falsi amici…
"bene, ora abbassati gli slip e distenditi sul letto.
brava, così.
rilassati, ti farò meno male.
ecco, l’ho infilato.
diomio! ho sentito il rumore della tua pelle lacerata!
ora spingo.
faccio male? devo fare più piano?
ecco, ora entra il liquido. lo senti?"
"mamma…
cavolo, stai infilando un ago di cinque centimetri nel mio fondoschiena, potresti parlare di meno e tenere la mano più ferma?"
la famiglia rompiglioni – la cugina che venne dal freddo (e dalle zanzare)
Grande fermento oggi in casa rompiglioni.
E’ annunciata, infatti, la visita della cugina nordica, accompagnata dal marito.
In ogni famiglia rompiglioni c’è un numero non ben definito di cugine e cugini che vivono sparpagliati per tutto il globo, molti dei quali non si sono nemmeno mai visti fra loro.
Purtroppo però, questa cugina è ben presente a tutto il gruppo familiare.
La cugina che viene dal nord è una cugina molto particolare.
Nonostante applichi la prima regola di vita delle zie rompiglioni, ovvero l’incoerenza, loro non la possono soffrire.
Non riescono a dimenticare che, figlia di meridionale emigrato al nord, è stata per lunghi anni un’attivista leghista.
Tutto avrebbero potuto perdonarle, tranne questo!
Ed infatti non la perdonano, anche se nel frattempo lei si è fatta tutto l’arco costituzionale. Fatta nel senso che ha cambiato partito per cui votare e militanza cui immolarsi, anima e corpo. Perché la cugina che viene dal freddo, come da luogo comune, è un ghiacciolo nei confronti delle cose della carne e guarda con sdegno chi vi si lascia andare con trasporto.
Ciononostante, ella ha marito. Un omaccione grosso e bonario, come solo nelle favole. Un uomo d’altri tempi, solido contadino con il suo bell’appezzamento di terra, fertile (la terra, lui non so), amante della vita bucolica. E con una pazienza fuori dal comune, visto chi ha sposato…
Dunque le zie proprio non la sopportano e, per punirla, la invitano sovente a casa loro.
I preparativi sono stati, al solito, alquanto impegnativi.
Tutte e tre le case che saranno toccate dalla discesa, sono state rivoltate, pulite da cima a fondo, con gran dispendio di energie e di detergenti.
La mamma rompiglioni, presa dalla solita ansia da prestazione, ha addirittura sbriciolato le tendine della cucina, cercando di lavarle a 200°.
Ma tanto è tutta pena inutile.
Al suo arrivo, la valch… ehm, la cugina troverà pavimenti tirati a specchio, finestre trasparenti e mobili lucidi… eppure avrà modo di far notare, il sopracciglio inarcato in un moto di disgusto, la righina di sporco rimasto incastrato fra due mattonelle della cantina o guarderà con sdegno il dispettoso batuffolo di polline che nel frattempo sarà entrato dalla finestra…
La madre rompiglioni sarà soggetta al tiro incrociato di cognate e nipote e ne uscirà, come al solito, con una crisi di nervi.
Le zie fingeranno indifferenza ma ammireranno in segreto l’abilità della nipote nello scorgere le pecche della cognata (maldestra, come tutte le cognate, del resto).
Si lanceranno fra loro sguardi d’intesa, come a dirsi: "visto? ha anche lei le stimmate dei Rompiglioni. In fondo il sangue non è acqua!"
E’ per questo che trovo incomprensibile il motivo per cui non l’accolgono fra le predilette. Sono così simili in tutto!
Per un peccato di gioventù? Insomma in quanto a politica si perdona di tutto a tutti!
A meno che… a meno che il vero peccato originale sia stato sposarsi… E senza la loro approvazione!
intervallo magico
si, lo so, sono inqualificabile, vi ho lasciati soli.
Però spero mi perdonerete sapendo che sono stata rapita da un mago cattivo che mi ha rinchiusa in una torre piena di pc e di scartafacci e mi schiavizza inverecondamente.
E non ho nemmeno uno shrek che mi salvi!
Come al solito, mi toccherà fare tutto da sola…
In compenso vi lascio in compagnia di un mago buono ed affascinate (come vorrei fosse lui il mio rapitore… a parte il fatto che è morto, certo, e quindi, ben che vada, sarei rapita da un fantasma o, peggio ancora, da uno scheletro scarnificato… uhm… no, forse non vorrei essere rapita nemmeno da lui).
Torno presto, prometto!
come tu mi vuoi
è una donna vera, curata nei dettagli.
La donna che tu vuoi
indossa solo abiti provocanti, dallo spacco invitante, la gonna corta al punto giusto e tacco a spillo, sempre.
La donna che tu vuoi
indossa camicie da notte di impalpabile velo, anche in pieno inverno.
La donna che tu sogni
ha il capello perfetto, il trucco sempre in ordine, lunghi artigli rosso scarlatto per unghie.
La donna che tu desideri
emana vorace sensualità in ogni singolo istante della vita, senza pause.
è una donna flessuosa, dalle movenze feline.
La donna che tu vuoi
è LA DONNA!
shopping (piccolo regalo pasquale)
Sono a dieta da lunedì.
E la cosa non mi piace.
Si, perché io la dieta la trovo un’usanza contro natura, come qualsiasi privazione volontaria dei piaceri della vita. Ma in certe occasioni è obbligatorio farla. No, non parlo della fase preparatoria al primo appuntamento con un ragazzo, né a quella della prima volta in cui lui ti vedrà nuda (sempre che le due cose non coincidano). Sono fermamente convinta, come tutte le donne troppo pigre per riuscire a perdere i chili in eccesso, che la persona giusta per me è quella che mi accetta così come sono.Io la dieta la faccio per motivi molto più seri.
Ho deciso, infatti, che domani faccio shopping.
Ogni volta che vado in uno di quei grandi negozi di abbigliamento del centro, uno dei tanti Simpley, Sauronel, Bara, mi sento inadeguata e sin dal momento esatto in cui metto piede sulla soglia, avverto le occhiate strafottenti di qualcuna di quelle flessuose modelle che fingono di fare le commesse là dentro.
Così ogni volta che voglio comprarmi qualcosa di nuovo, mi devo preparare con largo anticipo, sia mentale che fisico. Devo scegliere l’abbigliamento giusto, ma soprattutto devo esibire un corpo perfetto. Insomma, il più perfetto possibile.
Io ho una mia tattica per evitare gli sguardi inquisitori di quelle iene dal sorriso falso. Entro quando il negozio è pieno. E’ vero, c’è più confusione, ma spero così sia più difficile che una di loro mi si appiccichi alle costole.
Accorgimento inutile, visto che ogni volta che mi sembra di averla fatta franca e, superata a passo di carica l’entrata, mi nascondo al riparo di uno scaffale, sento immediatamente una vocetta alle mie spalle:
“posso aiutarla?”
a quel punto tutto è inutile. Non te la scrollerai più di dosso. Anche se rispondi:
“no, grazie, stavo solo guardando…” lei ti seguirà, da lontanto, non ti perderà di vista un solo istante. E, nel momento preciso in cui starai per toccare una maglietta qualunque, lei si rimaterializzerà al tuo fianco e ti assalirà con una scarica di:
“allora quella l’abbiamo, in bianco, verde, giallo, blu, rosa, corallo, a maniche lunghe mezzemaniche, maniche corte, con scollo a v a barchetta, a…”
e tu sarai in sua completa balia.
Starai lì ad ascoltarla sciorinare tutti i pregi della maglietta che avevi adocchiato, con aria paziente, maledicendo il momento in cui ti ci eri avvicinata, fino a quando arriverà la fatidica domanda:
“allora, che taglia?”
Silenzio. Come un navigato giocatore di poker, stai lì a riflettere con quale dichiarazione aprire, mentre guardi l’avversaria dritta negli occhi.
Lei è esperta, sembra riesca a leggerti nella mente, riesce di sicuro a capire che stai per bluffare…
“44”
sorriso scettico
“44. è proprio sicura?”
“beh, ho sempre indossato la 44, da quando sono nata!”
“certo, ecco la 44. I camerini sono da quella parte” e mentre ti allunga la maglietta, il sorriso si allarga in una smorfia di scherno.
Ti avvii ai camerini, già tutta sudata.
Costi quel che costi, quella maglietta ti dovrà entrare!
“come va?” voce giuliva fuori dalla tenda.
“ehm, è un po’ stretta. Certo però che non ci si può più fidare delle taglie! E la chiamano una 44 questa? Dico io, ma come si fa? Ma li fate per le barbie questi vestiti? Come pretendete che possano stare a persone normali?”
“ecco, le ho portato una 46.”
“grazie”
“e questa come va?”
“adesso si che va bene! Comunque quella di prima secondo me ha la targhetta sbagliata. Stateci più attenti!”
“certo, signora”
signora???
Vabbè, credo che a fare shopping ci andrò la settimana prossima.
Fammi un po’ assaggiare come sono questi ovetti di cioccolato…
sorpresa
ero lì che commentavo con un mio amico le infinite vie per le quali si raggiunge un blog.
commentavo soprattutto quel signore (perché son sicura si tratti di un uomo) che è arrivato al mio verso le quattro di notte cercando “neri che goduria”.
“poveretto” ho detto, “chissà come ci è rimasto male quando è arrivato qui.
oltretutto il mio blog è molto poco linkato, quindi deve essere comparso in fondo a paginate e paginate di link. immaginati quanto quel tizio ha girato sul web!”
poi per curiosità ho provato io stessa, ho digitato su google “neri che goduria” per vedere quanti link venivano elencati.
in effetti tanti, dice google circa 52.000.
solo che il primo sito che è apparso… è il mio!
ps dice il mio amico che sono già diventata terza.
sic transeat gloria mundi…
ancora a lavoro…
Sono qui, sconfortata, a cercar di far capire alla mia assistente come si controllano i dm10.
Il compito è improbo.
Ho voglia di arrendermi, ma non posso. Fra poco mi assenterò per ben tre mesi e devo insegnare quanto più posso a chi mi sostituirà.
– Allora, cara, hai capito? Basta prendere l’imponibile previdenziale, moltiplicarlo per l’aliquota contributiva di riferimento e dal risultato sottrarre eventuali assegni familiari, maternità, malattie…
Tutto chiaro?
– No!
– Beh, certo, non hai mai fatto questo lavoro, partire dal nulla non è semplice, ma questo è davvero intuitivo, vedi?
Basta prendere il totale lordo imponibile. E’ quello che si è guadagnato in tutto il mese. Lo moltiplichi per questa percentuale qui. E si ottiene quello che la ditta deve pagare all’INPS.
Capito?
– No!
– Bene, cara, allora… vedi questo numero? Lo devi moltiplicare per quest’altro qui accanto, vedi? Hai capito?
– No!
– Bene… senti, dimmi quello che non ti torna, cerco di rispiegartelo.
– Non ho capito niente!
– Bene…
Pausa caffè?
– Si, ho proprio voglia di caffè!
Io invece ho voglia di picchiarla.
Ma mi trattengo.
E’ la figlia del capo…