Quando muore un amore (o almeno si incrina) – Atto II

di maia, 4 Settembre 2009

L’angoscia di una fiducia tradita.
La disperazione di un cuore spezzato.
Il dramma di un uomo.

QUANDO MUORE UN AMORE

Post-radiodramma in tre atti.

Atto II
Scena prima.

Località balneare, esterno giorno. Una bella spiaggia color grigio-cenere. Ombrelloni di paglia. Cicche di sigarette ovunque. Risacca del mare in sottofondo.
Lei sta stesa sul lettino, una settimana enigmistica fra le mani.
Lui entra di corsa

Lui: Amore, AMORE!
Lei: Mmmmhhhh.
Lui: Amore, che bello! Mi sto guardando l’ordine di snouleprd che ho fatto on line stamani!
Lei: mmmmhhhhh.
Lui: ma ci pensi? Mentre noi stiamo qui a poltrire, LUI viaggia verso casa mia! Magari sta arrivando proprio in questo momento!
Lei: mh.
Lui: e adesso lui è lì, nella sua scatolina, nel suo camioncino, che sta percorrendo le strade d’Italia per venire da me…
Lei: cinque verticale…
Lui: … tutto bello scintillante, nel suo involucro di plastica lucida, tutto nuovo, tutto per me…
Lei: …centrocampista rossonero, cinque lettere…

Atto II
Scena seconda.

Località balneare, esterno notte. Una bella spiaggia di colore indefinito (d’altronde è notte). Gatti ubriachi. Cicche di sigarette ovunque. Coppie seminude che pomiciano in sottofondo.
Lei sta morbidamente stesa sulla sabbia, guarda le stelle.
Lui entra di corsa

Lui: Amore, AMORE!
Lei: Mmmmhhhh.
Lui: Amore, che bello! Mi sto guardando l’ordine di snouleprd che ho fatto ieri on line!
Lei: mmmmhhhhh…
Lui: ma ci pensi? Mentre noi stiamo qui a non far nulla… e stai ferma con la mano! Dicevo, mentre noi stiamo qui a non far nulla, LUI sta arrivando in casa mia! Magari domani mattina bussano alla porta… ed è LUI!
Lei: mmmmhhh…
Lui: pensa a quante cose potremo fare insieme. Io e LUI. Quante cose nuove ed eccitanti… Non sto nella pelle! Eddai, togli quella lingua dal mio orecchio!
Lei: …

Quando muore un amore (o almeno si incrina) – Atto I

di maia, 3 Settembre 2009

L’angoscia di una fiducia tradita.
La disperazione di un cuore spezzato.
Il dramma di un uomo.

QUANDO MUORE UN AMORE

Post-radiodramma in tre atti.

Atto I

Località balneare, interno giorno. Anzi, mattino. Mattino molto presto. Direi quasi albeggiamento.
Lei sta stesa sul letto, un cuscino sulla faccia.
Lui entra di corsa

Lui: Amore, AMORE!
Lei: Mmmmmmhhhh
Lui: Amore, non sai che cosa ho fatto!
Lei: mmmmmmhhhhh
Lui: ho comprato snouleprd!
Lei: mh?
Lui: dai, svegliati, guarda che ho fatto! HO COMPRATO SNOULEPRD! Mi son collegato su internet e l’ho comprato! Non è meraviglioso? Cioè, io l’ho ordinato, non so quando arriva, ma mi arriva a casa, tutto nuovo, bello, lucido…
Lei: mh!
Lui: eddai, guarda! Devi guardare! Vedi? Questa è la funzione che cosa i cosi che cosano sul coso…
Lei: ma sono le cinque?
Lui: sì.
Lei. del mattino?
Lui: sì.
Lei: e allora DORMI!

Amore 2.0 reloaded (Blog & Nuvole)

di maia, 26 Settembre 2008

Chi lo ha già letto nella versione originale stenterà forse a riconoscerlo dopo la cura dimagrante cui l’ho sottoposto.
Il fatto è che una cara amica mi ha invitata a partecipare ad un bel concorso di letteratura (breve) e fumetto. E a parte il fatto che io di breve non avevo nulla. Né sarei in grado di comporlo. E a parte il fatto che non ho niente di adatto alle tematiche. Né tanto meno la capacità di scriverlo.
A parte tutto questo, ho deciso di accettare1.

E invito anche voi a farlo, che il concorso è ovviamente aperto a tutti coloro che vorranno partecipare.
I termini per inviare i propri pezzi scadono il 30 ottobre e il regolamento lo trovate qui.
Partecipate, partecipate, partecipate, che la manifestazione merita.

Anche se, detto tra noi, il vincitore c’è già.
Voglio dire, quando ho saputo che partecipa anche LUI ho capito che non c’è scampo per nessuno!
Non so in quale categoria scende in campo ma lo dico sin da ora: SE NON VINCE LUI E’ UNO SCANDALO!

Fine preambolo, inizio pezzo, molto sforbiciato.

Amore 2.0 (reloaded)

Ci siamo.
Dopo mesi passati ad annusarci.
A sbirciarci.
A stremarci di parole.
Finalmente ci siamo!
Più veloce, devo correre più veloce, il treno sta entrando in stazione… Eccolo, lo vedo! Dio, perché avrò messo tacchi così alti? Mi cola il sudore sulla nuca. E sulla fronte! No, il trucco no! Non ora! E i capelli! In che condizioni saranno? Devo controllare. Mi nascondo dietro quel gruppo di cinesi. Troppo bassi! Mai un tedesco quando serve! Al diavolo, troppo tardi per cercarne uno.
Il trucco c’è tutto! Bene. Il ciuffo si è appena sgonfiato. E il sudore… beh, è la tua vicinanza che mi scioglie tutta!
Giusto in tempo, il treno si sta fermando. Carrozza sette, ha detto.
Dove sarà?
Questo no, è vecchio. Questo no, è grasso. Questo no, peccato…
Eccolo! È lui! Tenero… fuma simulando nonchalance, eppure proverà la mia stessa agitazione! Mi ha vista! Toh, beccati sto’ sorriso. Ti piace, eh? Mi sorridi…
Mi avvicino, con passo danzante. Dio, ho le palpitazioni… Dal vivo, sotto questa luce obliqua sei anche più bello, sai. Ti facevo un poco più magro, ma sei bello. Decisamente bello. Che buffo, conosco a memoria ogni tuo tratto, eppure adesso sei come uno sconosciuto… Una signora ci guarda. Un ragazzo alle tue spalle sbatte gli occhi smarrito. Ma ora sei davanti a me. E tutto il resto non esiste. Siamo io e te. Uno di fronte all’altra. Non una parola. Solo un lunghissimo sguardo. Intenso. Il tuo vagamente stupito. Fai per dire qualcosa, ti metto un dito sulla bocca. Non sciupare il momento. Non resisto più, accosto le labbra alle tue. Hai una leggera esitazione, ma poi mi baci. Dio, se mi baci! Amore! Sei travolgente. Sei unico. Sei… eccitato! Che impeto! Che lingua! E che mani! Ehi, non ti pare di esagerare? Va bene che progettiamo da mesi questo momento, ma siamo pur sempre in mezzo alla stazione! Senti come mi preme contro il corpo, così energico, così virile… La vecchia ci starà fissando, sicuro. E il giovanotto goffo… pare sbigottito. Beh, non ha mai visto due innamorati baciarsi?
Annunciano il treno in partenza. Ci stacchiamo a fatica.
Trasognata, ti guardo risalire a bordo.
È stato tutto così veloce. Non una parola. Certo, così è più romantico.
Ti saluto, ma non rispondi.
Capisco, il dolore del distacco.
Il giovanotto smunto si avvicina con aria offesa, mi fulmina con gli occhi e risale pure lui.
Ma che gli prende?
A pensarci bene ha un viso vagamente familiare…

  1. PER GIOCO, direi per far felice un noto blogger che giusto ieri si lamentava “ma esiste una pheega che non si sia iscritta PER GIOCO ad un concorso di bellezza?”. Se al posto di “pheega” ci mettete “blogger molto spiritosa e intelligente” e al posto di “concorso di bellezza” ci mettete “concorso di letteratura (breve) e fumetti” vedrete che tutto (ri)torna []

Amico fragile

di maia, 27 Agosto 2008

Non è un angelo Carlo.

Anzi.

Sempre in giro sulla moto rossa, rumorosissima, la camicia aperta, i capelli al vento come un walker texas ranger de noantri.
Poca voglia di studiare. Diciamo pure nessuna.
Tanti lavoretti iniziati e mai finiti. La vera passione lasciata lì a languire. Il talento sfiorato e mai messo a frutto.

Domani, il corso di affresco lo inizio domani. Domani, la casa per conto mio la cerco domani. Per oggi faccio ancora l’imbianchino. Per stanotte dormo ancora qui, nel magazzino.

Maschera da duro, un sorriso dolcissimo solo per pochi.

E’ strano, dice la gente. Non si diverte a fare pettegolezzi.
Ha già trentadue anni e non pensa a sposarsi. Deve avere qualcosa che non va. Per forza, guarda da quale famiglia viene! Sono poveri straccioni, non hanno un soldo in tasca. Portano gli stessi abiti da anni! E la madre? Lo sai che la madre faceva film porno? L’ho vista con questi occhi! E il padre? Un ubriacone! E lui? Con quei capelli lunghi è di certo un drogato. Hai sentito? Ha stuprato una ragazza alla villa romana! No, ma dai! Io ho sentito che ha ucciso uno…

Del resto è questa da sempre la funzione del “matto del villaggio”. Far divertire il popolo con le leggende che fioriscono sul suo conto. Tanto lui non si interessa a quello che pensa la gente e non perde tempo a smentire.
Ed è proprio questo il problema, il peccato che non gli può essere perdonato.
Bastava fare lo struscio serale a vantarsi cogli uomini del paese delle proprie conquiste.
Ma a lui ingraziarsi la gente non è mai interessato.

Dice sia stata una corda intorno al collo che gli ha tolto il respiro. Io so che son state le parole dure e senza pietà degli abitanti di quell’angolo di paradiso, di quel posto da cartolina dove, dice, tutti si vogliono un gran bene.

Amore 2.0

di maia, 17 Gennaio 2008

E così alla fine ci siamo.
Dopo mesi passati a scriverci. A leggerci. A raccontarci per mail.
Dopo mesi spesi a parlarci. Ad ascoltarci. A confessarci per telefono.
Dopo mesi consumati nello spiare le rispettive eccitazioni a chilometri di distanza e ad ascoltare i nostri respiri farsi via via più affannosi (che strana voce roca che ti viene, amore. Sembri quasi uno di quei maniaci da telefilm americano).
Dopo mesi bruciati a fantasticare sulle tue foto… a sognare quelle dolci labbra poggiate sul mio collo, sulla mia pelle e quegli occhi intensi nei quali perdermi…
Ecco, adesso potrò finalmente incontrarti di persona, dolce amore.
Più veloce, devo correre più veloce, il treno sta entrando in stazione. Eccolo, lo vedo! Accidenti a me, perché arrivo sempre all’ultimo? E perché avrò messo tacchi così scomodi? Maledizione! Senti come mi cola il sudore sulla nuca! E sulla fronte! Cristo santo, il fondotinta si starà sciogliendo! No, il trucco che cola no, non ora! E i capelli! Mioddio, no, i capelli si staranno afflosciando! Devo darmi una controllatina senza farmene accorgere. Lì dietro! Mi nascondo fra il cartellone degli orari e quel gruppo di cinesi. Cavolo! Son troppo bassi! Mai un tedesco quando serve! Al diavolo, troppo tardi per cercarne qualcuno.
C’è! Il trucco c’è tutto! Bene. Il ciuffo si è sgonfiato, ma pace. E il sudore… beh, ma quello è il bollore che mi metti nelle vene, tesoro. Perfetto! Tutto a posto, posso andare.
Giusto in tempo, il treno si sta fermando. Carrozza sette, ha detto.
Eccola.
Uhm… ma quando scende?
Dove sei, tesoro?
Questo no, è vecchio. Questo no, è grasso. Questo no, peccato…
Eccolo! È lui! Che caro, fuma una sigaretta fingendo nonchalance, eppure anche lui, chissà com’è agitato dentro. Ecco, mi ha vista! Toh, beccati sto’ sorriso. Ti piace, eh, mi sorridi…
Mi avvicino, con passo danzante. Ti volti verso di me. Dio, sento le palpitazioni. La gente che passa di corsa sulla banchina ti nasconde a tratti alla mia vista. Dal vivo, sotto questa luce obliqua sei anche più bello, sai. Ti facevo giusto un poco più magro, ma sei bello. Decisamente bello. Che buffa sensazione. Conosco a memoria ogni tuo tratto, eppure sei come uno sconosciuto per me. Una famiglia si mette in mezzo coi bagagli. Americani, di sicuro. Che stupidi! Una signora ci guarda. Povera vecchia. La sua vita è finita, non ha altra soddisfazione che spiare quella altrui. Un ragazzino alle tue spalle si guarda intorno smarrito. Ma ora ci sei tu davanti a me. E tutto il resto… tutto il resto non conta. Tutto il resto non esiste. Siamo io e te. Uno di fronte all’altra. Finalmente. Non una parola. Solo un lunghissimo sguardo. Intenso. Il tuo è vagamente sorpreso. Beh, ho cambiato colore ai capelli, non te lo aspettavi, eh? Fai per dire qualcosa, ti metto un dito sulla bocca. Non sciupare il momento. Tesoro… finalmente… finalmente… non resisto più, mi avvicino, accosto le labbra alle tue. Hai una leggera esitazione, ma poi mi baci. Dio, se mi baci! Amore! Sei travolgente. Sei unico. Sei… sei… eccitato! Che impeto! Che lingua! E che mani! Ehi, non ti sembra di esagerare? Va bene che abbiamo parlato per mesi di questo momento, ma insomma, siamo pur sempre in mezzo alla stazione! Eddai, sotto la gonna no, da bravo. Uhm… senti come mi preme contro il suo corpo, così energico, così virile… La vecchia ci starà fissando, sicuro. E il giovanotto goffo… ehi, sembra sbigottito. Beh, che ha, non ha mai visto due innamorati baciarsi?
Annunciano il treno in partenza. Ci stacchiamo a fatica.
Ti guardo, trasognata, mentre risali a bordo. Un sorriso soddisfatto.
È stato tutto così veloce. E non una parola. Certo, è più romantico così.
Ti saluto, ma non mi consideri.
Capisco, il dolore del distacco.
Il giovanotto seccherello si avvicina con aria offesa, mi tira addosso una scatola di cioccolatini e risale pure lui.
Dico, ma che gli prende?
Che strano, a pensarci bene, ha un viso vagamente familiare…
Vabbè, il mondo è pieno di matti.
Le porte si chiudono.
Addio, amore, è stato bellissimo.
Cerco di scorgerti nel vagone, ma non ti vedo. Di sicuro starai pensando alle dolci parole da scrivermi.
Non vedo l’ora di aprire la posta!

La febbre del sabato sera

di maia, 23 Dicembre 2007

ovvero, fenomenologia della seratina fra amiche.

La famigerata uscita del sabato sera fra sole donne è un fenomeno molto studiato dalla sociologia contemporanea.
Dagli sciami di ragazzine eccitate, troppo truccate e troppo poco vestite, che si raggrumano davanti alle discoteche. Alle mandrie di anziane signore fameliche, troppo truccate e troppo leopardate che si assiepano davanti ai ristoranti, ogni fascia di età riserva mirabili spunti a chi le osserva con attenzione.

Qui ci occuperemo delle trentenni in libera uscita.

La fascia delle trentenni è la più varia. Una zona intermedia in cui la maggior parte degli esemplari si è già costruita una famiglia, ma in cui gli esemplari single non vengono considerati ancora socialmente troppo vecchi per essere giudicati patetici casi senza speranza.
In gruppi di femmine di questo genere le serate del sabato sera si svolgono sempre più o meno seguendo una scaletta molto rigida.
I luoghi scelti per trascorrere la serata sono l’unico elemento non codificato, potendo variare anche sensibilmente a seconda dei gusti personali e del grado di accettazione del passare del tempo.
Si vedono, dunque, gruppetti di trentenni che affollano le stesse discoteche frequentate da quindicenni (che poi sono quelli che finiscono la serata col più alto tasso di depressione), come gruppetti che affollano le sale dei cinema, dei ristoranti o dei pub.
Indipendentemente dal luogo prescelto, però, l’evoluzione della serata è sempre lo stesso.

Il ritrovo

Gli elementi felicemente sposati e con figliolanza, si presentano in leggero anticipo all’appuntamento, impazienti di godersi quella che chiamano l’ora d’aria.
Le single, che mai hanno abbandonato le buone vecchie abitudini giovanili, si presentano con il canonico quarto d’ora di ritardo.
Ogni arrivo è salutato da imponenti schiamazzi, che pare abbiano la funzione di riconoscere coloro che via via vi si aggiungono come legittimi membri del gruppo.

Il primo tempo

La prima parte della serata è sempre dedicata all’aggiornamento sulle rispettive vicissitudini. La parte del leone in questa fase è senza dubbio delle sposate con prole, che si impossessano della conversazione e la dirigono immancabilmente sulle gioie familiari. Sulle innumerevoli soddisfazioni che riservano i pargoli, i loro mirabili progressi nel campo della deambulazione, della proprietà di linguaggio, della minzione e defecazione.
In questa fase le coniugate non ancora riprodottesi possono inserire qualche osservazione di ammirata invidia.
Le non sposate usano annuire in silenzio o, al massimo, proferire ogni tanto qualche verso gutturale di meraviglia e di approvazione.
Le amabili chiacchiere vengono abbondantemente irrorate con bevande varie. Usualmente cocktail analcolici per le madri, cocktail alla moda per le sposate semplici e boccali di americani o whiskey liscio per le single.

Il secondo tempo

Dopo qualche ora di scoppiettante conversazione, e dopo che le madri si son convertite agli alcolici, il discorso si sposta malinconicamente sui ricordi di gioventù. Che a quell’ora sembra incredibilmente lontana. A farla da padrone son sempre le sposate, semplici o riprodotte, che rimpiangono giorni felici in cui potevano fare tutto quello che volevano, quando volevano, senza l’insopportabile peso dei bimbi al seguito, figli o mariti che siano.
L’attenzione si sposta progressivamente sulle single, che avvertono avvicinarsi il proprio momento e, generosamente, passano le proprie bibite alle felicemente affamigliate.
Partono narrazioni di incredibili avventure amorose, gesti romantici di corteggiatori irriducibili, atleticissimi incontri sessuali orgiastici che le sposate ascoltano con le lacrime agli occhi.
Quando l’esemplare più debole del gruppo crolla dando una testata sul tavolo, si realizza che è ora di tornare a casa.

Il terzo tempo

Si organizzano, con gran difficoltà, le macchine per il rientro.
Alla fine, dopo aver schiamazzato abbondantemente ed aver cantato a squarciagola quelli che sono evidentemente canti di saluto, tutte riescono a montare più o meno compostamente nelle automobili assegnate. Si muovono in carovana, superandosi e clacsonandosi a vicenda e urlandosi parole incomprensibili da un finestrino all’altro.
La prima tappa è sotto casa della single. Quelle ancora sveglie e in possesso delle proprie facoltà motorie scendono per salutarla di nuovo calorosamente e, ammiccando, le gridano in un orecchio: tanto lo sappiamo che ora ti cambi ed esci di nuovo con, quanti, tre uomini?
Beata te!
La single si schermisce ridacchiando.

Le altre se ne vanno, rumorosamente, come sono arrivate.

La single guarda l’ora.
Caspita! già le nove e mezzo! Meglio andare a letto, che domani mattina mi aspetta il corso di yoga in videocassetta!

de femminilbus trucchibus contra homines erectos (magis magisque raro)

di maia, 6 Novembre 2007

Ovvero manuale di sopravvivenza II

Visto il successo riscosso dal primo manualetto sull’arte della sopravvivenza e dall’argomento “cara ti amo”, ho deciso di proseguire nella mia opera divulgativa, aggiungendo un nuovo volume a quella che sarà una vera e propria enciclopedia sulle relazioni interpersonali fra gli esseri umani del terzo millennio.
Questa volta ci occupiamo dei trucchi che la Giovane Donna deve adottare per creare e far sopravvivere una seria relazione amorosa.

Non ci importa qui indagare se la voglia perché, nonostante tutto, il suo compagno le piace veramente, perché ormai si è arresa al fatto di essercisi affezionata, un po’ come al cane, o semplicemente perché terrorizzata all’idea di ritrovarsi nuovamente sola.
Noi partiamo dal presupposto di aiutare la Giovane Donna che voglia tenersi l’Uomo che si è procacciata.

E dunque, cara Giovane Donna del terzo millennio è a te che mi rivolgo.
Dì la verità, sei stufa della tua inutile autosufficienza? Sei stufa di ripetere (e ripeterti) che si sta meglio con se stesse, che è tanto bello autoanalizzarsi, autorealizzarsi, autoamarsi tutto il tempo? Su, confessalo che ciò che realmente vuoi è quello che denigri in pubblico! E che quando vai a casa dell’amica che “si è fatta incastrare, poverina. Ma guarda come si è ridotta a fare la schiava di quel rimbambito!” in realtà crepi di invidia.
Perché è questo che vuoi. Tu vuoi un Uomo, per amarlo e accudirlo. Finché morte (o corna) non vi separi.

Vederlo ogni giorno alla disperata ricerca dei calzini che lui stesso ha buttato sotto il letto, assistere alle sue scenate perché non sa dove stanno di casa le proprie mutande, ammirarlo, novello arlecchino, mentre si contempla allo specchio, smarrito, senza avere il coraggio di chiedere ancora una volta se quei pantaloni si accordano con quella camicia e quella giacca…
Oppure saperlo afflosciato in salotto, avvinghiato ad un telecomando che non usa, dal momento che piomba in catalessi nell’attimo stesso in cui il suo fondoschiena sfiora il morbido tessuto del sofà, mentre voi in cucina, stiranti, piangete guardandovi le registrazioni di centovetrine e elise di rivombrose e sognate Richard Gere in tenuta da marinaretto sul suo bel cavallo bianco che vi porta via da quel mondo triste di appretti con il manico…

Chi è che non vorrebbe tutto questo?
Ebbene, care amiche, voi lo avrete!

Ma per raggiungere tale obiettivo, bisogna innanzitutto convincere l’Uomo a farsi sposare. O quanto meno ad instaurare una felice e duratura convivenza.
Come fare?
Partiamo per gradi.

Ammesso e non concesso che voi Giovani Donne siate sopravvissute ad una delle tecniche di seduzione messe in atto dall’Uomo Conquistatore, adesso vi trovate davanti al difficile compito di trasformare l’insensatezza di una notte in una relazione stabile.
E il modo migliore per riuscirci è convincere il prescelto che la stabilità è l’ultima cosa che vi interessa.
Insomma, dovete fare le preziose.
Fargli intendere che se accettate di uscirci così spesso, è solo perché in fondo vi fa un po’ pena.
Attenzione, cercate di non essere troppo realistiche, altrimenti la preda potrebbe rimanerci male e non invitarvi più.
Tutto sta nel trovare la giusta miscelazione fra noncuranza e affettuosità. Fra indifferenza e sesso sfrenato.
A quel punto l’Uomo, che proprio non si capacita di come possiate essere immuni al suo fascino e che pure ha assaggiato e non può più fare a meno della vostra passionalità, è vostro.

Perché dopo due secondi due che vi si sarà dichiarato, l’uomo si sentirà oppresso, legato ad un cappio del quale non si era accorto e vi coinvolgerà in un estenuante minuetto, un sottile gioco di nervi, fatto di bugie, mezze verità e scuse incredibili.
Voi dovrete sopra ogni cosa mantenere la calma. Sempre e comunque.

Passiamo ad un esempio pratico.
Quante volte capiterà di trovarlo irreperibile fino alle tre-quattro di notte e a vostra domanda risponderà: ero fuori con un amico…

Bene, in questi casi non, e ripeto NON, partire con l’attacco frontale.
Sarebbe il modo perfetto per iniziare diatribe senza fine. E se non lo avete ancora sposato, non potete permettervele.

Respirate, contate fino a dieci, e poi provate ad imbastire un’amabile chiacchierata sul suo “amico”.
Se sarete abbastanza abili e apparentemente distaccate, già al secondo scambio di battute verrà fuori che l’amico è in realtà un’amica, ma di vecchissima data.
Di quelle con cui ci sono tanti ricordi in comune. Che certo che ci sono andato a letto insieme, ma era molti anni fa, prima di conoscerti, quando ero ancora un ragazzino. E ora non significa più niente per me, anzi… mi fa quasi effetto vedere come si è ridotta oggi… Certo, è vero, è la prima con cui ho fatto sesso, e la prima volta non si scorda mai, ma attrazione… zero!

Bene. In questi casi dovete mantenere assolutamente la massima padronanza di voi stesse, non cedere su nessun fronte, niente occhio lucido, niente flessione nella voce, nessuno sguardo assassino.
Voi siete tranquille.
Voi siete il simbolo dell’amabilità, della rilassatezza, della comprensione.
E quindi… avete parlato tutte quelle ore…
Certo! Avevamo tanti di quei ricordi da rispolverare… è stato bellissimo. Cioè, anche un po’ noioso. Molto noioso, a dire il vero.
Beh (con tono giocoso), se era noioso potevi tirar fuori una scusa e tornare a casa, no?
Sì, ma come si fa… insomma, ti fai prendere dalle chiacchiere… poi mi doveva parlare dei suoi amori disastrosi, mica potevo lasciarla lì, così…
Voi ridete, approvate, gli versate da bere, incoraggianti.
Te pensa che a un certo punto dall’autoradio è cominciata a uscire una musica…
Autoradio? Eravate in macchina?
Eh, sì, una macchina scomoda… che nemmeno i sedili si possono abbassare… ma dicevo della musica… una lagna… che io proprio non ce la facevo, mi buttava giù, mi ammosciava… nel senso che era veramente brutta, eh.
Certo, capisco… altro vino (birra/vodka/rum/martini/whisky/crodino)?
Oh, grazie. Ma cosa stavo dicendo… ecco… allora noi…
(qui è FONDAMENTALE il sorriso rassicurante, materno) Ma no, non voglio mica saperlo! Sono fatti vostri quello che vi siete detti. Solo per la prossima volta… ecco, se decidi di uscire con degli amici all’ultimo, avvertimi (innestare la vocina dolce, sguardo da gattina) che a non sentirti mi ero quasi spaventata…
Ma no, perdonami! Fra l’altro volevo chiamarti, però ho scoperto di avere il cellulare scarico…
Ma certo, lo avevo intuito! Povero caro, chissà come ci sei rimasto male quando te ne sei accorto… chissà che patema d’animo… vieni qui, piccolo… lo vuoi un massaggino? ma perché non adiamo a letto? Staremo più comodi…
E gli regalate i cinque minuti (dieci, se proprio è uno stallone, e allora è comprensibile che vogliate tenervelo stretto) più intensi che abbia mai avuto.
A quel punto lui non capisce più niente. È dall’inizio della conversazione che si sente braccato. Di più, è dalla serata scopazzante che si sente in colpa e voi, non solo non lo attaccate, ma lo coccolate, lo avvolgete nel vostro amore, nella vostra comprensione, nella vostra passione!
Allora sarà convinto di potervela dare a bere sempre.
E vi farà la proposta.
(continua)

Nb l’esempio pratico sopra riportato è basato su situazioni di fantasia. Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.
Capito, te? Sì, te che mi leggi. Non mi riferivo affatto a quello che mi hai raccontato l’altra sera, lo so che siete solo amici…
Altro vino (birra/vodka/rum/martini/whisky/crodino)?

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