avrà successo.
Per ora il progetto è solo un abbozzo nella mia mente, però mio padre ne ha già vinti cinque!

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Notturno, per sola voce

di maia, 27 Ottobre 2010

Capita a volte di dover ridimensionare le cose, di doverle rivalutare (nel senso di ri-giudicarle), ristimare (nel senso di ri-misurarle) da un nuovo punto di vista. Un po’ come succede quando quello che sembrava a tutti gli effetti uno scherzo si rivela essere un invito vero. E magari quella che sembrava la mezz’ora potenzialmente più imbarazzante della tua vita, si scopre essere una cosetta, breve e indolore.
Insomma, ero stata invitata a dire due parole da Maurizio Costanzo1.
Non da lui in persona, ovvio.
E nella mia mente era partita tutta una ridda di pensieri in rapida sequenza.
Pensiero 1: perché quei carini dei miei amici mi devono prendere così per le mele? Simpatici, eh!
Pensiero 2: sì, vabbè, fosse vero, perché Costanzo vorrebbe sentire proprio me? Per un post sul blog? Ma se il mio, poverino, è in agonia e non lo legge nessuno… Un momento! Tempo fa scrissi un pezzo, non troppo benevolo, su di lui, sull’Augusto-consorte-della-signora-di-ogni-pianto. Loro, con qualche mezzo speciale, tipo un rintracciatore automatico di critiche alla Sacra Coppia, lo hanno trovato e ora hanno avviato un sottile sistema di punizione, di quelli raffinatissimi, tipo trovare il punto debole di una persona e colpirla proprio in quello2!
Loro hanno deciso di torturarmi facendomi parlare in pubblico! Con questo sistema la probabilità di farmi uscire cazzate dalla bocca aumenta in maniera esponenziale rispetto alla situazione a riposo.
Pensiero 3: credo che morirò.
Così nei giorni seguenti son stata così agitata e presa dalla cosa, che me ne sono completamente dimenticata.
Lunedì mi chiama l’assistente di Costanzo, gentilissimo, e mi chiede il numero di casa.
Il numero di casa? E perché? Cosa vuole Costanzo da me? Non è che ha trovato il mio vecchio pezzo…. ah, già, certo. No, no, figurati se mi ero scordata!
Dato il numero, dato il pezzo da far recitare ad un attore (!), mi sono rilassata e ho passato le ore successive nel panico più assoluto.
Ho scritto più volte il mio nome per essere sicura che me lo sarei ricordato bene al momento giusto, l’ho scandito più volte, poi mi son messa a chattare con un amico e mi son persa in mondi alieni.
Alle otto e mezzo sento squillare il telefono.
Buongiono, ahò, sò l’assistente de Costanzo.
Diobono, Costanzo! Oddio, non è che per caso ha letto quel mio pezzo… ah, no, è vero. Eccomi. Sì, ma allora come funziona?
Gniente, c’è che lei deve da parlà due secondi dopo che l’attore ha letto il suo diario (?), poi deve da salutà. Per favore, che può avere la gentilezza di dire “Buonanotte” quando attacca a parlare e quando finisce? Grazie, arrivederce, aspette in linea.
Segue mezz’ora di lettura del mio pezzo (molto bello, devo dire) poi appare Costanzo che mi chiede: allora complimenti, molto bello, sei felice nella vita? Alla mia risposta balbuzientemente affermativa, capisce che non c’è trippa per gatti, niente lacrime disperate e attacca la cornetta.
E io resto lì, col mio nome compitato allo perfezione, che nemmeno ho potuto salutare mamma a casa.
No, permettetimi di dire che queste non son cose serie.

Poi, nella notte, arriva uno sul mio blog. Un certo Marco. Tutto complimentoso. Dice che ci è arrivato grazie a Costanzo.
Costanzo? Epperché Costanzo dovrebbe mandare qualcuno sul mio blog? Oddio, non è che avrà letto quel mio post…

  1. no, tranquilli, non è un’autopromozione, che è già tutto finito, è già passato tutto []
  2. eh, sì, son proprio furbissimi quei due. Una tecnica del genere è strabiliante. Io, per dire, non ci avrei mai pensato. Ma, del resto, son l’Augusta Coppia mica per caso! []
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Di come noi italiani sappiamo sempre farci valere

di maia, 23 Ottobre 2010

Elton John, che aveva frequentato molto Lennon negli ultimi anni, ed era il padrino di suo figlio Sean, gli dedicò due canzoni. Anche i Queen lo ricordarono, con la canzone Life Is Real (Song for Lennon).
In Italia fu ricordato dai Pooh, che gli dedicarono la canzone Chi fermerà la musica1.

  1. da wikipedia []
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di Gennarino, maharajà e catene umane

di maia, 29 Settembre 2010

Stanotte ho sognato di giocare con Gennarino, l’organo sessuale riproduttivo del mio compagno1.
Sarà stata la febbre alta che mi annebbiava la mente, sarà stato che l’ultima immagine che ho visto da semi-lucida ieri sera è stata quella di Elio vestito da maharaja, ma io stanotte mi son vista tutta intenta a giocare convulsamente con Gennarino.
E non il tipo di gioco che pensate voi, questo non è mica un blog erotico2!
Era più una cosa tipo giochi senza frontiere.
L’altra squadra era composta da Sba e credo qualcuno tipo la Paolina.
Dovevamo trasportare, tramite una specie di catena umana, dei piccoli secchi di panni bagnati da un punto all’altro, il più velocemente possibile.
Che poi, non so mica perché, ma nel gioco mi sembrava di dover fare quasi tutto da me!

  1. e smettete di ridere, che tanto si sa che tutti nel privato danno e ricevono nomignoli bellissimi! []
  2. e poi ho già dato in quel senso con un bellissimo post porno []
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Tenero Amore

di maia, 21 Settembre 2010

Che poi io quel pacchetto lussuoso l’ho subito aperto, del resto come resistere ad un così vibrante appello alla Cultura1?
E come resitere alle promesse di un titolo come “Tenero Amore”? Niente, ho lacerato febbrilmente l’involucro ed ho subito scorso il libro alla ricerca di notizie sull’Autore. Quale modo migliore per avvicinarsi all’Opera? Epperò mi son trovata di fronte ad una biografia così vivida, così piena, così esemplare, da non riuscire più ad andar oltre.
Questa vita, mi son detta, non può rimanere nascosta, una vita così va diffusa, va fatta girare il più possibile. Che serva da monito ed esempio alle giovani genti!
E per questo io la diffondo.
Ecco, questo è il profilo2. Prendetene e godetene tutti.

Eveline Bloom

È uno dei pilastri della vita culturale
e musicale di Denver, sua città natale.
Scrivere romanzi è, infatti,
solo una delle sue numerose attività.
Eveline è un’artista a tutto tondo,
oltre a suonare divinamente il pianoforte,
dipinge e scolpisce con passione.
Alle sue mostre, in genere personali,
sono presenti sempre
numerose personalità locali.
In particolare si dedica con costanza,
in qualità di presidente
del consiglio direttivo,
alla Corale Classica
e alla diffusione di nuovi metodi
per l’educazione musicale nelle scuole,
a cui allude esplicitamente
in questo suo ultimo romanzo.
Nonostante i continui impegni
non ha mai abbandonato
la sua principale attività,
essere madre di quattro figli
e ora anche nonna di due nipotini,
i quali non perdono mai occasione
per ricordarle che ha ancora
il fascino e l’energia di una trentenne.
Energia che ha ultimamente
dimostrato conseguendo
insieme all’amatissimo marito
il brevetto di pilota aereo.

  1. ricordo che il libro è un gentile omaggio offerto dalla casa editrice Armando Curcio Editore con “l’intento di diffondere la Cultura e l’amore per la lettura” []
  2. disclaimer: nulla di ciò che segue è frutto della mia fantasia, ogni singola parola, virgola e a capo è stato fedelmente ricopiato dall’originale []
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Cortesie per gli ospiti

di maia, 20 Settembre 2010

E’ proprio vero, girare di città in città, senza sosta, alla lunga crea una sensazione di straniamento.
Ti svegli ogni mattina in un letto diverso e fai fatica a ricordare dove ti trovi. Molti alberghi, poi, si somigliano e va a finire che nei ricordi confondi la stanza di Castagneto Carducci con quella di Roma (entrambe minuscole), quella di Macerata con quella di Marina di Ravenna (entrambe con la tazza del cesso dentro la doccia).
C’è un albergo però che non dimenticherò mai.
E non solo perché gli inservienti vengono a prenderti al parcheggio con le macchinine da golf1 e ti trasportano armi e bagagli fino alla hall2 di extra lusso.
No, la cosa particolare di questo albergo è la gentilezza. E la sensibilità.
Che poi uno dice che in questo mondo di freddi affaristi non c’è più posto per la bellezza e per l’amore per la cultura.
Non è vero! In questo mondo di freddi affaristi esistono alberghi di lusso (con fattorini folli) che tengono al benessere fisico ma anche intellettivo dei propri clienti!
Che questo albergo qui, indimenticabile, di cui purtroppo non ricordo il nome, questo albergo, dicevo, a tutti i propri clienti regala non uno spazzolino, o un accappatoio, o un posacenere, o una lampada da tavola3, come fanno tutti gli altri.
Questo albergo è diverso. Sulla lussuosissima scrivania della lussuosissima suite, infatti, campeggiava un biglietto vergato in lussuosissimi caratteri (forse comic sans, italic) che diceva, più o meno “Armando Curcio Editore e l’Albergo Tal dei Tali, nell’intento di diffondere la Cultura ed il gusto della lettura, hanno il piacere di offrire ai propri Gentili Ospiti questo gentile omaggio. Leggetene e godetene tutti”.
Sotto al gentile biglietto, lussuosamente impacchettati in lussuoso cellophane, i due tomi “Tenero Amore” e “Io e te per sempre”.

  1. sapete quelle che portano i golfisti in giro per buche []
  2. che poi, a ben guardare, in linea d’area si trovava a due centimetri due dal parcheggio stesso, ma vuoi mettere scorrazzare i clienti a velocità folli per il parco dell’hotel, impennando, inclinando il potente mezzo su due ruote, cappottandosi per evitare all’ultimo vecchini improvvidi, provocando più di un infarto, ai vecchini, e facendo perdere completamente i capelli e, peggio ancora, i bagagli, ai poveri clienti sul sedile posteriore []
  3. ehi, è cosa nota che tutto ciò che non è inchiodato per terra è un regalo per i clienti, è inutile che adesso mi chiediate indietro la lampada, il tavolino e il ficus, accattoni! []
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