Californication – David Duchovny è uscito dal gruppo (o Piccole donne crescono)

di maia, 27 Giugno 2008

Guardati californication.
Allora, l’hai visto Californication?
Ma insomma, te lo guardi o no Californication?

Occhei, occhei, ho guardato Californication. E l’ho guardato tutto, dalla prima all’ultima puntata.

L’ho trovato l’innovativa serie paladina dell’irriverenza e della provocazione, sovvertitrice degli schemi serial-televisivi imperanti?

Sì e no.

L’ho trovato un telefilm simpatico, con un David Duchovny, finalmente libero dall’espressione sottovuoto che lo ingessava in X-Files, protagonista e produttore in gran forma che sembra spassarsela un mondo a girare scene assurde e ad interpretare situazioni imbarazzanti.

L’ho trovato un telefilm molto ben fatto. Puntate dal ritmo serrato, racconto veloce, giusta metratura di carni (femminili) ben esibite, giusta dose di trasgressioni (sesso, anche estremo, droghe, grosse ubriacature, personaggi fuori dalle righe). E poi sentimento, anche in dosi consistenti, ma che non appena rischia di strabordare nel melenso viene immediatamente fatto virare nell’umoristico e nel grottesco.

L’ho trovato però anche un po’ furbetto.
Perché il telefilm è tutto giocato su quel lieve confine che separa irriverenza ed eccesso, con un uso del politicamente scorretto talmente ben calibrato da far sospettare l’ennesima furbata acchiappa-audience.
In altre parole ho avuto la sensazione che tutto il suo sarcasmo e la sua crudezza, più che voglia di combattere l’ipocrisia imperante in tv, nascondessero in realtà la ben più prosaica voglia di scioccare lo spettatore, di offrigli immagini e situazioni scabrose per tenerlo attaccato allo schermo.

Comunque di peccato veniale si tratta. In fondo è pur sempre un prodotto televisivo (sebbene di qualità così alta da passare qui da noi solo sul satellite, per il momento) e sull’audience si deve basare.
Tutto sommato l’importante è che ci faccia divertire.

E le avventure di Hank-Duchovny divertono molto.
Hank, scrittore di successo, si trasferisce da New York a Los Angeles per seguire da vicino la sorte del suo libro, dal quale viene tratto un film con la coppia del momento: Tom Cruise e mogliettina.
Lo seguiamo per tutte e dodici le puntate abbattersi nel vedere il proprio lavoro trasformato, trasfigurato nel classico blockbuster dal titolo sciocco e smielato. Lo vediamo letteralmente soffrire quando viene riconosciuto come l’autore del film che odia.
In più la compagna lo lascia per andare a vivere con un ricco, noiosissimo californiano e si porta dietro anche la loro figlia adolescente.
Hank, lontano dalla sua musa e dalla sua città, sembra aver perso il “tocco” e trascorre le giornate tra un eccesso e l’altro, fra donne bellissime di ogni età e gusto sessuale, fra sballi continui e batoste private.
Non smette mai di provarci con la ex, della quale è ancora follemente innamorato.
E’ tenerissimo e imbranato con la figlia, che ovviamente è incredibilmente intelligente e matura per la sua età, tanto che spesso è lei a indossare i panni del genitore e lui quello dell’adolescente incosciente.
Si mette nei guai in svariati modi, vede il proprio miglior amico (e agente) mettersi nei guai a sua volta.
Però conserva sempre quella sua aria cinica e stropicciata che piace tanto e in un modo o nell’altro riesce ogni volta a cadere in piedi.

Come finirà la storia è facilissimo prevederlo e la scena finale è ad alto tasso di zuccherosità.
Ma in fondo si perdona anche quello.

E se tutte le trasgressioni, una via l’altra, alla fine perdono la loro forza conturbante, un’unica cosa non smette di perturbare il bravo spettatore.
L’aver trasformato la dolce e piccola Gracie del serial “La Tata” in una temibile draghessa amorale assetata di sesso.

Questo è il vero colpo basso!

AGGIORNAMENTO

a quanto pare Californication passerà sulle reti mediaset.
Sta tutto a vedere quanto verrà “depurato” di parole e situazioni rispetto all’originale.
Comunque può essere un successo.

Postato in visioni | 2 Commenti 

in dolce esilio

di maia, 24 Giugno 2008

E va bene, è vero, avevo chiuso il post precedente con toni un poco apocalittici.
In fondo che ne so io di come sono le terme? Le ho mai viste? Ci sono mai stata?
E allora come posso giudicare?

E’ un po’ come se uno che non ha mai posseduto un impero mediatico pretendesse di giudicare l’On. Pres. del Consiglio, Cav. Berlusconi e la sua gestione dell’informazione.
Che ne sappiamo noi di come si amministrano tre reti televisive e tutti quei periodici? Che ne sappiamo dei rapporti che intercorrono tra un mero proprietario e i suoi dipendenti giornalisti?

E allora basta, suvvia, smettiamo di fare i soliti comunisti prevenuti e caliamoci per una volta nella realtà dell’avversario per comprendere bene le sue ragioni.

Ora, non potendo io calarmi nei panni dell’imprenditrice multimiliardaria (in euro), proprietaria di squadra di calcio (per quanto a strisce, e quindi orrenda per definizione) e di svariate cose, fra cui ville in sardegna con attracco per sommergibili e vulcani finti perfettamente eruttanti, non mi resta altro che calarmi nei panni più succinti della Giovane Donna Moderna e di andare a vedere di persona cos’è che hanno di tanto speciale queste benedette terme.

Tutto questo per dirvi che sono partita e che tornerò la settimana prossima.

Ma nella mia infinita bontà vi ho lasciato qualcosa di scritto che dovrebbe magicamente comparire nei prossimi giorni.
Così, per non farvi sentire abbandonati e per non dare l’impressione che la casa sia rimasta incostudita.
Che con tutti questi extracomunitari rumeni non si sa mica cosa può succedere!

Speriamo che l’aggeggio che dovrebbe far comparire il post funzioni, altrimenti sai che figura!
Annunciare una cosa che poi non viene fuori!

Anche se, a rigor di logica, se l’affare non funziona, non dovrebbe esser venuto fuori nemmeno questo messaggio e quindi voi non l’avete letto e non starete ansiosamente aspettando un post che non verrà mai.

Via, come si dice, tutto è bene quel che finisce bene.
Niente ansia per nessuno.

Tutti tranquilli e rilassati.
Io al mare e voi in ufficio.

Ah, già. Che poi nemmeno è vero che vado alle terme. Era solo per fare la figa.
In realtà mi trovo in una molto più prosaica località di mare.

Quindi non è che avete nemmeno da invidiarmi troppo.

A presto!

ps per quelli che hanno il mio recapito telefonico, se nel frattempo succedesse qualcosa di grosso, tipo golpe, rivoluzione civile, guerra fra bande di resistenti forzisti e luridi magistrati, Briatore che cambia acconciatura, per favore NON ditemelo.
Che nella segretissima località segreta stacco la spina alla tv e non compro nemmeno un giornale.
Niente voglio sapere, NIENTE!

Al massimo sbircio un po’ di europeo.

Postato in tempi moderni | 5 Commenti 

questione di naso

di maia, 22 Giugno 2008

A questo punto è ufficiale, è tutta colpa del mio naso. Del mio stupidissimo naso fuori moda.

E quando hai il naso fuori moda hai voglia a leggere Cosmopolitan, hai voglia ad abbonarti a Vanity Fair, hai voglia a imparare a memoria tutte le puntate di Sex and the City.
Se hai un naso fuori moda sei irrimediabilmente tagliata fuori.

Perché al giorno d’oggi è fondamentale per una Giovane Donna Moderna avere un naso al passo coi tempi.

Da quando il marketing ha scoperto l’importanza dell’aromaterapia, si stanno moltiplicando le offerte di prodotti di igiene e bellezza dalle profumazioni sempre più ardite.
Capita di vedere esposti in bella mostra sugli scaffali creme dopobagno alla fragranza di cioccolato e muffa, docciaschiuma al prezioso aroma di mirtillo e calcestruzzo, imperdibili esfolianti alla vaniglia e uovo alla coque.

E chi come me ha un naso antiquato e si ostina a ricercare il buon vecchio bagnoschiuma nivea all’odore di nivea o il sempre caro docciaschiuma borotalco all’odore di borotalco, è destinato alla frustrazione.
Persino il classicissimo neutro roberts adesso sa di orchidea e big babol!

Però non avevo mai dato eccessivo peso a questa cosa. Pensavo che in fondo i gusti son gusti e che il mondo è bello perché è vario.
Mi sono definitivamente resa conto della mia totale insipienza solo l’altro giorno.

Pensavo di aver comprato la più repellente mistura scrub per il corpo esistente sul mercato, così sono andata in profumeria per farmene consigliare un’altra dall’odore (pardon, dai benefico effluvio) più delicato.

La profumeria del centro è affollatissima, al solito.
E’ tutto un viavai di commesse bellissime che servono con sollecitudine donne bellissime, tutte dalla pelle color cuoio bruciato, tutte di un’età impossibile da definire.
La bionda di fronte a me col volto fissato in un’espressione di eterno stupore e con quell’immobile sorriso sghembo che sembra tanto una ferita aperta con tanto di sangue rappreso (dio, quando finirà l’orrida moda dei rossetti color fegato andato a male?), per esempio, potrebbe essere una ventenne che si è fatta troppe lampade. Così come potrebbe benissimo essere una cinquantenne con un lifting di troppo.

In tutta questa febbrile attività cerco di farmi notare da una commessa libera.

IO: scusi. Signorina, scusi… ehm… signorina..

Niente. Nemmeno si accorge di me.

Signorina! Signorina, senta potrebbe indicarmi un altro scrub che questo puzza troppo?

Silenzio.
Sento tutti gli occhi puntati su di me.
La mano che tende il vasetto comincia a tremare leggermente.

Cioè, io… ecco… trovo l’odore…

GIOVANE COMMESSA: L’effluvio vorrà dire!

CLIENTE SCRITERIATA (OVVERO IO): Certo, l’effluvio, trovo l’effluvio eccessivamente… pungente?

CORO: Mormorio di disapprovazione.

GC: Pungente??? Ma se questo è il miglior prodotto in commercio!

CS: ma certo! E si vede! E si sente! La pelle che lascia poi… di un morbido… però, ecco, l’odore, cioè l’effluvio che lascia è molto… ecco è pieno di personalità, una personalità molto forte e non a tutti piace. Cioè, a me piace tantissimo, eh. Solo che il mio ragazzo… E la mia famiglia… Ecco, i miei familiari hanno minacciato di buttarmi fuor di casa se lo rimetto. Quindi se cortesemente…

GC: certo che i suoi familiari son veramente rompicoglioni!

CS (a parte): ehhh, a chi lo dice…

GC: però, se la vogliono buttar fuori di casa… certo che è strano. Voglio dire, come fanno a non apprezzare? Senta qua (ed apre il vasetto mettendomelo sotto il naso) senta che buon odore! Inspiri! Dio, solo a sentirlo fa star meglio! Che fa, non inspira? Senta, senta (alle altre clienti che si avvicinano), dite la verità, non sembra di stare alle terme?

CLIENTI VARIE (inspiranti et giubilanti): oh, sì, le terme, proprio come alle terme!

GC: comunque, se PROPRIO lei non gradisce, mi permetto di consigliarle un paio di prodotti che possono fare al caso suo. Certo, sono meno efficaci, per esempio non hanno il benefico effetto di talassoterapia che, mi perdoni, le farebbe tanto bene. Ma se in aggiunta a questo prende la crema rassodante, il fluido veicolante, l’olio doccia iperidratante e questa magica mistura energizzante, le assicuro che si troverà benone. E per il suo colorito? Che vogliamo fare per il suo colorito, che è COSI’ pallida!
Dunque, ecco la crema viso contro i ventinove segni dell’invecchiamento (ventinove? pensa te, io ne conoscevo uno solo e lo chiamavo RUGHE) con una goccia di abbronzante (?), il fondotinta abbronzante (?), il fard…

CS: abbronzante?

GC: certo! Poi l’ombretto, lo smalto, il gel conto le pellicine, la maschera alle alghe…

Esco dal negozio carica come un mulo, le buste piene di prodotti all’ultimo grido (compreso un tubetto di rossetto color fegato guasto), e il portafoglio sensibilmente più leggero.

Per strada rifletto su questa mia nuova consapevolezza, il mio essere inadeguata ai tempi.

Passo davanti a un cestino, lo contemplo due secondi e poi getto tutto.

No, quei prodotti decisamente non fanno per me, non mi appartengono.
Come io non appartengo alla schiera delle Giovani Donne Moderne.

Che, a pensarci bene, non lo so mica se mi dispiace tanto.
Che ci sarà poi di bello a sentirsi come alle terme… Voglio dire, quale persona sana di mente trova piacevole stare in un posto puzzolente, pieno di vecchi con problemi alla prostata?

spo(r)t che passione!

di maia, 17 Giugno 2008

In piena trance preagonistica, mezza italia cerca di tenersi occupata come può per non pensare all’evento che catalizza i pensieri di tutti da ore, ormai.

C’è chi si dedica al giardinaggio per la prima volta da anni e cerca di far rivivere una rinsecchita piantina di geranio, morta nel 1998.

C’è chi si dà una sistemata alle unghie dei piedi, sganasciando il tronchese a doppia leva del babbo.

C’è chi si spunta i peli delle orecchie e del naso con quell’inquietante apparecchio che vendono su mediashopping, che tutte le volte che la pubblicità passa in tv rimango imbambolata (e inorridita) a guardarla a bocca aperta. Secondo me ci devono essere degli inserti subliminali dentro, qualcosa che ti costringe a fissare il filmato senza riuscire a cambiare canale anche parecchi secondi dopo che è finito.

Tutti, insomma, si son trovati qualcosa da fare.

Io ad esempio ho deciso di concedermi un bel massaggio scrub sotto la doccia calda.
L’involucro promette “magici effluvi, che carezzeranno i vostri sensi in un abbraccio voluttuoso e sensuale”.
Minchia! mi dico.

Già ad aprire il barattolo sento uscire i magici effluvi.
Comincio a spalmarmi la roba, che al tatto sembra tanto sale grosso da cucina, e struscio, con dolcezza, per liberarmi dalle “odiose cellule morte”, di modo che poi possa sentire in tutta la sua potenza il “benefico effetto degli olii essenziali aromaterapici” che fanno tanto bene alla pelle e alla psiche.
Via via che struscio e mi ricopro della mistura (dio, comincio a capire come deve sentirsi il branzino sotto sale del cenone di natale), i magici effluvi iniziano a prendere il sopravvento.
L’odore è qualcosa di molto simile a una via di mezzo fra i capperi sotto sale e le alici marinate. E si fa sempre più forte.
Non credo di poter resistere a lungo.
Mi tolgo il sale da cucina di dosso con abbondante acqua calda, col solo effetto di far aumentare il puzzo.
Esco a razzo dal bagno, ma la puzza maledetta mi segue ovunque.
Ce l’ho addosso!
Cristo santo, sembro un’insalata di pesce e capperi semovente!

Però la pelle in effetti è liscissima.
E non è da sottovalutare un meraviglioso effetto secondario.
Con questo magico effluvio di pesce morto che mi porto addosso il divano davanti alla tv è tutto per me!

Postato in tempi moderni | 8 Commenti 

Il buon pastore

di maia, 17 Giugno 2008

Non so se ve siete accorti, ma è tempo di europei.

Mi ero ripromessa di non parlarne, specialmente dopo aver letto gli articoli deliranti del dopo Italia-Olanda.
Specialmente dopo aver letto quello di Edmondo Berselli su Repubblica.
Era davvero difficile immaginare un tale numero di scempiaggini e banalità riunite tutte in un unico pezzo, eppure lui ci è riuscito.
Benedetto uomo, non finirà mai di stupirmi.

Ma non è di questo che volevo parlare.

Guardando l’Italia giocare con gli orange, in tutta la sua inanità, mentre guardavo quell’uomo solo e malinconico in panchina, mi chiedevo: basta essere un grande giocatore per essere automaticamente un bravo allenatore?

La risposta ovviamente è no, esattamente come non basta essere un mostro sacro di attore per essere un bravo regista.
L’abilità come “attore” (in senso lato) non garantisce affatto la capacità di saper prendere per mano un pugno di uomini, di saperli dirigere e far lavorare all’unisono, dettando modi e tempi efficaci.

Esempio evidente di questa brillante ed originale osservazione (parevo quasi un Berselli in gonnella) è “The Good Shepherd”, primo film importante di De Niro come regista.

Il film è sinceramente brutto.
E’ lungo, lunghissimo (dura circa due ore e quaranta), troppo parlato, troppo statico. Stilisticamente è corretto, nulla da dire, si tratta di un solido film “classico”, molto elegante, ma in tutta la sua algida classicità ed eleganza risulta ingessato.

Non gli mancano le prime punte, il cast è stellare, ma avere attori bravi e di personalità non basta per conferire personalità al film.
Quello che rimane è una discreta prova d’attore del protagonista (Matt Damon) e di qualche comprimario (William Hurt) e l’amara sensazione di trovarsi davanti ad una ghiotta occasione andata sprecata.

Il soggetto era infatti molto stuzzicante.
Si racconta la genesi della famigerata CIA, di come è sorta dalle ceneri del servizio segreto militare americano, di come la sua ossatura sia stata presa di peso dalla cricca della meglio gioventù dell’alta borghesia americana.
Si raccontano i metodi, la presunzione di agire sempre per il meglio di quegli uomini che vivono in un mondo tutto loro, allucinato e senza veri affetti.
Del resto come potrebbe essere altrimenti se si vive costantemente nella segretezza e nell’inganno, nella sfiducia verso il prossimo e nell’ansia di essere scoperti.

Insomma, di materiale succulento ce n’era in abbondanza.
Di capacità singole pure.
Purtroppo è mancato un uomo che sapesse sfruttare con mano sicura tutte queste risorse, che sapesse amalgamarle e che sapesse tirarne fuori il meglio.

Che dire, Robert(o), speriamo nel prossimo film!

Postato in visioni | 9 Commenti 

A volte ritornano

di maia, 14 Giugno 2008

“Insomma, si può sapere che fine hai fatto?”
E’ più o meno quello che mi chiedono in continuazione tutti i miei piccoli lettori con tono colmo di riprovazione.

Beh, mi son presa una piccola pausa dal monitor.
Una pausa durante la quale non sono affatto rimasta con le mani in mano.
Ho molto lavorato.
Molto letto e molto guardato (soprattutto film).

Ho finalmente letto quel libro, “Pornografia” di Gombrowicz, che mi era stato caldamante raccomandato da un utente di anobii, del quale però non ricordo il nome. Peccato, mi avrebbe fatto piacere ringraziarlo. E soprattutto mi avrebbe fatto piacere spiegargli perché il romanzo non mi ha incantato come sperava.

Ho letto “L’anarchia” di Colin Ward, che mi era stato caldamente raccomandato da un altro tizio, del quale ricordo benissimo il nome. Menomale perché appena mi capita fra i piedi mi farà molto piacere spiegargli perché il libro non mi ha convertita come sperava.

E poi ci son stati “Le particelle elementari”, con il quale ho battuto ogni precedente record di lentezza di lettura tanto mi è rimasto antipatico, “Caos calmo“, “La misteriosa storia del papiro di Artemidoro“, un Camilleri, un albo di Rat-man, meravigliosa scoperta, “One for the road” dell’amico Massimo e per l’ennesima volta “Lady sings the bues“, stupefacente autofantabiografia della voce più struggente di tutti i tempi. Ma delle fantasmagoriche avventure di Lady Day vi parlerò un’altra volta.

O meglio, ne parlerò a quei pochi che ancora passano da queste parti, quasi tutti per sbaglio, cercando “la schiava più porca” o “cicciolina” (ma se credo di non averla mai nominata prima d’ora!) o “vecche sfondate” o il nuovissimo “fare troppi regali alla segretaria” (credimi, i regali non son mai troppi. Specialmente per la segretaria).

Intanto mi chiedo e vi chiedo (cit.): è possibile perdonare ad un film la battuta “non sono io ad avere scelto il tango. E’ stato il tango che ha scelto me!“, per quanto detta con intento ironico?
La mia risposta istintiva sarebbe un bel NO chiaro e deciso. Poi però ripenso alla tenerezza che mi ispira la regista di nome Sally, donna slavata di mezza età, che fa un film su una regista di nome Sally, donna slavata di mezza età, che combatte la propria paura di invecchiare attaccandosi morbosamente ad un taghéro tànghero. Il tutto sullo sfondo di una pretesa metafora sull’arte e sul mestiere del cinema. Peccato che la metafora non decolli mai e rimanga anzi afflosciata, annacquata quasi quanto gli spenti occhi della tristissima regista-scrittrice-protagonista.

Povera Sally, mi fa così pena che non me la sento di dire quanto abbia trovato “lezioni di tango” una boiata pazzesca.

Per fortuna mi sono rifatta con tanti altri film e con una serie di telefim, tutti rigorosamente in onda sul satellite (e come ti sbagli?), tutti molto d’effetto, molto ben scritti e recitati.
Anche quelli più furbetti e paraculi come “Californication“, anche quelli che alla lunga si perdono un poco in eccessive tortuosità, ma che mantengono comunque un ritmo e una scrittura invidiabili (oltre ad una protagonista del livello di Glenn Close) come “Damages“.

Insomma, di cose da raccontare ce ne sono tante.
Caro amico che cerchi “cose da dire a collega che pensione” non te ne andare!

PS che qualcuno mi sa spiegare come mai quando scrivevo regolarmente avevo una ventina scarsa di “abbonati” ai feed ed adesso che non scrivo ce ne sono trenta?
I Sacri Misteri del Web.

Postato in letture | 20 Commenti