Visti da… Quel treno per Yuma

di maia, 11 Febbraio 2009

Si inaugura oggi una rubrica dedicata a quei film che, per un motivo o per un altro, hanno fatto la storia del cinema.
Sono film che hanno lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo.
Sono film che hanno cambiato sensibilità e gusti della società contemporanea.
Sono film che io non ho mai visto.
E siccome non posso non recensirli, me li son fatti raccontare da qualcuno.

Questa settimana tocca a Mio Padre, massimo esperto mondiale di “Western Incipit”, disciplina per appassionatissimi cultori dell’epica della frontiera americana che non riescono a tenere aperti gli occhi oltre i primi trenta-quaranta minuti dei film1.

Il capolavoro scelto da mio padre è “Quel treno per Yuma” (versione originale).

 

quellattore, dai, quellattore famoso... quello con gli occhi blu

quell’attore, dai, quello famoso quello con gli occhi blu

 

Titolo originale: 3:10 to Yuma, Western, b/n, 92 min, USA, 1957
regista: n.p.
attori principali: quell’attore, dai, quello famoso, quello con gli occhi blu
quell’altro attore, quello rosso che si vede sempre nei west
un sacco di pistoleri
un bel po’ di cavalli
Il west

Una diligenza corre nel profondo west, colla polvere, i cactus e tutto il resto che c’è di solito nel west. Una banda di banditi la blocca, ammazza il diligente che si voleva ribellare, e rapina uno dei viaggiatori. Uno degli altri viaggiatori (quell’attore rosso che si vede sempre nei west) vorrebbe intervenire, ma se la fa sotto. I figli cominciano allora a rompergli i coglioni perché ha avuto paura e allora non sei un vero uomo e allora perché non reagisci, io sono più uomo di te e scommetto che ce l’ho anche più lungo.
Il padre è avvilito.
Il derubato offre una ricompensa a chi acchiappa il bandito e siccome il padre ha un sacco bisogno di soldi (e siccome il figlio gli ha sfracassato i cosiddetti), egli (il padre) si lancia all’inseguimento.
Il cattivo (quell’attore famoso, dai, quello con gli occhi blu), è un vero fesso perché invece di scappare in messico si mette a seguir sottane e viene preso con le castagne sul fuoco e portato casa del padre.
La moglie del padre lo guarda, lui guarda la moglie del padre e insomma… ma il padre arriva e lo porta in un albergo.
Arrivano anche i complici del cattivo che iniziano a sparare.
Dentro, il padre e il cattivo iniziano a piacersi, un piacere maschio, virile da west (ma west di una volta, non questi moderni), e fanno amicizia.
E insomma c’è un gran sparare, mentre si aspetta il treno che porterà il cattivo a Yuma.
(fine del riassunto paterno)

Come facilmente si evince dalla breve sinossi, siamo di fronte ad un western particolarissimo, tutto giocato sui contrasti, fra il bianco e il nero, luce ed ombra, bene e male, ad un film in cui l’aspetto psicologico prevale sull’azione.
Un film che lascia nello spettatore interrogativi inquietanti.
Nella durissima lotta fra il buono e il cattivo chi la spunterà?
La fascinazione che i due antagonisti provano l’uno per l’altro li porterà a cambiare atteggiamento?
Sarà il cattivo a redimersi o sarà piuttosto il buono a cedere e a entrare a far parte della banda2?
Quanti dannati proiettili entrano in una pistola del west?
E chi ce l’avrà effettivamente più lungo fra il padre e il figlio?
Ma soprattutto, siamo sicuri che dopo tutto questo casino poi il treno per Yuma passi sul serio?
Non è che uno scioperino a singhiozzo…

  1. cosa, questa, che rende mio padre puntualissimo nel raccontare l’innesco dell’intreccio, quanto poco affidabile quando si tratta di spiegarne lo scioglimento []
  2. nel caso si tratterebbe di chiara citazione colta di un famoso film di John Landis, ndr []
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Un fiorino!

di maia, 9 Febbraio 2009

Interrompo il silenzio stampa per segnalare un evento singolare.

Sabato pomeriggio si è svolta a Firenze una manifestazione organizzata da Azione Giovani per la commemorazione delle Foibe.
Subito si è radunata una contro-manifestazione  organizzata da centri sociali, anarchici e comunisti.
A separere i due gruppetti, un cordone di polizia e un fiumiciattolo striminzito1.

Da una parte slogan al megafono.
Dall’altra musica a coprire le parole poco gradite degli avversari.

In tutta questa gazzarra viene fermato un ragazzo pisano, in possesso di un coltellino, di spray al peperoncino e fumogeni.
Gli è stato fatto “un foglio di via obbligatorio con divieto di far ritorno nel comune di Firenze per il periodo di tre anni”.

Ora, a parte che nella testa di un pisano questa più che una penalizzazione deve sembrare un premio, a me leggendo la notizia è venuto da ridere.
Voglio dire, come si fa ad impedire l’ingresso in città ai pisani sgraditi?
Già mi son vista la polizia dispiegare i suoi potenti mezzi e in quattro e quattr’otto installare un mirabile servizio di dogana alle porte di Firenze.
Improvvisamente mi son figurata il futuro:

  1. che ultimamente soffre (anche lui! Non ci sarà mica un’epidemia in giro?) di manie di grandezza, con conseguente conflitto di potere col fiume Arno []