un’altra catena inutile
Più fastidioso delle zanzare tigre, più inesorabile del caldo estivo, più terrorizzante dell’allarme sosta in doppia fila (esiste, giuro, l’ho letto su un autorevole quotidiano; chissà se verrà allertata la protezione civile o se interverrà direttamente l’esercito), il Signore delle Catene ha colpito ancora.
Questa volta ci chiede di riportare gli incipit dei cinque libri che ci ritroviamo più a portata di mano.
Bene, parteciperò al giochetto, ma, come già Marta prima di me, lo farò a modo mio.
Quelli che leggerete saranno gli incipit degli ultimi cinque libri che mi sono stati regalati.
Andiamo con ordine.
I primi due li ho ricevuti come strenna natalizia da parte di un totale incompetente in campo musicale, ma che ha molto, molto gusto nello scegliere i regali.
Sono:
1)”Tonight at noon” di Sue Graham Mingus.
“Conobbi Charles Mingus nel luglio del 1964, poco prima di mezzanotte. Ero andata al Five Spot, un jazz club in lower Manhattan, perché il produttore di un film in cui recitavo aveva commissionato la colonna sonora al sassofonista Ornette Coleman – o almeno pensava di aver commissionato una colonna sonora – e il mio amico Sam Edward mi aveva suggerito di andare lì per capire come stavano le cose. Non sapevo assolutamente nulla di jazz.” (Non è un caso, quindi, che i musicisti del gruppo di Mingus avessero qualche remora a farsi gestire in tutto e per tutto dalla vedova dopo la morte del marito).
Di questo libro ho già accennato nei commenti a un post precedente. La scrittura è scialba, piena di ripetizioni e poco interessante, ma gli episodi riportati sono gustosissimi. E se anche non proprio tutti fossero veri (la signora tende a magnificare forse un po’ troppo le proprie virtù), è comunque piacevole leggerli.
Assolutamente impedibili certi aforismi e certi giudizi al vetriolo nei confronti della musica e dei musicisti contemporanei attribuiti al contrabbassista. Una su tutte, la risposta a chi gli chiedeva cosa fosse per lui la creatività:
“Chiunque può suonare in modo strano, è facile. Il difficile è suonare in modo semplice, come Bach. Rendere complicato ciò che è semplice è una banalità. Rendere ciò che è complicato semplice – assolutamente semplice – questa, è la creatività”.
Nel libro è raccontato minuziosamente il progressivo rinchiudersi in sé stesso di Mingus, il suo duplice distacco dal mondo: quello fisico, per via della malattia che lo immobilizza poco alla volta, e quello artistico, che sente sempre più lontano, vista la sua incapacità di accettare la mutazione del modo di fare musica, soprattutto dopo l’avvento degli strumenti elettronici.
In poche parole è un libro da consigliare, ma solo agli appassionati del genere (jazz).
2)“le canzoni di Tom Waits. Commento e traduzione dei testi.” a cura di Eleonora Baragotti.
Il titolo parla da solo. In questo caso è inutile riportare l’incipit, molto meglio aprire una pagina a caso e trascrivere la prima strofa che trovo.
“down the shore everything’s alright, you with your baby on a saturday night,
don’t you know that all my dreams come true, when i’m walkin’ down the street
with you, sing sha la la la la la sha la la la.”
(da “jersey girl”)
Nel libro vengono riportati interessanti aneddoti su come tutti i pezzi compresi fra “Closing time” e “Blood Money” hanno visto la luce. Peccato solo le canzoni non siano riportate integralmente. Per appassionati.
3)“La variante di Luneburg” di Paolo Maurensig.
“Sembra che l’invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue.
Narra infatti una leggenda che quando il gioco fu presentato per la prima volta a corte il sultano volle premiare l’oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese per sé un compenso apparentemente modesto, di avere cioè tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquattro caselle, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza, e così via…
Ma quando il sultano, che aveva in un primo momento accettato di buon grado, si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, e forse neppure quelli di tutta la terra, per togliersi dall’imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa”
Il fatto che il libro prenda il via con una leggenda non è un caso. Nonostante anche sul risvolto di copertina venga presentato quasi come un giallo, leggendolo ben presto ci si rende conto che si tratta di tutt’altro. E’ un gioco di scacchi. Fra i protagonisti. Fra l’autore e i lettori. Appassionante, teso, romantico, ma sempre sobrio. Una favola amara, senza lieto fine.
Quando è uscito, ha riscosso un certo successo. Io, da brava bastian contrario che snobba tutto ciò che va di moda, me lo stavo perdendo. Ringrazio Riccardo che me l’ha fatto conoscere.
Da consigliare a tutti.
4)“Tutto quello che è stato” di Fulvio Frezza.
“Ho cominciato a seguirla esattamente tre mesi fa: Non avrei mai creduto di poterlo fare, di esserne capace. Poi è successo tutto così, all’improvviso. L’ho vista per caso. Ecco, questo è stato il momento. Eravamo insieme nello stesso cinema, a vedere “In the mood for love”. E ho capito che non avrei più smesso”.
Lo confesso, ho barato e quello che ho riportato non è l’incipit del libro vero e proprio, ma del racconto che io preferisco, “Seguendo Silvia”.
Perché si tratta di una raccolta di racconti molto brevi, molto diversi l’uno dall’altro. Nelle situazioni e nei generi, certo, ma soprattutto nella scrittura e nel ritmo usati dall’autore.
Come la classica scatola di cioccolatini assortiti, è da consigliare a tutti: ciascuno troverà quello di suo gusto. I veri golosi lo divoreranno tutto.
5)“Imbuti” di Corrado Guzzanti.
“Buonasera, mi chiamo Brunello Robertetti, nasco poeta e vado avanti così. Sono un fans appassionati e potenziale pericolosi della signora Valeria Marino, lo sono in maniera disacerbante. Non guardo in faccia a nessuno né ora né oramai sono abituato. Sono una p’sona democratici. Ho rispetto per gli omosessuale e i negri purché i due fenomeni non si presenta contemporaneamente.”
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