perdere l’amore

di maia, 11 Settembre 2007

È andato.
In un tranquillo sabato pomeriggio.

Io l’avevo lasciato solo a lavorare, nello studiolo. Quando sono tornata, se ne era andato.
Senza preavviso. Senza una parola.
Dopo anni di convivenza, non sempre facili a dire il vero, mi aspettavo almeno un po’ di considerazione. Insomma, di problemi ne abbiamo avuti anche noi, ma li abbiamo sempre superati, insieme. E invece tutto quello che trovo è un semplice messaggio, cinque parole appena, sul monitor.
No! Non puoi farlo! Non puoi lasciarmi così! Senza spiegazioni! E i nostri progetti? I nostri programmi? Che ne sarà di loro?
Se ho sbagliato… se ho sbagliato qualcosa, dimmelo e cercherò di rimediare! Non ripeterò più l’errore! Ma torna, ti prego…

Ho pianto. Tanto. Ho provato a carezzarlo, suadente. A vezzeggiarlo. Ho perso la testa. Ho preso a scuoterlo. A percuoterlo. Ho provato a riavviarlo, ma quell’unico messaggio, contundente nella sua durezza, tornava beffardo ogni volta sullo schermo nero: “impossibile avviare il sistema operativo”.

E allora mi sono arresa.
Chi ama veramente sa quando lasciare la presa.
Ora è da un altro, che sa come trattarlo.
E io non lo rivedrò più.
Almeno fino a sabato.

insomma, tutto questo per dirvi che il blog è momentaneamente fuori uso per problemi tecnici.
Ma tornerò. Ah, se tornerò!

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risvolti psicologici nei rapporti tra giovani uomini e giovani donne (cara ti amo)

di maia, 7 Settembre 2007

Ne stavo giusto parlando con un amico (molto in gamba, davvero, non a caso mi dà sempre ragione), di qual è il problema nei rapporti fra giovani uomini e giovani donne nel mondo d’oggi.

Magari tu sei lì, adocchi uno che non ti sembra troppo male, almeno non troppo grezzo.
Insomma, uno con un quoziente intellettivo appena superiore a quello di un uovo sodo.

Gli fai il sorriso d’ordinanza.
Risponde.
Gli fai lo sguardo d’ordinanza.
Risponde.
Ma ancora prima che lui provi l’approccio d’ordinanza, nel momento stesso in cui ti accorgi che sta per aprire bocca, ti rendi perfettamente conto, SAI che sta per dire la cosa sbagliata.

Non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, gli uomini non sono tutti uguali. E infatti non dicono tutti la stessa cosa sbagliata, ognuno dice la sua.

C’è quello pratico (ciao! Andiamo da te, che da me ho appena ridipinto i muri).

Quello sicuro di sé (bimba, io ti farò impazzire, lo sai?).

Quello sincero (pensavo… non sei bella come mi pareva da lontano, ma che ne diresti di fare due passi insieme?).

Quello premuroso (sai, non dovresti truccarti così tanto, ché non ti dona. E cambia fard, quel colore sotto queste luci non fa un bell’effetto).

Quello filosofico (ma secondo te la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere la vita?).

E poi il timido, il simpatico, il poetico…

Ma, comunque sia, tu sai che ti dirà una cosa che te lo farà odiare per sempre. A meno che non sia bellissimo.
O molto ricco.
Meglio ancora se entrambe le cose insieme.

E allora mi chiedo, come è possibile riuscire a sbagliare così sistematicamente l’approccio?
Eppure una volta c’erano gli uomini conquistatori, ammalianti, fascinosi, quelli per cui le ragazze facevano a spillonate… dove sono adesso? Non si tratterà mica di una leggenda metropolitana?
E se c’erano, come mai non esistono più?

Secondo me è tutta colpa della società contemporanea. Questo continuo bombardamento mediatico che propone modelli vuoti, una visione distorta e utilitaristica dell’uomo e della donna…
Oddio! Ho perso il controllo, stavo parlando come un opinionista di vespa!

Provo con parole mie.
Per me si guarda troppa tv.
Sai, quei film e telefilm in cui tutto è facile e immediato. Due si incontrano. Si guardano. Si sorridono. Parte una musica suadente (magari il miglior marvin gaye) e loro, senza quasi parlare (fosse questo il trucco?), si ritrovano a letto insieme. E son fuochi d’artificio.
Poi si pensa che vada così anche nella realtà.
Quando invece, se ti va bene, di sottofondo c’hai masini…

turisti per caso

di maia, 4 Settembre 2007

Spesso mi chiedono che ci torno a fare.
A parte il fatto che per un sub questo è praticamente il paradiso in terra, io qui ci sono tornata anche per una questione di principio.

Quando sognate per anni di visitare un posto e alla fine ci riuscite e la persona con cui ci andate vi dice di non portare la macchina fotografica che tanto lui ne ha una super tecnologica e che farà tutte le foto che volete e con questa persona poi voi ci litigate, a sangue, al punto che non vi parlate più e degli agognati scatti non ne vedete neppure uno…
Beh, ecco, in questo caso vi assicuro che vi fareste anche voi sette ore di pullman ad andare e sei a tornare pur di procurarvi le vostre dannatissime foto!

luxot (tebe) - tempio di Karnak, entrata

17 agosto, la temperatura è sui 50 gradi. Una folla vociante vocia in mille lingue diverse. Le guide fanno a gara a chi grida più forte. Il groviglio di corpi è tale che capita spesso di ritrovarsi intruppati nel gruppo sbagliato, finché ci si rende conto di star attentamente ascoltando una spiegazione in russo o in giapponese.
I pochi spazi all’ombra son contesi a suon di gomitate nei fianchi e pestoni sulla punta dei piedi, nudi. L’istinto di sopravvivenza, si sa.

F: buongiorno io sono Francis, il mulo parlante, archeologo e vostra guida.
E: ehi, maia, anche tua sorella è archeologa, no?
M: sì, in effetti…
F: come? Sei archeologa tu?
M: no, non io, mia sorella.
F: ah, ecco, bene, molto bene… vi dicevo… ecco, questa sala è molto importante. Vedete le colonne? Sono antichissime.

Luxor (Tebe)  - tempio di Karnak, particolare colonnato

L: quanto antiche?
F:… antichissime e sono importanti perché stanno a simboleggiare la riunificazione dei due regni. Vedete? Quelle col capitello aperto rappresentano il fiore di loto, simbolo del Basso Regno, e quelle col capitello chiuso rappresentano il papiro, simbolo dell’Alto regno.
S: mi scusi… ma la guida dell’altro gruppo ha appena detto l’esatto contrario…
F: cosa?
Tutti: la guida ha detto che quello aperto è il papiro e quello chiuso il loto.
F: ma quello non capisce niente, lo conosco io, gli danno il lavoro perché mossi a compassione, siete fortunati ad essere capitati con me!
C: mi scusi, ma nel mio libro c’è scritto…
F: che libro?
C: la guida, vede? C’è scritto che il papiro era il simbolo del Basso regno e che il fior di loto…
F: fammi vedere! Embè, non è esattamente quello che ho detto io? Ma andiamo avanti…
Che fate lì? Le avete già fatte le foto, muoversi! Tanto sempre con gente in mezzo vi vengono!
Ed eccoci davanti alla rappresentazione di uno degli dei più amati.

Luxor (Tebe) - tempio di Karnak, particolare dio Min

Il dio della fecondità Min. Da cui la vostra parola MINCHIA. Perché voi non lo sapete, ma tutte le vostre parole e nomi derivano dalla nostra lingua. Per esempio, c’è un Luca qui?
Tutti: …
F: Dai, un Luca… non è possibile che non ci sia un Luca in un gruppo italiano! Non ci posso credere, degli italiani senza un Luca!
Tutti abbassano gli occhi, costernati.
F: Vabbè, e un’Elisa? C’è o no un’Elisa? Allora?
M: ehm… c’è un’Elisabetta, può andare?
F: no, no! Elisabetta è ebraico!
Tutti saettano sguardi ansiosi in cerca di un’Elisa
F: Ecchecavolo, una Susanna?
S: eccomi!
Tutti tirano un sospiro di sollievo.
F: bene, Susanna nella nostra lingua vuol dire portata dai boccioli del fior di loto.
Visto? Tutti i nomi vengono dalla nostra lingua!
Andiamo avanti.
Questo è uno scarabeo sacro. La leggenda dice che se ci girate una volta intorno porta bene…
L: mi scusi, ma quella guida ha detto che per portar bene ci devi girare tre volte.
F: quella guida non capisce niente! Quello è un cretino! Se ci giri una-volta-porta-bene, se ci giri due-porta-malissimo, se tre-rimani-incinto!
C: il libro dice tre-bene, sette-incinto…
F: fate un giro intorno a quel maledetto scarabeo e poi seguitemi! Veloci! Che dobbiamo ancora vedere il negozio di artigianato locale. Tutta roba bella, eh, non come quella che trovate nei soliti negozi. Tutta roba nuova ma come se fosse antica. Con tanto di garanzia, eh. E tu butta via quel libro!
E Susanna, la vuoi piantare di correre intorno a quello scarabeo?

ps più tardi, stravaccati in stato di semincoscienza sul pullman che ci riporterà in albergo, Francis confesserà di essere stufo di fare il buffone per stupidi turisti mordi e fuggi. Che non ne può più del solito copione quotidiano a base di freddure su giapponesi e francesi (quando guida italiani. su italiani e giapponesi quando guida tedeschi. su tedeschi e giapponesi quando guida francesi). Che non si era laureato in archeologia per far quello.
Ma ha pronta la soluzione, Userà il suo istrionismo e la perfetta padronanza della lingua italiana e di tutti i suoi dialetti per raggiungere il figlio in Italia.
Ha aperto una pizzeria. Ed ha bisogno di una mano.

un’estate al mareee (1)

di maia, 1 Settembre 2007

Sbattono le imposte.
Vado a chiudere le finestre e vedo che il vento sta portando a spasso nuvoloni dall’aria poco promettente. Mi affaccio, e nel serpentone sotto casa riconosco il famigerato rientro estivo. Accendo la tv e mi accorgo che i programmi televisivi, uno alla volta, si stanno lentamente risvegliando. Il sorriso di gorge clooney, abbagliante come in un film dei coen, sbuca da ogni tg.

È settembre. È ora di riprendere le solite abitudini.

Un ultimo sguardo all’abbronzatura, che, cavolo, sta già venendo via! Ma come, dopo tutta la fatica per prenderla, le ore di estenuante tortura, lucertolati sotto il sole africano, con il termometro che segna 49°… ah già, io sotto il sole non ci sono stata praticamente mai. Del resto è più forte di me, il mare è troppo attraente. Così come troppo allettante è un comodo lettino sotto l’ombrellone. Vuoi mettere la soddisfazione di leggere distesi all’ombra in riva al mare, in santa pace…
Santa pace…
Beh, fino a quando non arriva la solita coppia di soliti ragazzini col solito stereo che irradia la solita musica, a tutto volume. Italiani, ovviamente.
È proprio vero, non si riesce a scappare mai abbastanza lontano.
Mi tappo le orecchie con due paguri giganti (tanto il bianco non aveva alcuna chance, quello nero stava stravincendo la corsa), e riprendo la lettura. Anche questa volta, previdente, mi ero fatta la scorta. Prima di partire sono andata alla mia solita libreria e, come da copione, ci ho lasciato mezzo stipendio. Mi sono tenuta alla larga dal bancone novità, invaso da “Il codice di Archimede”, “Il codice di Machiavelli”, “Il segreto di Michelagelo”, “La verità su Maria Maddalena”, “La vera storia dei templari raccontata da Marzullo” e sono andata dritta al reparto giallo/noir.
Questa volta mi sono ritrovata nel cestino Avoledo, Saramago (2), Camilleri, Stout, Lodge, Lucarelli (2), Macchiavelli (2), Queneau (fresco di stampa), Eugenides, Hart, Sciascia, Dürrenmatt (2).

Sulla spiaggia, mentre constato amaramente come in agosto i commessi non tengano in gran considerazione l’ordine sugli scaffali, inizio a sfogliare uno dei Dürrenmatt. Si intitola “Il Minotauro”. “La morte della pizia” mi era piaciuto proprio tanto. Poche pagine, ma intense. Anche questo è più o meno della stessa lunghezza. Sono 74 pagine. Certo, però, che è scritto con caratteri enormi. Praticamente un libro per ipovedenti. E non riesco a leggere lo stesso! Eppure ho scelto apposta le lenti arancioni, per vedere meglio… ma che cavolo c’è scritto? Diamine, ho “scelto” la versione con testo originale a fronte! È una bellissima idea, peccato che di tedesco io conosca giusto le parole essenziali: essen e slafen. Che poi non ho nemmeno idea di come si scrivano…
Vabbè, il libro deve essere comunque gustoso. Cavolo, quante figure! Ogni tre pagine c’è un disegnino! E che brutti che sono! Lugubri… insomma, fammi un po’ vedere… in tutto di pagine leggibili ce ne sono 23. Per un costo totale di 8 euro.
Praticamente tutto il testo è lungo quanto la quarta di copertina. Leggo quella “… Luogo dell’azione, un labirinto fatto di specchi che riflette immagini all’infinito… un gioco di rimandi fra l’essere e la sua ombra, il corpo e le sue migliaia di copie riflesse, che riproduce l’illusorietà di qualsiasi tentativo di fuga. Un racconto che corre rapido verso un epilogo drammatico… con i lettori schierati al fianco del presunto mostro…).
Fatto. Posso passare a Camilleri.

Promemoria. Devo decidermi a trovare un metodo diverso per scegliere i libri.

cara mila ti scrivo…

di maia, 11 Agosto 2007

Si, lo so, avevo detto che andavo in ferie. E in effetti ero già lì, sulla porta di casa, che arrancavo trascinando un valigione che all’aeroporto mi faranno pagare miliardi di supplemento, tutta sudata, quando all’improvviso… una sorpresa!
Mila Spicola, Mila Spicola in persona, mi ha scritto! Ha replicato al post in cui riportavo la lettera di un’anonima signorina pettoruta che denunciava problemi simili ai suoi (suoi di Mila Spicola), per quanto relativi a parti anatomiche diverse.
Non ho potuto non rispondere al gradito commento.
Anche se mi addolora molto il sospetto che lei (sempre la Spicola) il mio post non l’abbia letto affatto, visto il tono della risposta. Ella (MS) mi accomuna, infatti, a tutti quelli che l’hanno criticata, quando io la sua causa l’ho sposata in pieno!
Non per niente questa è la mia controreplica.

Cara Mila (posso darti del tu?),
hai scritto un commento bello e accorato ma evidentemente indirizzato alla persona sbagliata!
Guarda che io concordo pienamente con te, non è un caso se ho deciso di mettere sul blog quella testimonianza.
Io appoggio le vostre lotte, la tua e quella della signorina pettoruta, senza se e senza ma.
Certo, il solito commentatore ottuso potrebbe ribattere che il tuo discorso sull’abbigliamento femminile non ha senso perché non di coprire la donna si parla, ma del semplice buon senso per cui esistono abbigliamenti più adatti e abbigliamenti meno adatti alle varie situazioni.
E che quindi la tua provocazione dei tacchi a spillo nel cantiere non funziona come spunto di riflessione, ma è un’immagine “evocativa" e molto “furbetta” fine a se stessa.

Potrebbe dire che generalizzare è sempre sciocco e che la banalizzazione dei problemi non aiuta certo a risolverli e anzi offre il destro a chi voglia affossare ogni discussione con la semplice constatazione che di generalizzazione e banalizzazione si è trattato.

Potrebbe inoltre dire che se tanti blog, maschili e femminili, hanno preso di mira il tuo sfogo sparando a zero sul modo e non sul contenuto, questo vuol dire che qualcosa nel modo avrai sbagliato, pur restando degnissimo il contenuto.

Potrebbe continuare ad affermare che più che un atto d’accusa, il tuo sembrava lo spot del tuo (bel) culo e che con le tue parole hai tu stessa attirato l’attenzione più sulle tue doti fisiche che sul messaggio che volevi mandare.

A questo ottuso rispondo prima di tutto che la tua è stata una scelta cosciente e accorta, hai usato contro il “nemico” il suo stesso modo di ragionare e sapendo che la sola cosa di cui vuole leggere è il tuo culo, tu ovviamente di quello hai parlato e in maniera giustamente insistita.

Riguardo alle altre accuse, beh, è inutile perdere tempo a rispondere.
Come hai notato tu stessa, di persone appunto ottuse e scarsamente avvezze al ragionamento si tratta.
Se maschi.
Se femmine, di sicuro si tratta di donne che nutrono una profonda invidia nei confronti del tuo (bellissimo) culo.

Per fortuna in giro ci sono anche donne come me (e come te?) che hanno solo l’invidia del pene!

Siamo noi che salveremo il mondo!

Sempre a disposizione per eventuali controcontrorepliche,
tua
Maia

Ps però magari questa volta aspetta che io sia tornata dalle ferie.

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tutti al mareee…

di maia, 6 Agosto 2007

E alla fine è riuscito a me pure. Di andare in ferie intendo. Ancora non ho scelto la destinazione, so solo che sarà posto di mare.

Nel frattempo questo blog chiude i battenti per un po’ di giorni.
Auguro buone vacanze a tutti quanti, agli amici palesi e quelli anonimi, ai frequentatori stabili e a quelli che son passati anche una sola volta.

Come il tizio che è arrivato qui cercando “la figlia del capo mi fa spogliare nudo”. Caro amico, se la figlia del tuo capo è anche solo vagamente somigliante alla figlia del mio, mi spiace tanto per te. Che dire, ti auguro di andare in vacanza al più presto. Credo tu ne abbia veramente bisogno.

Buone ferie anche al tizio, sempre lo stesso, che viene qui da mesi cercando “puzza nelle orecchie”. Spero sinceramente il riposo vacanziero ti aiuti a risolvere il tuo problema.

E buone ferie a tutti quelli, tanti, tantissimi, che son venuti cercando una delle formule: “visita medica completamente nuda”, “visita medica nuda completamente” (cambiando l’ordine dei fattori, si sa…), “spogliarsi nudo alla visita medica”, “visita medica sexy dal dottore”, “maschi imbarazzati alla visita medica”, e soprattutto il più dubbioso: “spogliata per visita medica?”.

Buone ferie agli appassionati delle acconciature (sinceramente non pensavo ce ne fossero così tanti) che alle ore più improbabili cercano “giochi di parrucchiera” e tutte le sue declinazioni: “giochi di parrucchieri”, “giochi di parrucchiere”. Più l’originale “acconciature strane”.

Buone ferie ai giocherelloni, a quelli che cercano “la soluzione del gioco law and order” (una moltitudine di bari, ecco cosa siete! Ma come, invece di impegnarvi per raggiungere l’agognata meta, cercate le scorciatoie? Vergogna!), come a quello che cerca “giochi al pc di sesso”. Solo, caro amico, sei vuoi un consiglio spassionato, certi giochi rendono al meglio se fatti con persone in carne e ossa, credimi.

Mi lascia un po’ perplessa la ricerca “giochi di topi”. Ma si sa, i gusti son gusti…

Buone ferie agli ormai ex colleghi di mio padre che cercavano: “canzoni per collega che va in pensione” (cavoli che entusiasmo! Ma del resto me lo aspettavo che per voi quello dell’entrata in pensione di mio padre sarebbe stato un gran giorno…), “come festeggiare collega che va in pensione”. “cosa dire ad un collega che va in pensione”, “pensionamento collega antipatico”.
E buone ferie a mio padre che è venuto cercando: “per la cena vi voglio ringraziare uno per uno”.

Buone ferie a tutti quelli che hanno a cuore cose belle come i sentimenti e la famiglia. Gente che cerca “moglie guardona “, “la zia guardona” e “cugine provocanti”. Più il commovente “abbiamo preso casa deciso di sposarci e ora ho dubbi” e l’enigmatico “coppia solo coppia”. Ma anche il quotatissimo “amore”, il triste “io ho 3 amici”, il sincero “io odio gli amici”, il disilluso “falsi amici” e l’ingenuo “esiste l’amore della propria vita? libri da comprare”.

Buone ferie anche a chi ha a cuore altre pulsioni, come “sospiro sessuale”, “focus giornale ed sessuale” (focus??? Con tutte le riviste ben più accurate e scientificamente attendibili che ci sono, proprio focus vai a cercare?) e soprattutto il diretto “vieni a spalmarmi la crema”.

Ferie meno buone mi sento di augurare agli ambigui “suore gloriose” e “suorine al mare fotografie e immagini”.
Insomma, un minimo di contegno!

Ferie grandiose e indimenticabili a chi cercava: “quante persone bevono kimbo” (ma che te frega?), “le iguane vedono?”, “occhiale persa in una catacomba film” e ai musicofili  di “qual’e’ la musica classica sha la la la” e “chiunque può suonare in modo strano”.
È proprio vero, pensa a quello che cerca “suonare il piffero sessuale”!

A proposito di sessuale, capitolo a parte merita l’autore della ricerca “stacchia uomo sessuale”.
Giovanotto, sinceramente non credo il Cavaliere sia contento di un accostamento del genere. Si vergonii!
Per lei prevedo vacanza all’olio di ricino!

A tutti gli altri, invece, tanti baci.
A settembre.

lettera al direttore

di maia, 1 Agosto 2007

Camminando per la strada ho casualmente visto un foglio fittamente scritto abbandonato per terra. Incuriosita, l’ho raccolto e ho cominciato a leggere. Era una lettera.
A quanto pare il famoso il Direttore cui era rivolta non ha ritenuto di doverla pubblicare.

Quindi ho colto la palla al balzo ed ho deciso di farlo io.
Del resto, come detto in altre occasioni e per ben altri e più alti scopi,  io non mi tiro certo indietro quando c’è da far sentire una voce che altrimenti rimarrebbe silenziosa.
E se anche i lettori che passano da queste parti sono pochi, sono comunque buoni. Quasi tutti.
Buona lettura.

Caro direttore, la ringrazio dell’opportunità che mi dà di rispondere a Mila Spicola. Le scrivo perché la pur coraggiosa lettera con la quale la signora ha denunciato il nuovo tipo di discriminazione sessuale che affligge la società contemporanea, ha taciuto un aspetto fondamentale del problema. Aspetto altrettanto importante di quello da lei così ben sviscerato nella lettera a Repubblica. Mi riferisco al problema della V°.
Ebbene sì, in questa società infantile, completamente in balia di uomini-adolescenti continuamente preda dei propri ormoni, non solo le donne dal bel fondoschiena hanno vita dura. Che dire infatti di tutte le tettone? Mi riferisco ovviamente a quelle che si ritrovano il seno grosso per natura e non a quelle rifatte, che, fra parentesi, se vengono discriminate, in fondo se la son cercata.

Direttore, ma lo sa lei che vuol dire girare per le strade portandosi addosso una quinta di seno? Beh, glielo dico io. Pensa che a qualcuno importi della mia maturità scientifica? O del mio diploma come istruttrice di nuoto? O delle mie specializzazioni in storia del crawl e storia della pallanuoto?
No, caro Direttore! Tutti gli uomini con cui cerco di intavolare una discussione, già dopo la prima mezzora smettono di ascoltare le mie disquisizioni sullo sviluppo della fase di recupero nella bracciata a stile libero o sull’evoluzione delle entrate in attacco per, nel migliore dei casi, prendere a fissarmi insistentemente i capezzoli che si intravedono dalla mia scollatura! Nel peggiore dei casi si addormentano.

Direttore, non mi faccio illusioni, so bene che anche lei a questo punto starà solo pensando a mettermi le mani sulle tette! Perché non c’è scampo, siete tutti uguali!
Del resto siamo circondati. Ovunque ti giri, vedi donne bellissime, seminude, che offrono i loro corpi agli sguardi vogliosi di maschi-bambini, convinti che sia loro tutto concesso. Con il risultato che non posso più nemmeno girare per certi quartieri di notte con le mie magliette attillate. Vedesse che reazioni!

Per lo meno quelle ragazze che si denudano in televisione o sui calendari ci guadagnano qualcosa!
E a me che ne viene?
Solo l’umiliazione quotidiana di non sentirmi sufficientemente apprezzata per la mia indubbia intelligenza e ironia e cultura.
Per non parlare del mal di schiena!

Quali soluzioni?
Io non ne vedo, purtroppo.
Temo dovrò arrendermi al triste destino di sentir volare intorno, al mio solo apparire, il tristissimo: “Minchia, che tette!”

Ps alla redazione di Otto e mezzo (e a tutte le altre eventualmente interessate) volevo far presente che se volesse mettere in onda una puntata di approfondimento su questo tema, io sono disponibilissima e che ho un vantaggio enorme nei confronti della mia collega Spicola. Il mio problema, a differenza del suo, è facilmente inquadrabile e potrebbe essere agevolmente mostrato a favor di telecamera.

A vostra disposizione

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