Femminile, singolare. Numeri
Lei: allora prendo queste.
commessa: benissimo. Che taglia?
Lei: quinta, grazie.
commessa: quinta? Ma è sicura? Guardi che una quinta è una XL… è un collant per persone alte almeno un metro e settanta…
Lei: embè? Io sono alta un metro e settantacinque!
Commessa: Ma se io sono un metro e sessanta e lei è più bassa di me!
Lei: sì, però oggi non porto i tacchi.
Cipolle – ovvero: Il linguaggio dell’amore
Regola numero uno in amore: non ti fidare di ciò che ti vien detto. Mai.
Non si può prender per buono quello che ti dice il partner. Ogni frase, ogni parola va filtrata e analizzata per comprenderne il vero significato.
Ora, non è che ogni conversazione abbisogni di uno studio approfondito, eh. Che altrimenti non ne usciremmo.
Dipende dalle situazioni, dal grado di intimità (leggi: durata del rapporto) della coppia e da chi è a parlare.
Se il partner è donna, infatti, la verità si nasconderà sotto qualche strato di non detto e di “se mi ami lo devi capire da solo”. Ma all’uomo, si sa, nonostante quello che va ripetendo alla sua (dilui) legittima compagna, non è vero affatto che gli piace il disvelamento lento, lo spogliare capo a capo, nemmeno quando si tratta del corpo di una donna. Il maschio soffre di problemi di attenzione. Se lei, la donna, di veli ne porta troppi, addosso, lui dopo un poco si stufa, smette di svelare e accende la tv12.
Se a parlare, invece, è l’uomo, il lavoro di scavo è molto meno intenso. Lui si stufa presto, ricordate?
In più i significati nascosti tendono ad essere sempre gli stessi e a presentarsi in modo schematico.
Questo lo porta a interpretare le parole della compagna con la stessa ripetitività e schematicità.
Un esempio: – caro, ho freddo!
nella sua mente diverrà – caro: ho voglia di fare sesso selvaggio.
Oppure: – caro, cosa diamine hai combinato al letto, hai aggrovigliato tutte le lenzuola. Non ci riesco a dormire in un letto così! Allora preferisco dormire per terra!
nella sua mente sentirà: – caro, ho voglia di fare sesso selvaggio. Sul pavimento!
E viceversa.
Quando un uomo ti dice: – amore, adoooro come maneggi il css, sei bravissima ad usarlo, stai sicura che si sta pensando a qualche cos’altro.
Potrei andare avanti a lungo, gli esempi sono infiniti.
E purtroppo ben noti a tutte noi.
Che però quando ci troviamo di fronte al nostro uomo, ci dimentichiamo di tutta la teoria e ci caschiamo ogni volta.
Il mio fidanzato, per dire, quando mi dice: – dai, vieni a Cuneo, che è bellissimo, è caldissimo, è quasi primavera! io lo dovrei capire che in realtà lassù sta nevicando come dio la manda e che se proprio ci devo andare, dovrei mettermi in moon boot e piumino. E invece no, al solito arrivo ogni volta lassù, armi e bagagli. E i bagagli son pieni di microbikini e tanga brasiliani.
- basta una semplice prova pratica. Potete farla anche comodamente a casa vostra. Provate a vestirvi da cipolla di montagna, con tuta da neve e vari maglioncini uno sull’altro. Mettete rai1 e iniziate a spogliarvi al suono della musichina sexy che esce dalla tv. Disvelatevi piaaano, lentamente e sensualmente. Bene. Adesso osservate se il vostro lui sta guardando il vostro spogliarello o se per caso sta sbavando sul monitor della tv in cui la Von Teese si sta strusciando addosso un’oliva gigante! [↩]
- chiaramente la differenza di appetibilità sessuale fra voi e la Von Teese sta nel fatto che lei, la Von Teese parte già seminuda e voi siate ancora con tre magliette, due collant di lana e la canotta della salute [↩]
Le meravigliose scoperte di maia – la vera essenza dell’amore
ovvero – come scoprii che la nostra relazione era solo una copertura per il suo rapporto perverso con stivgiobs
– Amore, appena esce ti regalo l’ipad!
– come! non avevi detto che l’ipad è il pc dei caproni informatici? Mi stai per caso dando della caprona?
– Ma noooo! Lo regalo a te per usarlo io!
La compagnia dell’anello – ovvero, fenomenologia della Zia Zitella
Ieri sera me ne stavo svogliatamente collegata all’internet a scambiare perle di saggezza su uno dei tanti socialcosi.
E’ così che mi sono imbattuta nei dubbi di una spaesata fanciulla in ambasce.
Ella non si capacita del fatto che, ancora, la madre la pungola e la esorta ad essere una zitella migliore.
Perbacco, mi son detta, non posso lasciarla macerare nelle sue congetture, dall’alto della mia esperienza devo intervenire.
Il fatto è, cara amica, che le mamme in prima e le zie in seconda battuta, son fatte apposta. Son nate praticamente per questo! Se la dolce pargola non si sposa entro i trenta – trentacinque anni, lo scopo della loro vita diventa quello di renderla un gioiellino di pisseritudine1 casalinga.
Ma questo è ancora nulla. Nulla in confronto al finire fra le spire della terribile combinazione, del mostro mitologico, tristemente noto come “La Zia Zitella”.
Come già ebbi modo di spiegare, le zie zitelle sono animali che usano muoversi in branco, tanto che se la natura non le ha dotate di sorelle di sangue nubili con cui zieggiare zitellanamente, esse vanno in cerca di altri esemplari fuori dal proprio nucleo familiare con cui ricrearsi un nucleo familiare artificiale. Una volta individuato il soggetto adatto, esse cominciano a fraternizzare (o meglio, a sorelleggiare) molto velocemente2, passando dal semplice contendersi le faccende di casa, a criticarsi ferocemente per come queste sono state svolte, fino a strapparsi i capelli in risse ululanti, proprio come accade fra normali sorelle nubili di sangue.
Fin qui gli usi e i costumi3 dell’animale Zia Zitella.
Ma qual è il loro ruolo nella società? Cosa anima le loro giornate (oltre i ripetuti scontri fisico-verbali)?
La risposta è molto semplice.
Lo scopo nella vita di una Zia Zitella è quello di procurare sposi alle nipoti.
Esse solitamente iniziano col presentare mazzetti di “buoni partiti” (avvocati, notai, dottori) alle sventurate congiunte in età da marito. Così non è raro vedere queste donnone (solitamente impettitamente pettorute) fare da chaperon alle nipoti nei loro incontri inconsapevoli con lo sposo designato. Inconsapevoli perché le giovinette di solito sono attratte agli appuntamenti con il futuro sposo con la scusa di fare un giro sulle giostre (le nipoti in questa fase del processo, sono infatti circa sui quattordici anni) e proprio non si capacitano del perché quel vecchio bavoso amico delle zie stia loro così addosso.
Quando le giovinette cominciano a perdere un po’ di freschezza (diciamo intorno ai 22 anni) le zie, preoccupate ma non ancora disperate, cominciano a presentar loro “partiti non buonissimi, ma passabili” (ingegneri, farmacisti e commercialisti). A questo punto la scusa delle giostre non tiene più, e, anzi, l’affettuoso invito dei mariti in pectore (vieni qui, piccola, senti com’è buono il mio bastone di zucchero filato…) comincia a suonare lugubramente sospetto alle loro orecchie.
Quando, verso i 26-27 anni le zie zitelle vivono ormai nel terrore di ritrovarsi una nipote incompatibile col matrimonio (dio, che orrore!), cominciano a darsi da fare sempre più accanitamente per trovarle uno sposo. Uno qualunque. Ed è qui che cominciano a proporre geometri e ragionieri.
Quando si rendono conto che, nonostante tutti i loro sforzi, le nipoti hanno continuato a invecchiare (stupide, stupide, stupide ragazzine!) e hanno ormai compiuto i trenta anni senza aver preso marito, in preda alla disperazione cominciano a fermare i muratori direttamente per strada4.
Le nipoti nel frattempo probabilmente si sono fatte tutta una loro vita.
Magari sono scappate col fornaio, o sono rimaste incinte dell’elettrauto, o magari ancora son diventate gay.
Ma non hanno mai detto niente alle zie. Per paura di infrangere il sogno della loro vita.
- sost. med. In termini tecnici indica esattamente quel tipo di attitudine che la donna acquista quando persiste nel comportarsi spesso e volentieri da pissera [↩]
- sost. milit. in termine tecnico significa escalation [↩]
- sempre interi, per carità. La vera Zia Zitella aborre il due pezzi [↩]
- che diamine, un muratore in casa in fondo può sempre far comodo! [↩]
Le meravigliose scoperte di Maia – bondage
Ultimamente mi sono accorta che…
se indosso una tutina in latex, un frustino in mano, il mio fidansato pulisce anche il bagno.
Quando è troppo è troppo – ovvero, anche le donne piangono
Dopo l’enorme successo riscontrato dal post-radiodramma in tre atti “Quando muore un amore” – il dramma di un uomo (i cui tre atti potete trovare qui, qui e qui), ecco a voi su questi schermi “Quando è troppo è troppo!” – il dramma di una donna.
Perché anche le donne piangono.
Atto unico
Qualcuno mi deve spiegare perché i produttori di biancheria intima son convinti che oggi la donna standard sia secca come un chiodo (e fin qui…) e che quella ben formosa arrivi al massimo ad una quarta abbondante di reggiseno.
Va bene che già mentre sbirci dalla vetrina di uno dei tanti negozi di corsetteria1 e vedi che le commesse son tutte ragazze più somiglianti a scope2 che a esseri umani, va bene che quando le vedi, dicevo, dovresti farti venire almeno qualche sospetto. E non entrare.
Ma quando, attratta da tutta quella graziosissima biancheria multicolore, proprio non riesci a resistere e varchi la fatidica soglia e vieni assalita da scope fameliche3 che ti circondano di ogni sorta di reggiseni, in microfibra, in pizzo, lisci, ricamati, a balconcino-maculato-blé-e-marrone (sic!), te sei lì che ti perdi e pensi sì, voglio questo e questo e questo e questo e non ci pensi più alle scope.
Allora, non sono DE-LI-ZIOOO-SI? Li vuol provare? Che misura?
Quarta coppa D, grazie.
COOOPPA4 D ? Ma non esiste! Ecco, glieli porto quinta coppa C.
Mi scusi, ma so già che non mi stanno…
Ma non è possibile che non le stiano! Li producono fino alla quinta coppa C, QUINDI vuol dire che la quinta coppa C le sta!
Ecco, non so bene perché, ma a me questo sillogismo mi fa sempre infuriare.
La scopa se ne accorge ed assume quell’espressione di è-inutile-che-ti-ribelli-il-tuo-scalpooo-sarà-mioooo e si vede che farà di tutto per convincerti che quel minuscolo pezzettino di stoffa che ti copre a malapena il capezzolo sia il reggiseno dei tuoi sogni.
Allora te lo indossi e le fai notare, con infinita pazienza, che quel reggiseno no, proprio non ti sta.
Ma lei mica si arrende! E tira fuori una serie di robe che persino mia nonna, pace all’anima sua, si sarebbe rifiutata di indossare.
E c’è pure lo slip coordinato! Un bellissimo mutandone, lievemente contenitivo, stile Fantozzi al mare…
Ora io mi chiedo, perché? Perché? Che male vi abbiamo fatto noi donne un poco più tonde?
Cos’è, una specie di subdola vendetta? L’anatema di qualche disegnatrice di biancheria che madre natura ha fatto piallata?
Voi c’avrete le tette, ma reggiseni come dio comanda, no, non li avrete mai!
Quando muore un amore (o almeno si incrina) – Atto III
L’angoscia di una fiducia tradita.
La disperazione di un cuore spezzato.
Il dramma di un uomo.
QUANDO MUORE UN AMORE
Post-radiodramma in tre atti.
Terzo ed ultimo atto
Località urbana, interno giorno. Sala d’aspetto di un Pronto soccorso. Infermieri indaffarati. Pazienti ovunque. Mugolii di sofferenza in sottofondo.
Lei sta stesa1 su una sedia, dolorante2, il braccio destro lussato.
Lui entra di corsa
Lui: Amore, AMORE!
Lei: Mmmmhhhh…3
Lui: Amore, dio che è successo!
Lei: eh, niente…
Lui: come niente! E’ terribile! Che dolore, che sofferenza!
Lei: che caro a preoccuparti così. Ma non esagerare, non è poi la fine del mondo… son cose che capitano…
Lui: ma come capitano! Queste cose non possono capitare, non devono capitare! E ora come si fa? Porco Stiv, ADESSO COSA FACCIAMO???
Lei: eddai, non fare, così, calmati! Ora aspettiamo lo specialista, che rilascerà la sua diagnosi e vedrai che si rimette tutto a posto…
Lui: lo specialista? Io non voglio nessuno specialista! No, no, penso a tutto io, preferisco rimetterlo a posto con le mie proprie mani!
Lei: ma sei sicuro? Non è che non mi fidi, ma potresti finire di romperlo… Sei sicuro di sapere come si fa?
Lui: Scherzi? Non c’è il minimo problema. Dai, faccio un paio di tentativi. Alle brutte raso tutto a zero.
Lei: ehm… scusa, di che cosa stiamo parlando esattamente?
Lui: ma del mio mac, no? Lo stramaledettissimo Snouleprd mi ha fottuto l’ardisc e mi si è impallato tutto! Ti rendi conto? Non ci si può fidare più di nessuno. Persino Stivgiobs vende ciofeche! Ah, ma questa volta mi sentono! (Piange, stringendo i pugni contro il cielo) Maledetto Stivgiobs, maledetto Snouleprd!
- Per i pignoli, di seguito Pip: sì, lo so, non si può stare stesi su una sedia, ma è una licenza poetica [↩]
- Pip: dolorante Lei, non la sedia [↩]
- Pip: sì, lo so, Lei si esprime sempre nello stesso modo, ma è per creare un continuum (ricordate, mai troncare un continuum. Si corre il rischio di andare incontro a catastrofi epocali. Pare Atlantide sia scomparsa così. Ma di questo vi parlerò un’altra volta). Comunque, per la gioia di tutti, da qui in poi lei parla molto [↩]