Il sangue degli altri

di maia, 11 Dicembre 2007

Avviso importante per tutti i miei lettori siciliani (sono solo tre, ma bellissimi) e per tutte le donne e gli uomini di buona volontà delle zone limitrofe:

domani, mercoledì 12 dicembre 2007
alle ore 18,00 presso la Libreria Kalòs
in via XX settembre 56/b a Palermo

si terrà la presentazione de “Il sangue degli altri“, edizioni Sironi.

Qui qualche info: http://ilsanguedeglialtri.wordpress.com/
Lo presentano Piergiorgio Di Cara e Davide Romano.

Ve lo dico perché il libro in questione merita. Ne ho già accennato, scherzosamente altrove.

Vi ho parlato di un personaggio-macchietta che ricorda il Catarella di Camilleri e le figure un po’ stereotipate dei due personaggi femminili principali.

Ma c’è ben altro.

Brevissimamente, è la storia di un giornalista freelance che, stufo dei soliti reportage sulla Palermo bene, si butta a capofitto nell’indagine su un presunto caso di riciclaggio. Si ritrova però invischiato in fatti più grandi di lui, che lo portano addirittura nel mezzo di una guerra negata, quella cecena. Tornato a casa, nulla sarà più come prima. Il suo sguardo ormai è cambiato. E nemmeno la “soluzione” dei misteri su cui stava indagando, gli darà pace.

E’ un noir particolare “Il sangue degli altri”.

Diviso in tre parti nette.

La prima è un susseguirsi di fatti, che si rincorrono veloci. Anche lo stile, asciutto, secco, senza una parola inutile, aumenta la sensazione di ineluttabilità degli eventi.

L’ambientazione è quella resa ormai familiare dai romanzi camillereschi, ma fotografata da un’angolazione diversa. Senza quell’aria di sottinteso compiacimento, di complice benevolenza riservata ai personaggi, soprattutto ai “buoni”. Qui di buoni a tutto tondo non ce ne sono. Forse il maresciallo dei carabinieri amico del protagonista, cui viene riservata la figura più simpatica, che comunque paga con una punta di dabbenaggine.

Anche qui si avverte il calore della terra di Sicilia, ma il calore è inteso come afa. Si sente il sudore. L’odore. Nulla di aspro ci viene risparmiato.

Il protagonista certo non è un eroe, ma nemmeno il classico anti-eroe. E’ pieno di difetti, spesso risulta sgradevole, nel modo che difficilmente spinge ad identificarsi con lui.

E si muove in un mondo arreso, fatalista, piegato alla convivenza con la criminalità.

Detto così sembra un romanzo pesantissimo e invece il tutto è raccontato con tono disincantato e amaramente ironico che fa letteralmente divorare le pagine.

La seconda parte cambia passo. L’azione si sposta in Cecenia, in luoghi di guerra e miseria. Il racconto si fa drammatico. Il ritmo rallenta. La narrazione prende respiro. Ma non cade nel patetico. Anche i momenti più delicati, sono trattati con sobrietà, con dolcezza, con tatto.

Si torna poi in Sicilia. La velocità riprende il sopravvento, ma le storie ascoltate, gli orrori di cui siamo venuti a conoscenza, hanno cambiato lo sguardo del protagonista. E anche il nostro. Si arriva allo scioglimento finale senza la soddisfazione liberatoria che un giallo porta di solito.

Siamo tutti più consapevoli.

E non si può dimenticare.

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intervallo (sabato italiano)

di maia, 8 Dicembre 2007

Fra un tempo e l’altro di poltergeist un po’ di pubblicità.

Sabato pomeriggio. Tempo di relax.
Finalmente posso riprendere in mano quel libro che mi piace tanto e che non riesco mai a finire. Uhm… sì, voglio proprio godermelo sotto il piumone caldo…
Leggo la prima parola.
Mi fermo.
Riattacco.
Mi rifermo.
Riprovo.
Nulla da fare.
E’ che proprio non riesco a concentrarmi. Mia sorella nella stanza accanto ha messo Amici a tutto volume. Ho provato a neutralizzarli sparandomi gli acuti di Aretha Franklin nelle orecchie, ma davanti agli squittii eccitati del pubblico della De Filippi è tutto inutile.
Spazientita, metto da parte il libro e decido di controllare la posta elettronica. Parto dalla casella hotmail. Una volta mi piaceva hotmail. In fondo è stata la mia prima casella e la prima volta, si sa…
Ma da qualche tempo a questa parte è diventato di una lentezza insopportabile. Tutta colpa di quei filmatini pubblicitari che mettono in testa alla pagina. Saranno anche bellini, di sicuro sono pesanti e ogni volta aprire o inviare un messaggio diventa una lunga agonia. Mentre sono lì che aspetto che compaia la videata della posta indesiderata, mi faccio un caffè, completo un sudoku, mi limo le unghie, e alla fine lo vedo.
Là in cima, tutto colori sgargianti.
Bello grosso.
No, non “TUTTE LA CANZONI DI BIAGIO ANTONACCI”, per carità!
Quello che mi ha folgorato è stato:

VUOI TROVARE L’UOMO PERFETTO GRATIS?


E lo domandi? Certo che sì! Certo che lo voglio l’uomo perfetto gratis! Basta con questi uomini perfetti che costano un occhio della testa, che devi imbottire di soldi a inizio serata perché poi facciano il bel gesto di pagare la cena o il cinema o il motel!
Io l’uomo perfetto lo voglio gratis!
E ricco.
Bene, fammi vedere dove lo trovo, questo uomo perfetto gratis.
Ma porc… che c’entra adesso l’epilatore Braun? I maledettissimi filmatini pubblicitari. Oltre ad essere pesantissimi, hanno il difetto di cambiare in continuazione. E me lo spieghi adesso che me ne faccio delle gambe liscissime senza l’uomo perfetto che me le carezzi?

Nel frattempo Amici è finito, mia sorella erompe nella stanza volteggiando sulle punte con leggiadria d’elefante, e cantando a squarciagola una canzoncina della trasmissione.

Dio che sabato…

poltergeist sono intorno a noi parte I

di maia, 7 Dicembre 2007

ovvero, del perché sono improvvisamente sparita

Dunque, piccolo riassunto delle puntate precedenti.
Ormai assuefatta alle uscite dell’uomopalla, desiderosa di provare nuove esperienze, assetata di nuove emozioni, mi licenziai.
Disperazione e sconforto piombò fra le mie colleghe. Una mi si avvinghiò alle caviglie nel disperato tentativo di bloccarmi. “no, ti prego, non ci lasciare!” belava commovente, mentre moccoli verdastri lordavano il suo bel viso. Temeva che le toccasse il mio lavoro.
“Non temere, cara, in spirito sarò sempre con voi. vi porterò nel mio cuore, non vi dimenticherò mai. su, giuditta, ricomponiti!” “mi chiamo arianna, stronza!”
E così presi le poche cose che erano rimaste nei miei cassetti, ci feci un fagottino e me lo misi in spalla. Sognavo di farlo sin da quando, dolce bambina, guardavo Remì. Ah, bei tempi, le risate che mi facevo…
Mentre uscivo mi rimbombavano in testa i flebili vagiti dell’uomo-palla: ma… ma… quando ti ho detto cretina mica volevo offenderti! ma… ma… quando ho detto che non facevi nulla, mica intendevo dire che non facevi nulla… non andare, in realtà ti stimo, ti ammiro, ti voglio tanto bene… mi sento come un padre per te!
Senta, di padri rompiglioni ne ho già uno e mi basta e avanza! quindi la saluto!
Uno strano ticchettio accompagnava i miei pensieri. Come di metronomo sovreccitato, come di tacchi a spillo in piena corsa. No, questa è di nuovo genoveffa che mi rincorre per fermarmi.
Mi giro con la mia migliore espressione alla bud spencer dipinta sul volto ma non vedo nessuno.
Mi rigiro verso il portone, ma un vocino roboante alle spalle mi fa: che, ora non mi guardi nemmeno? non ne hai il coraggio, eh? Mi ririgiro. Abbasso lo sguardo ad altezza uomopalla e lo vedo lì, in posa plastica, a gambe larghe, ben piantate, un braccio levato alto contro di me, a sfiorarmi l’ombellico.
“tu!” l’aria tremò. e mille occhi si affacciarono dalle stanze.
“tu! tu rinneghi tuo padre!
sappi che se esci da quella porta, non potrai più tornare indietro.
se esci da quella porta, rimarrai per strada. misera. anche i vermi ti schiferanno. e non troverai mai più lavoro! mai più!
e vagherai nelle nebbie, sola e derelitta, per il resto della tua, brevissima, esistenza!”
“ok.”
Lanciai un ultimo sguardo verso le facce terrorizzate che mi fissavano, sorrisi e me ne andai.

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