La fine è nota

di maia, 24 Gennaio 2008

la fine è notaVi è mai capitato di innamorarvi di un libro per il suo titolo?
Di desiderarlo, di concupirlo violentemente solo per quello?
A me è capitato con “La fine è nota”.

Quelle parole mi si erano conficcate in testa e mi tormentavano da tempo.
Non ricordo più se le avevo lette in una recensione, se ne avessi sentito parlare in un altro libro o se semplicemente avessi visto un film che si chiamava allo stesso modo.
Fatto sta che io dovevo procurarmi il romanzo intitolato “La fine è nota”. E poi possederlo.

Così l’altro giorno, passando per la graziosa via centrale di una graziosa cittadina toscana, presa da questo desiderio malsano, mi avventai addosso alla commessa, e le chiesi, agitata:
“che per caso c’ha quel libro che si intitola come un film che forse ho visto e che forse è citato in un libro di uno scrittore che mi piace tanto?”

La ragazza non sembrava molto sveglia, e infatti rimase a guardarmi a bocca aperta.

Riprovai, sillabando lentamente e adeguando la calata. In fondo eravamo pur sempre a Pisa e si sa quanto questi della costa ci tengano alla propria autonomia linguistica.
“Scu-si. Chepper caso c’ha queillibro che s’intitola come quer firme… aveva a’ esse’ vecchio… che forze vidi… o che forze gliè citato dentro un’artro libro che leggetti e che mi garbò di morto?

Lei zitta, come statua di sale, con gli occhi strabuzzati.

Uhm… forse avevo sbagliato calata e mi ero data al pratese. Ma porca miseria, i pisani odiano i pratesi! I pisani odiano tutti!
Dovevo assolutamente procurarmi un interprete.
Per fortuna avevo un pisano a portata di mano.

“Senti, Sandro, che glielo chiedi te per favore?”
“Cheppalle! Che voi?”
“Quel libro…”
“O’qquale?”
“Quello… come si chiama… quello che inizia con uno morto e poi si deve capire perché è morto… dai, come si chiama… quello… che forse ci hanno fatto un film… ah! La fine…”
“… è nota!” sento alle mie spalle.
Mi volto. Un omino losco si stava rivolgendo alla mia commessa.
E lei gli sorrideva.
E gli dava il libro! Il mio libro!
Ladro di libri che non sei altro!
Ladro di desideri altrui!
Faccio per avventarmi sul villico, quando l’interprete mi acchiappa per la collottola e mi trascina verso la commessa.
“Che ce n’ha un altro?”
“No, era l’ultimo”
“Come l’ultimo?”
“Mi spiace…”
Ma guarda… la finta tonta capiva benissimo l’italiano! Evidentemente si era messa d’accordo con l’omino losco! Aveva fatto finta di non capire… e poi, appena avevo nominato il libro, zac! Glielo aveva dato a lui!
Provo a inseguire il complice, ma ormai si era dileguato.
Ah, se l’interprete non mi avesse bloccata…
Un momento! Vuoi vedere che pure lui faceva parte della banda?
Eccerto, perché mi avrebbe fermata altrimenti?
“Ahi Pisa, vituperio de le genti del bel paese là dove ‘l sì suona! Quanto è vero!” dico, mentre prendo il primo treno che mi avrebbe riportato alla civiltà.

Appena messo piede a Firenze, corro di volata alla mia solita libreria e ci entro urlando “LA FINE È NOTA! LA FINE È NOTA! LA FINE È NOTA!”, buttando a terra tutto lo scaffale di libri per bambini.
Mi vengono date tre copie del prezioso romanzo, che pago, insieme a dieci Harry Potter, due libri coi disegnini che si muovono, quattro col carillon e dodici da colorare.

Tornata a casa coloro un po’ di libri, gioco col libro della gru (che si muove davvero!), poi mi metto a leggere.
Sciascia! Ecco chi me ne aveva parlato!
Lui ne è entusiasta.

Certo, come giallo è strano.
Praticamente parte dalla fine, da un uomo che muore. Forse è un suicidio. E noi si passa tutto il tempo a cercare di capirne il motivo.
È un libro di quelli piccini della Sellerio, solo 245 pagine, che volano via in un soffio.
Perché è un libro incredibilmente vivo.
Anche se è polveroso, irrimediabilmente legato a un tempo lontano e a un’america che vicina non ci è mai stata, se non sul grande schermo. Quella della bella società newyorkese, gaia e superficiale. Quella melanconica della società rurale, dell’immobilità, degli spazi immensi. Quella povera e dura degli anni intorno alla seconda guerra mondiale. Quella che si muove e sogna al suono di grandi orchestre swing, che fa tanto film degli anni d’oro di Hollywood.
Anche se un lettore appena attento scopre immediatamente il gioco.
Eppure si lascia giocare.
Si rilassa al ritmo di quello swing, si fa trascinare da un capo all’altro di quell’america ingenua ed entusiasta, in cui tutto sembra possibile.
In cui la gioia di vivere diventa crudele.
In cui la crudeltà si veste di grazia.
E in cui la grazia l’ha sempre vinta.

È un libro adorabile.
Leggetelo. Se non ve lo rubano prima.

Perché no?

di maia, 20 Gennaio 2008

Non capisco davvero tutto il putiferio mediatico che si è sollevato intorno alla proposta dell’assessore alla cultura della regione toscana.
Proposta assolutamente ragionevole e ben pensata.

Perché, si chiedeva Cocchi, non spostiamo il David di Michelangelo nella nascitura Città della Musica? Così facendo si otterrebbero due risultati: alleggerire dal “traffico dei turisti” le strade del centro cittadino e dare lustro alla nuova struttura che sta per essere ultimata in una zona in forte crescita della città.

Ora, chiunque viva in una città di grande interesse storico-artistico, e in Italia non mancano certo, sa bene quanto sia fastidiosa la piaga del turista-pedone.

Egli viaggia solitamente con schieramento a testuggine, impossibile da fendere, quanto difficilissimo da aggirare nelle famigerate stradine strette dei nostri centri storici, così da rendere impossibile la viabilità pedonale agli onesti cittadini residenti, che ormai hanno imparato a smoccolare in multilingue.

Perchè permettere che le gloriose Via degli Alfani o Via Ricasoli siano interamente occupate da queste orde di incivili?
Perché non trasferire le stesse file sui viali di grande scorrimento cittadino, con il non secondario vantaggio di poter sfruttare il visitatore forestiero come simpatico bersaglio mobile per gli automobilisti innervositi dal traffico delle ore di punta?

E che è questa fissazione che il David debba per forza rimanere nella vecchia Galleria dell’Accademia? Che due passi, un po’ di aria nuova non gli farebbero bene? Che un po’ di mondanità non se la merita?
Dice: si sciupa… E basta con questi allarmismi! Siete noiosi.
Dice: è un’opera d’arte, dovrebbe stare in un contesto adeguato, meglio se pensato apposta per lui… E che, la città della musica non va bene? Ma pensate cosa non deve essere vederselo vicino al bookshop del Maggio Fiorentino, sai quanti gadget in più farebbe vendere?

La verità è che l’arte fine a se stessa è inutile e pure un poco supponente. L’arte deve produrre entrate. È per questo che è stata inventata, o no?

E quindi, caro Cocchi, non solo io appoggio la tua moratoria (se la chiamavi così, secondo me riscuotevi maggior successo), ma rilancio.

A Firenze Sud nasce un nuovo centro sportivo? Mettiamoci la Venere che sorge dalle acque all’entrata delle piscine!
Si sta costruendo il nuovo stadio a Firenze Nord? E noi ci si mette la battaglia di san Romano!
E poi ai campini delle giovanili una bella Primavera, alla nuova Enoteca Pinchietti un bel Bacco, al nuovo reparto di ginecologia di Careggi una bella Annunciazione, al nuovo Pitti Donna una bella Incoronazione della Vergine
E qui smetto per non annoiare, ma avete idea di quante soluzioni si possono trovare?
Così, oltre a sparpagliare i turisti ai quattro canti della città, si possono anche liberare i musei da tutti quei doppioni che li intasano. Di dipinti, in fondo ne basta uno per tema. Che senso ha conservare una ventina di annunciazioni, una trentina di adorazioni, una cinquantina di incoronazioni?

Per lo stesso motivo, proporrei di spostare il doppione dal David a Roma. Noi ci si tiene quello di Michelangelo e quello di Donatello lo si regala direttamente a Cinecittà.

Amore 2.0

di maia, 17 Gennaio 2008

E così alla fine ci siamo.
Dopo mesi passati a scriverci. A leggerci. A raccontarci per mail.
Dopo mesi spesi a parlarci. Ad ascoltarci. A confessarci per telefono.
Dopo mesi consumati nello spiare le rispettive eccitazioni a chilometri di distanza e ad ascoltare i nostri respiri farsi via via più affannosi (che strana voce roca che ti viene, amore. Sembri quasi uno di quei maniaci da telefilm americano).
Dopo mesi bruciati a fantasticare sulle tue foto… a sognare quelle dolci labbra poggiate sul mio collo, sulla mia pelle e quegli occhi intensi nei quali perdermi…
Ecco, adesso potrò finalmente incontrarti di persona, dolce amore.
Più veloce, devo correre più veloce, il treno sta entrando in stazione. Eccolo, lo vedo! Accidenti a me, perché arrivo sempre all’ultimo? E perché avrò messo tacchi così scomodi? Maledizione! Senti come mi cola il sudore sulla nuca! E sulla fronte! Cristo santo, il fondotinta si starà sciogliendo! No, il trucco che cola no, non ora! E i capelli! Mioddio, no, i capelli si staranno afflosciando! Devo darmi una controllatina senza farmene accorgere. Lì dietro! Mi nascondo fra il cartellone degli orari e quel gruppo di cinesi. Cavolo! Son troppo bassi! Mai un tedesco quando serve! Al diavolo, troppo tardi per cercarne qualcuno.
C’è! Il trucco c’è tutto! Bene. Il ciuffo si è sgonfiato, ma pace. E il sudore… beh, ma quello è il bollore che mi metti nelle vene, tesoro. Perfetto! Tutto a posto, posso andare.
Giusto in tempo, il treno si sta fermando. Carrozza sette, ha detto.
Eccola.
Uhm… ma quando scende?
Dove sei, tesoro?
Questo no, è vecchio. Questo no, è grasso. Questo no, peccato…
Eccolo! È lui! Che caro, fuma una sigaretta fingendo nonchalance, eppure anche lui, chissà com’è agitato dentro. Ecco, mi ha vista! Toh, beccati sto’ sorriso. Ti piace, eh, mi sorridi…
Mi avvicino, con passo danzante. Ti volti verso di me. Dio, sento le palpitazioni. La gente che passa di corsa sulla banchina ti nasconde a tratti alla mia vista. Dal vivo, sotto questa luce obliqua sei anche più bello, sai. Ti facevo giusto un poco più magro, ma sei bello. Decisamente bello. Che buffa sensazione. Conosco a memoria ogni tuo tratto, eppure sei come uno sconosciuto per me. Una famiglia si mette in mezzo coi bagagli. Americani, di sicuro. Che stupidi! Una signora ci guarda. Povera vecchia. La sua vita è finita, non ha altra soddisfazione che spiare quella altrui. Un ragazzino alle tue spalle si guarda intorno smarrito. Ma ora ci sei tu davanti a me. E tutto il resto… tutto il resto non conta. Tutto il resto non esiste. Siamo io e te. Uno di fronte all’altra. Finalmente. Non una parola. Solo un lunghissimo sguardo. Intenso. Il tuo è vagamente sorpreso. Beh, ho cambiato colore ai capelli, non te lo aspettavi, eh? Fai per dire qualcosa, ti metto un dito sulla bocca. Non sciupare il momento. Tesoro… finalmente… finalmente… non resisto più, mi avvicino, accosto le labbra alle tue. Hai una leggera esitazione, ma poi mi baci. Dio, se mi baci! Amore! Sei travolgente. Sei unico. Sei… sei… eccitato! Che impeto! Che lingua! E che mani! Ehi, non ti sembra di esagerare? Va bene che abbiamo parlato per mesi di questo momento, ma insomma, siamo pur sempre in mezzo alla stazione! Eddai, sotto la gonna no, da bravo. Uhm… senti come mi preme contro il suo corpo, così energico, così virile… La vecchia ci starà fissando, sicuro. E il giovanotto goffo… ehi, sembra sbigottito. Beh, che ha, non ha mai visto due innamorati baciarsi?
Annunciano il treno in partenza. Ci stacchiamo a fatica.
Ti guardo, trasognata, mentre risali a bordo. Un sorriso soddisfatto.
È stato tutto così veloce. E non una parola. Certo, è più romantico così.
Ti saluto, ma non mi consideri.
Capisco, il dolore del distacco.
Il giovanotto seccherello si avvicina con aria offesa, mi tira addosso una scatola di cioccolatini e risale pure lui.
Dico, ma che gli prende?
Che strano, a pensarci bene, ha un viso vagamente familiare…
Vabbè, il mondo è pieno di matti.
Le porte si chiudono.
Addio, amore, è stato bellissimo.
Cerco di scorgerti nel vagone, ma non ti vedo. Di sicuro starai pensando alle dolci parole da scrivermi.
Non vedo l’ora di aprire la posta!

Ultime dalla tv

di maia, 15 Gennaio 2008

Dopo l’enorme successo riscosso da “Batti le bionde”, su italia uno si apprestano a lanciare altri quiz con lo stesso intento di smontare vieti luoghi comuni.
Sono già pronte le puntate pilota di “Donna nana tutta tana” e “Donna al volante pericolo costante”.
A seguito delle proteste del conduttore cui verrà affidato l’intero blocco delle trasmissioni, gli autori si son visti invece costretti ad abbandonare l’idea del rivoluzionario “Tira più un pelo di fica…”.
“Qui si stava francamente trascendendo” dichiara indignato Papi in conferenza stampa “è vero che in tv ormai se ne vedono di tutti i colori, ma un carro di buoi è veramente troppo!”

La vita è meravigliosa

di maia, 8 Gennaio 2008

Il mio problema è che guardo troppi film.
E ne rimango terribilmente impressionata.
Come quella volta dopo matrix, quando cercavo ovunque la pillolina blu che mi avrebbe fatto risvegliare tranquillamente nel mio letto. Alla fine l’ho trovata. E mi sono risvegliata nella tana del bianconiglio.
O quella volta dopo jfk, quando sperimentavo la teoria del proiettile impazzito dalle finestre di casa.
Ma nessun film, e ripeto nessuno, è pericoloso quanto “la vita è meravigliosa”.
Ricordo quando lo facevano ogni anno in tv. Non appena le case andavano riempiendosi di alberi di natale e panettoni, lui zac! Si presentava in tutto il suo abbagliante bianco e nero.

Odiavo quel film, mi faceva piangere sempre. Mia mamma, inflessibile, ci obbligava a guardarlo. Lei adorava quel film. La faceva piangere sempre.
Ma da un po’ di anni non lo trasmettono più. Non sulle reti principali, almeno. Ogni tanto lo si vede sbucare su qualche canale locale.
Quest’anno, per esempio, era su tv-quartiere 5. Non lo si poteva guardare. La pellicola saltellante, l’audio fuori sincrono. Una pena. E sono stata assalita da un’ondata di nostalgia. In fondo mamma è tanto che non piange più come si deve. Frignucola ogni tanto, ma si vede che non lo fa con vera soddisfazione.
Così sono andata di nascosto in videoteca (in epoca emuliana è diventata pratica inconfessabile) e l’ho visto.
Tutto solo nel reparto Frank Capra. Tutti gli altri erano stati comprati, tutti gli “Accadde una notte”, i “Meet John Doe”, gli “Arsenico e vecchi merletti”… solo lui era rimasto lì. Avrei dovuto capire che non era una buona idea.
E invece l’ho preso.
A casa, tutti erano impazziti dietro il cenone di natale. Non ho provato nemmeno ad offrire il mio aiuto. Da quando ho visto ratatouille mi è proibito l’accesso in cucina.
Mi sono rinchiusa nella cameretta e ho inserito il dvd nel lettore.
Dopo due secondi ero irritata dalla saccenteria di quell’operetta morale, annegata sotto strati e strati di melassa.
Dopo quattro innaffiavo il parquet delle mie calde lacrime.
Santo cielo, mi dicevo, ognuno di noi è importante, ma che dico, fondamentale nella vita altrui! E ognuno è artefice del proprio destino! Se solo lo voglio, posso riuscire in tutto. Voglio fare miss universo? Basta volerlo! Voglio diventare campionessa del mondo di qualunque cosa? Basta volerlo! Voglio diventare miliardaria? Basta volerlo!
Basta mettersi in bilico su un ponte la notte di natale e minacciare di buttarsi di sotto ed ecco che l’angelo di seconda classe comparirà al mio fianco e mi indicherà la strada!
Aspetto trepidante l’avvicinarsi della mezzanotte. Appena mi accorgo che tutti i familiari sono in preda ai fumi dell’alcol e cominciano a cantare novene pasquali, sgattaiolo fuori di casa e mi avvio verso Pont sur Mugnon.
L’avevo scelto con cura.
Doveva essere un ponte abbastanza bello, con eleganza e dignità di ponte da (pseudo)tentato suicidio.
Ma non doveva essere troppo centrale o frequentato, altrimenti correvo il rischio che qualche benintenzionato di passaggio si mettesse in testa di “salvarmi” prima dell’arrivo del mio Clarence.
Pont sur Mugnon è perfetto per questo. Solido, sobrio e isolato.
Mi inerpico sul mezzo metro e passa della spalletta e comincio a guardare verso l’alto.

Niente.

Porta pazienza, mi dico, Clarence e i suoi in fondo operano in america, per quanto angeli, ci vorrà pure del tempo per arrivare sin qua.

Dopo qualche ora comincio a spazientirmi.
“ehi, lassù, mi vedete? Io son qui, sul ponte. Sfiduciata nella vita, nelle mie capacità, ecc ecc. e sto per buttarmi. Capito? IO STO PER BUTTARMI!”

Niente.

“Allora? Siete sordi? IO MI BUTTO, EH”

Niente.

Vabbè, è la notte di natale, magari adesso sono impegnati. Tanto io non ho fretta. A casa sono tutti ubriachi e comunque c’è cibo in abbondanza, almeno fino al ventisette non si accorgeranno nemmeno della mia assenza.
Posso aspettare.
Però fa freddo…
Magari se saltello un po’ mi riscaldo.
Certo, se nevicasse sarebbe meglio. Sarebbe più romantico. Vuoi mettere con questa pioggerellina? E questo ghiacc…

Per fortuna il ponte che avevo scelto non era troppo alto.
Ho qualche costola dolorante e una gamba ingessata, ma in fondo non me la passo niente male.
È vero, è una seccatura rimanere immobilizzati su una sedia a rotelle, però almeno adesso sono al centro dell’attenzione. I dottori hanno detto che devo starmene calma e in assoluto riposo per qualche tempo e i miei mi vezzeggiano premurosamente. Mi hanno addirittura regalato un film!
Ehi, è Hitchcock! Io adoro Hitchcock!
E “la finestra sul cortile” non l’ho mai visto!

Finalmente, trasloco!

di maia, 5 Gennaio 2008

E così alla fine mi sono decisa.
È vero, non tutti i post sono stati travasati, ma confido nell’opera di edo, che, per fortuna ci si diverte con questi giochetti infernali, e nel prezioso aiuto di dario perché tutto sia sistemato al più presto.
Intanto non posso continuare a postare in due luoghi diversi, la cosa comincia a confondere anche a me.
Quindi ho deciso di farlo solo qui

Non nascondo che splinder un poco mi mancherà. Nonostante tutti i guai che causa, a suo modo è stato prezioso.
Mi ha fatto conoscere persone interessanti.

Ed è stato un valido “osservatorio” sui “tipi da google” e sulla società italiana tutta.

Ho scoperto che ci sono tanti amanti dell’arte che cercano “la primavera di botticelli” o “amore e psiche”. E gli amanti della scienza, i più numerosi in assoluto, che da me hanno cercato la “visita medica” in tutte le sue declinazioni possibili (“visita medica completamente nuda”, “seno nudo alla visita medica” “spogliarsi tutto nudo per la visita medica strana” e così via). Una nota a margine spetta all’unico che ha cercato “visita medica della zia nuda” che introduce uno dei temi molto cari ai miei lettori: il calore familiare. Non sono pochi quelli che cercano “moglie guardona”, “zia guardona”, “sorella guardona porca”. Senza contare i commoventi “porno gratis nonne” e “foto culo settantenni” che dimostrano quanto sia falso il luogo comune secondo cui gli anziani non interessano più nessuno. Anche perché ormai questo è diventato un paese di soli anziani. E infatti la seconda chiave di ricerca è “cosa dire a amico/collega che va in pensione”.

Mi lascia un poco perplessa “sfondi pensione”. Inizialmente ho pensato ad un refuso, ma poi ho notato quanti “sfondi tette” ci siano e, si sa, i gusti son gusti. Tipo quello che, orgogliosamente ribadisce “io preferisco la vacca”. Anche se in alcuni casi francamente si trascende. Cercare “tette di laura pausini” o “mila spicola nuda” è davvero troppo! E qualcosa da ridire avrei anche su “avventure di incontinenza”.

Molto interessante dovevano essere invece “cosa rivela del carattere l’ombellico” e “lezioni su come un sopracciglio solo”, tanto è vero che mi son messa a cercarli io stessa.

Rassicuro l’amico che cerca “vale sempre la regola del chi rompe paga?” che ormai di regole non ce ne sono più. Chiedilo pure a chi è capitato che “durante la visita medica del lavoro mi mette un dito in culo” (sic).

È curioso notare come, a seconda della provenienza, le stesse cose si cerchino in modo diverso. Se nella capitale cercano principalmente “abbassati gli slip” e in Liguria son molto richiesti “filmatini gratis di puttane” e “video porno senza pagare”, in Piemonte cercano “fighetta deliziosa” e “la fighetta della donna super dotata” (piemontese falso e cortese? E come diamine sarà fatta la fighetta della donna super dotata?).

Mi intenerisco, infine, leggendo “frasi incoraggianti x gara di nuoto”. Mi riporta alla mente quando ero bambina. E mio padre, mio primo allenatore, mi gridava amorevolmente: “cogliona, che stai facendo?! Ritmo, respiro, virata! Testa, spalle, sgambata! E chiudi quella cazzo di sgambata!
Incapace!”

Ahhh, i bei vecchi tempi…
Ma, bando ai sentimentalismi.
Piuttosto, ringraziando di tutto cuore il padrone dello stabile che gentilmente mi ospita, do un caloroso benvenuto nella mia nuova casa.
Devo ancora finire di arredarla, ma è comoda e accogliente.
Spero vi piaccia (anche perché altrimenti il GraNfico mi si mette a piangere…)

AGGIORNAMENTO:
i post ora ci sono tutti.
Non posso crederci, per me si è trattato di magia.
Comunque tutto questo non sarebbe stato possibile senza fullo. E l’enorme pazienza di Ted.
Grazie a tutti.