Le pastiglie del re sole – bonbon n.1
Guardi signorina che a noi fa piacere se legge il giornale.
La nostra azienda valorizza nei propri collaboratori la curiosità intellettuale e lo spirito critico.
Solo che lei compra il giornale sbagliato.
Alcune fondamentali conclusioni sul matrimonio (tratte alle due e mezza di notte, con tasso alcoolico n.p.)
Regola n.1
Ad un matrimonio le invitate nubili si riconoscono perché son quelle vestite tipo sposa.
Nei casi più estremi per distinguere quale sia la sposa vera da quelle in speranza potenza non basta seguire i paggetti (si fanno corrompere facilmente), né seguire lo sguardo dello sposo (spesso perso nel vuoto).
Molto più sicuro individuare la mamma della sposa e seguire le sue tracce lagrimatorie.
Regola n.2
La cosa che maggiormente distingue gli invitati maschi dalle invitate femmine in un ricevimento post-matrimonio è il fatto che dopo qualche ora tutte le femmine prendono a camminare con movenze alquanto singolari.
Ciò è dovuto alla successiva
Regola n.3
Quasi tutte le femmine invitate ad un matrimonio indossano scarpe nuove scomodissime.
Tutte le altre non usano scarpe nuove, ma quel paio che tengo da parte per le grandi occasioni… che poi son così carine… non ricordo mica perché non le uso mai!
Regola n.4
L’unica femmina che deroga alla regola n.3 è eventualmente la sposa.
Le più scaltre, forti del fatto che il vestito con strascico non permette agli invitati di intravvedere i loro piedi, subito dopo la cerimonia indossano scarpe da ginnastica. Lerciosissime.
Proprio a sfregio.
Regola n.5
Il matrimonio originale si distingue dagli altri non tanto per la cena a buffet.
Non tanto per il complessino di musica taranta al posto del tradizionale ominotristedanight.
Non tanto per la mancanza della torta nuziale.1
E’ un vero matrimonio originale quando al prete officiante durante la cerimonia gli scappa “tanto a noi del rito ufficiale ce ne frega una sega!”.
Regola n.6
Se ad un matrimonio non vuoi infastidire gli inevitabili parenti anziani non devi assolutamente fare le seguenti cose:
– agli antipasti servire, al posto dei soliti crostini, indistinguibili agglomerati di cibo raffinatissimo.
– invitare un’orchestrina di taranta al posto del solito ominotristedanight.
– far mancare il momento del taglio della torta.
Regola n.7
Se ad un matrimonio non vuoi infastidire le inevitabili amiche zitelle non devi assolutamente fare le seguenti cose:
– invitare un’orchestrina di taranta che inizierà a suonare furiosamente proprio nel momento in cui loro, le amiche zitelle, stavano tirando fuori tutti i giochi che avevano preparato per gli sposi in lunghe notti insonni.
– invitare un’orchestrina di taranta.
– far mancare il momento del lancio del boquet.
Ma soprattutto
Regola n. 8
Mai, e ripeto MAI, farti accompagnare al ricevimento da una coppia che si deve sposare la settimana successiva.
Il tasso di nervosismo che via via si accumula sulla coppietta può raggiungere livelli allarmanti.
Rischi seriamente la vita.
- cosa peraltro notevolissima, visto che obbliga gli sposi al momento della rituale foto del taglio della torta, appunto, a destreggiarsi col taglio di una bignolina alla frutta. Provateci voi con quel palettone! [↩]
Chi fermerà la musica?
Nessuno che non ci stia passando in prima persona può capire che cosa voglia dire vivere intorno alla Fortezza da Basso in questi giorni.
Gli articoli della seppur volenterosa Longo non riescono a rendere minimamente idea del disagio che il cittadino medio fiorentino deve patire da queste parti ogni santo giorno.
Ricordo con nostalgia i bei tempi andati quando la Fortezza era semplicemente un’isola verde nel bel mezzo della città, con tanto di laghetto dei cigni e pista per i grilli1, il tutto intorno ad un monumento cinquecentesco di grande bellezza.
L’unico momento in cui veniva disturbata la mia pubblica quiete (cit.) era verso l’una, quando si aprivano le dighe e decine di adolescenti brufolosi si riversavano fuori dalle mura storiche che ospitavano uno dei licei classici più esclusivi della città.
Adesso il liceo non c’è più e al suo posto son stati installati funzionalissimi padiglioni pronti ad ospitare un numero impressionante di mostre dell’artigianato, della casa, etniche, dell’ambiente, del fitness e chi più ne ha più ne metta.
Tutto è cominciato per colpa del maledettissimo Pitti Immagine. Vedere un tal numero di operatori italiani e stranieri ingorgare i viali di scorrimento bloccando tutta la viabilità cittadina deve aver inorgoglito non poco gli amministratori locali che hanno ben pensato di moltiplicare il numero di occasioni in cui creare quelle simpaticissime code chilometriche.
Voglio dire, quale migliore occasione di socializzazione che passare qualche oretta in compagnia di altri automobilisti incolonnati al tuo fianco? Dopo i primi momenti di bestemmia galoppante nascono delle amicizie che nemmeno su friendfeed!
E così son nati Pitti Donna, Pitti Uomo, Pitti Bimbo, Pitti Filati… A breve sono attesi Pitti Cane, Pitti Gatto e, perché no, Pitti Pianta Grassa.
Ma cosa fare di tanto spazio nel centro cittadino, a pochi passi di alcuni dei monumenti più famosi d’italia in quelle tre-quattro settimane in cui rimane tristemente vuoto?
Idea geniale, ci organizziamo delle feste!
E così è nata la famigerata Festa dell’Unità della Fortezza. Ovvero tre piste da ballo con musica da discoteca. E poi negozi, locali alla moda, ristoranti etnici, scuole di salsa… E la Festa dell’Unità direte voi? E chi se ne frega! rispondevano gli organizzatori. Così si attirano un sacco di ragazzini che sono il futuro della politica e bla bla bla…
Così capitava spesso di vedere i sempre più sparuti militanti, il viso rigato da una lacrima disfattista, riuniti davanti al baracchino della trippa scuotere melanconicamente la testa.
Alla fine i dirigenti del PCI, PDS, DS, Ulivo si sono accorti che a tutti quei ragazzini del futuro della politica non poteva fregargliene di meno, a loro interessava solo spiare il fondoschiena delle cubiste, ammazzandosi di amerikani e tequila bum bum. E che nel contempo i vecchi militanti erano definitivamente emigrati nelle più classiche Feste dell’Unità di provincia, dove non esistono cocktail elaborati e l’unica deroga ai robusti vinelli locali son le solite birracce alla spina.
Così sono arrivati alla conclusione: o si torna a una Festa più sobria e si recupera la politica, o si trasforma definitivamente in una macchina mangiasoldi.
Incapaci di prendere una scelta che sia una, hanno finito per fare entrambe le cose. Scindendo la kermesse in due manifestazione diverse: la Festa dell’estate e la Festa del PD.
Con il risultato che i poveri residenti, invece delle solite tre settimane di patimento, questa volta se ne devono sorbire sei, ben spalmate fra luglio, agosto e settembre.
Perché i residenti è come se nella fortezza ci fossero proprio dentro. E non scherzo.
Un omino dice qualcosa all’amico dall’altra parte dello stand? Qui si sente.
Una signora fa la scema col marito dell’amica sussurrandogli qualcosa nell’orecchio? Qui la sente anche mia nonna, che è un po’ dura d’orecchi.
Anche con le finestre chiuse.
Anche coi doppi vetri.
Così siamo continuamente a rischio infarto.
Voi ci scherzate, ma provate a immaginare come vi sentireste a trovarvi nel mezzo del più placido pomeriggio estivo all’improvviso la voce cupa di Piero Pelù che fa strani versi nel salotto di casa vostra!
E Pelù in fondo era il male minore. Una volta superata la paura iniziale, un paio di buoni tappi per le orecchie attutiscono il danno. Il problema è quando il resto del cartellone è questo.
Vi giuro che il giorno 26 Agosto si è verificato uno strano esodo di massa dal mio quartiere.
Ma questa in fondo era pur sempre la Festa “laica”, quella puramente commerciale. Se nel calderone ci son finiti appuntamenti così commerciali in fondo non c’è nulla di male.
Vedrete quanto sarà diverso quando ci sarà la festa del PD, dicevano.
Vedrete, adesso si fa una cosa seria. Con la politica. Coi dibattiti e tutto.
E infatti adesso che c’è la Festa del PD è tutta un’altra storia.
E’ vero, ci son sempre i ristoranti etnici. E’ vero, ci son sempre gli happening.
Ma l’offerta musicale è ben diversa!
Ieri l’altro, per dire, c’erano i Pooh2.
Amico fragile
Non è un angelo Carlo.
Anzi.
Sempre in giro sulla moto rossa, rumorosissima, la camicia aperta, i capelli al vento come un walker texas ranger de noantri.
Poca voglia di studiare. Diciamo pure nessuna.
Tanti lavoretti iniziati e mai finiti. La vera passione lasciata lì a languire. Il talento sfiorato e mai messo a frutto.
Domani, il corso di affresco lo inizio domani. Domani, la casa per conto mio la cerco domani. Per oggi faccio ancora l’imbianchino. Per stanotte dormo ancora qui, nel magazzino.
Maschera da duro, un sorriso dolcissimo solo per pochi.
E’ strano, dice la gente. Non si diverte a fare pettegolezzi.
Ha già trentadue anni e non pensa a sposarsi. Deve avere qualcosa che non va. Per forza, guarda da quale famiglia viene! Sono poveri straccioni, non hanno un soldo in tasca. Portano gli stessi abiti da anni! E la madre? Lo sai che la madre faceva film porno? L’ho vista con questi occhi! E il padre? Un ubriacone! E lui? Con quei capelli lunghi è di certo un drogato. Hai sentito? Ha stuprato una ragazza alla villa romana! No, ma dai! Io ho sentito che ha ucciso uno…
Del resto è questa da sempre la funzione del “matto del villaggio”. Far divertire il popolo con le leggende che fioriscono sul suo conto. Tanto lui non si interessa a quello che pensa la gente e non perde tempo a smentire.
Ed è proprio questo il problema, il peccato che non gli può essere perdonato.
Bastava fare lo struscio serale a vantarsi cogli uomini del paese delle proprie conquiste.
Ma a lui ingraziarsi la gente non è mai interessato.
Dice sia stata una corda intorno al collo che gli ha tolto il respiro. Io so che son state le parole dure e senza pietà degli abitanti di quell’angolo di paradiso, di quel posto da cartolina dove, dice, tutti si vogliono un gran bene.
Le grandi inchieste di Solo in Superficie – stimoli, reazioni e riflessi (1)
Innanzitutto un poco di teoria (pochissima, altrimenti smettete subito di leggere).
Da Wikipedia
Il riflesso condizionato è la risposta che il soggetto dà alla presentazione di uno stimolo condizionato.
…
Il r. c. è una reazione prodotta nell’animale in cattività da un elemento esterno, che l’animale si abitua ad associare ad un preciso stimolo.
Centrali per il condizionamento classico sono i riflessi, ovvero risposte non apprese, come la salivazione, la contrazione pupillare, la chiusura degli occhi.
Wiki prosegue nella spiegazione citando il famoso esperimento pavloviano del cane, la carne e il campanello (che detta così sembra una barzelletta e invece è roba serissima, roba di scienziati).
Quello che voglio dimostrarvi è come col cambiare della società cambiano gli stimoli ma non le reazioni, ovvero i riflessi, che restano immutabili, specialmente in quello strano essere animale chiamato “Uomo Moderno”.
L’Uomo Moderno (termine divulgativo per “Pitecantropo Perraro Erectus”, già citato qui) si divide fondamentalmente in due grandi sottospecie:
l’Uomo Moderno Adeguato (PPEA) e l’Uomo Moderno Antiquato (PPEA). E’ vero, le sigle sono identiche, ma dopotutto non è risaputo che in fondo in fondo gli uomini sono tutti uguali?
Il primo (chiamiamolo pure PPEA1) si è arreso alla società contemporanea. E’ completamente aderente all’immagine che la pubblicità dà di lui. Guida solo minuscole smart o mastodontici suv, indossa pantaloni rossi o arancioni, usa balsami per la pelle, cremine per le occhiaie, esfolianti per il viso (i più adeguati anche un velo di fard sulle gote) ed un enorme paio di occhialoni da sole, necessari soprattutto di notte.
Il PPEA Antiquato (chiamiamolo pure PPEA-sauro) francamente se ne infischia. Lui guarda solo le pubblicità delle macchine con le donnine nude, guida ford fiesta del ’76 e trascorre le serate a fare gare di rutti. Per lui il tocco d’eleganza è la frittella sulla canotta, sempre a vista, e l’unica crescita personale che persegue è quella della propria epa.
Ebbene, per quanto possa apparire incredibile, i due tipi di PPEA rispondono agli stessi stimoli.
Basta vedere come reagiscono al suono di un televisore che si accende o del sintonizzatore di una radiolina (il PPEA-sauro) la domenica pomeriggio. O la domenica sera. O il sabato sera. O il martedì, il mercoledì e il giovedì sera. Forse prima o poi anche il lunedì sera. Verso le 20,45.
Le antenne si drizzano, la salivazione aumenta, le pupille si contraggono, gli occhi si socchiudono…
E per i successivi novanta minuti (più intervallo, più eventuali supplementari e rigori) non c’è cristi, cadono in uno stato di catatonia totale, condita da versi gutturali e improperi decisamente terrificanti.
Stesso discorso, più o meno, davanti al nuovo programma di informazione della Chiabotto. Nessun PPEA in realtà sa che cosa lei dica, però tutti son concordi sul fatto che lo dice benissimo.
Nulla di cui stupirsi, in fondo.
L’istinto di sopravvivenza fa sì che i maschi delle specie più evolute siano costantemente attratti dai due cose: la possibilità di accapigliarsi su questioni di lana caprina e i programmi d’informazione.
Ma un nuovo riflesso condizionato sta prendendo sempre più piede nel mondo dei PPEA.
Si tratta del temibile SdOS.
(continua…)
Le grandi interviste di Solo in Superficie – cineserie
(a Francesco)
e dunque signora maia… posso chiamarla signora maia?
no, no, signorina, prego.
bene, signorina, tutti i nostri lettori pendono dalle sue labbra. Cosa si prova ad essere una delle più grandi esperte di cineserie?
mah, le dirò, è un grosso peso.
Soprattutto in tempo di olimpiadi, quando gli occhi di tutto il mondo son puntati su Pechino.
In effetti sembra un compito davvero molto gravoso
Lei non può nemmeno immaginare quanto. Essere perennemente circondata dai vicini di casa, quei quattro vecchiacci sordi e bavosi che fanno più domande dei bimbi piccoli… Che poi non vale neanche la pena di rispondergli, che tanto le risposte se le dimenticano subito!
Comincio a capire i loro poveri parenti che d’estate li abbandonano in città coi pretesti più disparati.
No sai babbo, ti porterei con me… però… sai qui al mare tira troppo un vento fresco, che te ormai sei abituato alla calura cittadina e il cambio climatico ti farebbe schiantare!
No guarda mamma, ti porterei tanto volentieri con me, ma lì alle maldive si mangia di un maaale… Guarda, gli vien mal di pancia a tutti! E infatti è per questo che ti lascio i bimbi. Ma tranquilla, non ti preoccupare per me, fra tre-quattro settimane torno.
Che poi sempre meglio abbandonarli in città che sull’autostrada.
Voglio dire, così un tetto ce l’hanno e alcuni ci hanno pure l’aria condizionata!
Sì, bene… ma, ci dica, come ha fatto a diventare un’esperta così autorevole nel suo campo?
Mi son vista un’intera puntata di quark tempo fa. Gran bella puntata. E anche due o tre puntate di Angela figlio, che c’ha un programma tutto suo, non so se l’ha visto. Fra l’altro son puntate molto più corte, ci si annoia di meno, solo che c’è il rischio che se vai in bagno un attimo ti perdi il finale e magari rimani per tutta la vita col dubbio se Michelangelo se li era poi tolti gli stivali.
Molto interessante… Ma avrà usato anche altre fonti, immagino
Ma certo! Ho approfondito gli studi su wikipedia. Non so se la conosce. Lei va lì, pigia un bottone ed esce di tutto.
E’ così che son diventata la maggior esperta di tango cingalese, fra l’altro.
Per non parlare dei cartoni. Seguo da anni i cartoni animati e lì si vede proprio tutto della loro cultura, degli usi e costumi, dell’abbigliamento…
Scusi, ma i cartoni non sono giapponesi?
Evabbè, non è che ci sia poi tutta questa differenza…
E infine la specializzazione me la son presa praticando tai chi.
Oh, il Tai Chi. Grande disciplina fisico-meditativa che affonda le sue radici teoriche nel taoismo. Questo forse è uno dei modi migliori per penetrare nella cultura cinese. E lei quale stile pratica? Il Chen? Lo Yang?
Ora se era in o ian non me lo ricordo. Però mi ricordo che mi è molto piaciuto. Sono state le due settimane più meditative della mia vita.
Comunque la tecnica non è che sia questo gran mistero, eh.
Dunque si avanza per un po’ di metri (una decina o anche meno, a seconda di quanto è grande la palestra), poi si torna indietro camminando all’indietro, poi si torna in là camminando di lato, come i gamberi, poi si torna in qua, sempre come i gamberi. E alla fine ci si ritrova sempre sul punto di partenza.
Un po’ come fare cyclette o tapis roulant, ma senza attrezzi e facendo molti versi con le braccia.
Poi però la palestra sotto casa ha chiuso… Peccato, perché costava anche poco.
Molto suggestivo.
Progetti per il futuro?
Sì, per un po’ basta filosofia, che dopo un po’ stufa. Adesso vorrei dedicarmi all’arte.
Guardi, se riesco a recuperare quella puntata di Angela mi guardo la fine.
E poi potrà intervistarmi su Michelangelo.
Il Mistero del Sacro Plin Plin (Plin)
(Dove si parla di portentosi mantra, misteriosi vendicatori e acque della salute)
E’ buffo, però a volte le scoperte più importanti (e inquietanti) della vita si fanno per puro caso.
Un tizio si fa una pennica sotto un albero e gli cade una mela in testa.
Oppure un altro sta a guardare le crepe del soffitto di una chiesa e si accorge che il lampadario dondola.
O un altro ancora pensa di andare a farsi una tranquilla crociera fino fino in Tailandia navigando su rotte ignote al turismo di massa e si ritrova in un continente sconosciuto1
Così io ho finalmente risolto uno dei più tormentati crucci della mia esistenza grazie ad una battuta di andrea.
Sono anni che mi chiedo quale oscura forza mi tenga ancora avvinta alla canzoncina della pubblicità di una marca di pasta.
L’antica nenia recitava così: “PLIN PLIN PLIN, TORTELLIN! con due uova di gallina ed un chilo di farina, carne, grana, prosciuttini, ecco i veri tortellini…”
Il fenomeno mi terrorizzava, nessuna ipotesi razionale poteva spiegare l’enorme potere esercitato da una filastrocca pubblicitaria sul mio cervello. Quando prende possesso della mia testa nulla più riesce ad allontanarla e mi ritrovo a canticchiarla per ore ed ore (orribili ore) ininterrottamente. Come un disco rotto.
Non sapevo più cosa fare. Temevo di essere posseduta dallo spirito dei prosciuttini assassini. Che, sterminati dai produttori di tortellini, erano tornati in vita per uccidere tutti quelli che ne avevano mangiati.
E la morte a seguito di canzoncina perpetua è una morte orribile, vi assicuro.
Ma adesso tutto un mondo mi si è aperto davanti agli occhi.
Le paure si sono dissolte, una spiegazione razionale c’è.
E’ il misterioso potere del Mantra Plin Plin che seduce le menti e le conquista.
Niente più notti insonni, niente incubi pulp in cui schiere di porchette marciano in fila serrate per la conquista della terra!
E’ solo un mantra!
Però…
Però a pensarci bene un terribile dubbio si insinua.
E le acque della salute che fanno fare plin plin?
Che c’entrano loro?
Perché i pubblicitari hanno scelto proprio quella parola?
Quale collegamento può esistere fra una marca di tortellini e le vie pimplinarie?
Che in realtà i committenti della pubblicità sappiano qualcosa che noi non sappiamo sul potente mantra?
E chi sono in realtà questi committenti?
Che siano semplici produttori di acque della salute non se la beve nessuno!
Ma certo, è un complotto!
Le suore e i maiali assassini vogliono sottometterci tutti a suon di canzoncine e frequenti ritirate nei bagni!
Che qualcuno ci salvi dai porcellini!
Che qualcuno ci salvi dalle suore pulite dentro e belle fuori!
- sconosciuto a lui, non certo ai Templari, che in America ci andavano regolarmente da centinaia di anni seguendo le rotte dei vichinghi. Solo che, esosi com’erano, avevano istituito solo viaggi in business class e con la crisi delle stoffe da vela, che a quei tempi avevano superato la soglia psicologica dei 200 fiorini a metro quadro, nessuno poteva più permettersi il prezzo del biglietto. Fu così che gli uomini si scordarono delle nuove terre. Finché non ci arrivò questo genovese erotomane. Che altro che manie di scoperta, altro che spirito di avventura. Lo sappiamo tutti benissimo che cosa ci voleva andare a fare in Tailandia…. [↩]