Tg.bòm

di maia, 25 Settembre 2009

Interrompiamo la normale programmazione per un’edizione speciale del Tg.bòm

Attualità/spettacoli

Niente.
Alla fine non è successo niente.
Erano giorni che ci preparavamo all’evento, fisicamente e psicologicamente. Così ieri sera eravamo proprio in tanti davanti alla tv, popcorn e birra sul tavolino, i bavaglini ben allacciati per evitare gli schizzi di sangue.
E invece niente.
Niente pestaggi, defenestramenti in diretta, niente pugnalate alla schiena.
Nemmeno, chessò, un sipario che cala improvvisamente sulla testa del conduttore, con spettacolare effetto ghigliottina, sangue ovunque, panico, urla.
Niente. Niente di niente.
Tutti hanno recitato la propria parte senza particolari spunti. Belpietro ha fatto il Belpietro, Vauro ha fatto il Vauro, Franceschini ha fatto il Franceschini, Bocchino ha fatto il Bocchino. Travaglio ha fatto il Travaglio (un po’ meno del solito).
Il solo inedito è stato Santoro. Del solito impasto di sarcasmo e incazzatura, è rimasto solo il primo. E in dosi molto blande.
Così la serata è filata via tranquilla, con i soliti ingredienti.
Voci che si sovrappongono, da una parte e dall’altra.
Visioni dei fatti che si deformano, da una parte più che dall’altra.
Un tocco di pietismo con facce di ignari bimbetti in primo piano a garantire la lacrimuccia ipocrita.
La vignetta buffa e via.
Alla fine la smobilitazione dal salotto è stata particolarmente triste.
Mentre ci sfilavamo mestamente i bavaglini, nessuno poteva toglierci la sensazione di una serata buttata via.

Cronaca locale
Stamani esco per strada e mi accorgo che qualcosa nel paesaggio urbano è cambiato. Non riesco bene ad afferrare cosa, ma so che qualcosa non torna.
Mi strofino gli occhi cisposi e mi accorgo che sono i bus.
Io ero profondamente affezionata a quei mastodonti cigolanti che già da lontano ti mettevano allegria. Li riconoscevi subito, coi loro squillanti verde e arancione e già quando li scorgevi spuntare da dietro l’angolo, ti pregustavi la sensazione di calore, sprimacciamento e afrore di sudore e alcol proveniente dagli occasionali compagni di viaggio.
Ecco, oggi ho scoperto che alcuni di quei simpatici carri bestiame son stati ridipinti.
Di bianco. Con sagome nere.1.
Oggi sono triste.
E la folla da ora di punta mi sembra più insopportabile.

L’editoriale
Mi dicono che dovrei esserne contenta.
Giornali, tg e radio dicono che è una conquista.
La vicina di casa, i bigodini in bilico sulla fronte, la ramazza in una mano, mi urla dalla tromba delle scale che giustizia è stata fatta.
Sarà, ma a me che sia il Tar a imporre la presenza di qualche signora nelle sale di una giunta, comunale, provinciale o regionale che sia, a me non mi fa per niente piacere.
Sarò veramente soddisfatta quando saranno gli stessi uomini di partito a scegliere di candidare un discreto numero di donne per i loro meriti e le loro virtù.
E non mi riferisco a quelle amatorie.

Cronaca rosa
Dopo il fidanzamento in casa di Clooney/Canalis, una rottura in vista nel mondo delle coppie vip.
Va bene, lo confesso, sono una fedifraga.
Avevo tre telegatti a casa2.
Due li ho dati al mio fidansato.
Uno l’ho dato a un tizio che mi sta simpatico.
Queste son ferite che non si rimarginano, lo so.
Nemmeno con un week end con tutine in latex e frustino.

  1. Notare l’accostamento cromatico. Nella città di Fiorenza.
    Il tutto il giorno dopo le dimissioni del Presidente! Coincidenze?
    Altro che dietrologismo spinto e complottismo d’accatto, voglio proprio vedere come Attivissimo riesce a smontare questi incontestabili fatti! []
  2. chi non ha tre telegatti nel salotto buono di casa? []

Magicabula

di maia, 24 Settembre 2009

Io quei ciclisti che si agganciano il caschetto ben saldo alla testa e poi attraversano con il rosso e contromano li adoro.
Non so perché, ma mi ricordano mio cuginetto che gioca con il mantello magico di Harry Potter.

Le meravigliose scoperte di Maia – bondage

di maia, 22 Settembre 2009

Ultimamente mi sono accorta che…
se indosso una tutina in latex, un frustino in mano, il mio fidansato pulisce anche il bagno.

Rosso relativo

di maia, 11 Settembre 2009

C’è un posto dove vado a prendere da mangiare quando a pranzo non ho voglia di chiudermi in un locale.
In questo posto fanno panini buonissimi. Hanno un bancone pieno di ogni ben di dio, dai formaggi ai salumi, dalle salsine, alla porchetta, alla finocchiona e tu alla fine non sai mai cosa scegliere e nel panino ci fai mettere tutto.
In questo posto i gestori son simpaticissimi ed è un piacere chiacchierarci.
In questo posto, però, succede una cosa strana.
Ogni volta che entra una bella ragazza, magicamente parte una canzone di Tiziano Ferro.
A questo punto la bella ragazza sorride e canta languidamente. E i gestori cantano, languidamente, con lei.
Ma allora, mi chiedo, perché quando entro io partono sempre gli iron maiden?

Quando è troppo è troppo – ovvero, anche le donne piangono

di maia, 9 Settembre 2009

Dopo l’enorme successo riscontrato dal post-radiodramma in tre atti “Quando muore un amore” – il dramma di un uomo (i cui tre atti potete trovare qui, qui e qui), ecco a voi su questi schermi “Quando è troppo è troppo!” – il dramma di una donna.
Perché anche le donne piangono.

Atto unico

Qualcuno mi deve spiegare perché i produttori di biancheria intima son convinti che oggi la donna standard sia secca come un chiodo (e fin qui…) e che quella ben formosa arrivi al massimo ad una quarta abbondante di reggiseno.
Va bene che già mentre sbirci dalla vetrina di uno dei tanti negozi di corsetteria1 e vedi che le commesse son tutte ragazze più somiglianti a scope2 che a esseri umani, va bene che quando le vedi, dicevo, dovresti farti venire almeno qualche sospetto. E non entrare.
Ma quando, attratta da tutta quella graziosissima biancheria multicolore, proprio non riesci a resistere e varchi la fatidica soglia e vieni assalita da scope fameliche3 che ti circondano di ogni sorta di reggiseni, in microfibra, in pizzo, lisci, ricamati, a balconcino-maculato-blé-e-marrone (sic!), te sei lì che ti perdi e pensi sì, voglio questo e questo e questo e questo e non ci pensi più alle scope.

Allora, non sono DE-LI-ZIOOO-SI? Li vuol provare? Che misura?
Quarta coppa D, grazie.
COOOPPA4 D ? Ma non esiste! Ecco, glieli porto quinta coppa C.
Mi scusi, ma so già che non mi stanno…
Ma non è possibile che non le stiano! Li producono fino alla quinta coppa C, QUINDI vuol dire che la quinta coppa C le sta!

Ecco, non so bene perché, ma a me questo sillogismo mi fa sempre infuriare.
La scopa se ne accorge ed assume quell’espressione di è-inutile-che-ti-ribelli-il-tuo-scalpooo-sarà-mioooo e si vede che farà di tutto per convincerti che quel minuscolo pezzettino di stoffa che ti copre a malapena il capezzolo sia il reggiseno dei tuoi sogni.
Allora te lo indossi e le fai notare, con infinita pazienza, che quel reggiseno no, proprio non ti sta.
Ma lei mica si arrende! E tira fuori una serie di robe che persino mia nonna, pace all’anima sua, si sarebbe rifiutata di indossare.
E c’è pure lo slip coordinato! Un bellissimo mutandone, lievemente contenitivo, stile Fantozzi al mare…

Ora io mi chiedo, perché? Perché? Che male vi abbiamo fatto noi donne un poco più tonde?
Cos’è, una specie di subdola vendetta? L’anatema di qualche disegnatrice di biancheria che madre natura ha fatto piallata?
Voi c’avrete le tette, ma reggiseni come dio comanda, no, non li avrete mai!

  1. era dal 1910 che non sentivo usare questa parola. Però mi piace []
  2. bellissime, per carità, alte, slanciate, come scope nulla da dire []
  3. fameliche di soldi, ovviamente, non certo di cibo []
  4. le scope hanno una strana tendenza ad allungare le O []

Quando muore un amore (o almeno si incrina) – Atto III

di maia, 7 Settembre 2009

L’angoscia di una fiducia tradita.
La disperazione di un cuore spezzato.
Il dramma di un uomo.

QUANDO MUORE UN AMORE

Post-radiodramma in tre atti.

Terzo ed ultimo atto

Località urbana, interno giorno. Sala d’aspetto di un Pronto soccorso. Infermieri indaffarati. Pazienti ovunque. Mugolii di sofferenza in sottofondo.
Lei sta stesa1 su una sedia, dolorante2, il braccio destro lussato.
Lui entra di corsa

Lui: Amore, AMORE!

Lei: Mmmmhhhh…3

Lui: Amore, dio che è successo!

Lei: eh, niente…

Lui: come niente! E’ terribile! Che dolore, che sofferenza!

Lei: che caro a preoccuparti così. Ma non esagerare, non è poi la fine del mondo… son cose che capitano…

Lui: ma come capitano! Queste cose non possono capitare, non devono capitare! E ora come si fa? Porco Stiv, ADESSO COSA FACCIAMO???

Lei: eddai, non fare, così, calmati! Ora aspettiamo lo specialista, che rilascerà la sua diagnosi e vedrai che si rimette tutto a posto…

Lui: lo specialista? Io non voglio nessuno specialista! No, no, penso a tutto io, preferisco rimetterlo a posto con le mie proprie mani!

Lei: ma sei sicuro? Non è che non mi fidi, ma potresti finire di romperlo… Sei sicuro di sapere come si fa?

Lui: Scherzi? Non c’è il minimo problema. Dai, faccio un paio di tentativi. Alle brutte raso tutto a zero.

Lei: ehm… scusa, di che cosa stiamo parlando esattamente?

Lui: ma del mio mac, no? Lo stramaledettissimo Snouleprd mi ha fottuto l’ardisc e mi si è impallato tutto! Ti rendi conto? Non ci si può fidare più di nessuno. Persino Stivgiobs vende ciofeche! Ah, ma questa volta mi sentono! (Piange, stringendo i pugni contro il cielo) Maledetto Stivgiobs, maledetto Snouleprd!

  1. Per i pignoli, di seguito Pip: sì, lo so, non si può stare stesi su una sedia, ma è una licenza poetica []
  2. Pip: dolorante Lei, non la sedia []
  3. Pip: sì, lo so, Lei si esprime sempre nello stesso modo, ma è per creare un continuum (ricordate, mai troncare un continuum. Si corre il rischio di andare incontro a catastrofi epocali. Pare Atlantide sia scomparsa così. Ma di questo vi parlerò un’altra volta). Comunque, per la gioia di tutti, da qui in poi lei parla molto []

Quando muore un amore (o almeno si incrina) – Atto II

di maia, 4 Settembre 2009

L’angoscia di una fiducia tradita.
La disperazione di un cuore spezzato.
Il dramma di un uomo.

QUANDO MUORE UN AMORE

Post-radiodramma in tre atti.

Atto II
Scena prima.

Località balneare, esterno giorno. Una bella spiaggia color grigio-cenere. Ombrelloni di paglia. Cicche di sigarette ovunque. Risacca del mare in sottofondo.
Lei sta stesa sul lettino, una settimana enigmistica fra le mani.
Lui entra di corsa

Lui: Amore, AMORE!
Lei: Mmmmhhhh.
Lui: Amore, che bello! Mi sto guardando l’ordine di snouleprd che ho fatto on line stamani!
Lei: mmmmhhhhh.
Lui: ma ci pensi? Mentre noi stiamo qui a poltrire, LUI viaggia verso casa mia! Magari sta arrivando proprio in questo momento!
Lei: mh.
Lui: e adesso lui è lì, nella sua scatolina, nel suo camioncino, che sta percorrendo le strade d’Italia per venire da me…
Lei: cinque verticale…
Lui: … tutto bello scintillante, nel suo involucro di plastica lucida, tutto nuovo, tutto per me…
Lei: …centrocampista rossonero, cinque lettere…

Atto II
Scena seconda.

Località balneare, esterno notte. Una bella spiaggia di colore indefinito (d’altronde è notte). Gatti ubriachi. Cicche di sigarette ovunque. Coppie seminude che pomiciano in sottofondo.
Lei sta morbidamente stesa sulla sabbia, guarda le stelle.
Lui entra di corsa

Lui: Amore, AMORE!
Lei: Mmmmhhhh.
Lui: Amore, che bello! Mi sto guardando l’ordine di snouleprd che ho fatto ieri on line!
Lei: mmmmhhhhh…
Lui: ma ci pensi? Mentre noi stiamo qui a non far nulla… e stai ferma con la mano! Dicevo, mentre noi stiamo qui a non far nulla, LUI sta arrivando in casa mia! Magari domani mattina bussano alla porta… ed è LUI!
Lei: mmmmhhh…
Lui: pensa a quante cose potremo fare insieme. Io e LUI. Quante cose nuove ed eccitanti… Non sto nella pelle! Eddai, togli quella lingua dal mio orecchio!
Lei: …

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