La vita è meravigliosa – reloaded

di maia, 25 Dicembre 2009

(Come preannunciato ieri, ecco il post di natale che vi avevo promesso.
L’avevo già postato, ve l’ho detto, ma tanto, era vecchissimo, e nessuno se ne ricorderà più. Tranne i più belli di voi.)

Its-A-Wonderful-LifeIl mio problema è che guardo troppi film.
E ne rimango terribilmente impressionata.
Come quella volta dopo matrix, quando cercavo ovunque la pillolina blu che mi avrebbe fatto risvegliare tranquillamente nel mio letto. Alla fine l’ho trovata. E mi sono risvegliata nella tana del bianconiglio.
O quella volta dopo jfk, quando sperimentavo la teoria del proiettile impazzito dalle finestre di casa.
Ma nessun film, e ripeto nessuno, è pericoloso quanto “la vita è meravigliosa”.
Ricordo quando lo facevano ogni anno in tv. Non appena le case andavano riempiendosi di alberi di natale e panettoni, lui zac! Si presentava in tutto il suo abbagliante bianco e nero.

Odiavo quel film, mi faceva piangere sempre. Mia mamma, inflessibile, ci obbligava a guardarlo. Lei adorava quel film. La faceva piangere sempre.
Ma da un po’ di anni non lo trasmettono più. Non sulle reti principali, almeno. Ogni tanto lo si vede sbucare su qualche canale locale.
Quest’anno, per esempio, era su tv-quartiere 5. Non lo si poteva guardare. La pellicola saltellante, l’audio fuori sincrono. Una pena. E sono stata assalita da un’ondata di nostalgia. In fondo mamma è tanto che non piange più come si deve. Frignucola ogni tanto, ma si vede che non lo fa con vera soddisfazione.
Così sono andata di nascosto in videoteca (in epoca emuliana è diventata pratica inconfessabile) e l’ho visto.
Tutto solo nel reparto Frank Capra. Tutti gli altri erano stati comprati, tutti gli “Accadde una notte”, i “Meet John Doe”, gli “Arsenico e vecchi merletti”… solo lui era rimasto lì. Avrei dovuto capire che non era una buona idea.
E invece l’ho preso.
A casa, tutti erano impazziti dietro il cenone di natale. Non ho provato nemmeno ad offrire il mio aiuto. Da quando ho visto ratatouille mi è proibito l’accesso in cucina.
Mi sono rinchiusa nella cameretta e ho inserito il dvd nel lettore.
Dopo due secondi ero irritata dalla saccenteria di quell’operetta morale, annegata sotto strati e strati di melassa.
Dopo quattro innaffiavo il parquet delle mie calde lacrime.
Santo cielo, mi dicevo, ognuno di noi è importante, ma che dico, fondamentale nella vita altrui! E ognuno è artefice del proprio destino! Se solo lo voglio, posso riuscire in tutto. Voglio fare miss universo? Basta volerlo! Voglio diventare campionessa del mondo di qualunque cosa? Basta volerlo! Voglio diventare miliardaria? Basta volerlo!
Basta mettersi in bilico su un ponte la notte di natale e minacciare di buttarsi di sotto ed ecco che l’angelo di seconda classe comparirà al mio fianco e mi indicherà la strada!
Aspetto trepidante l’avvicinarsi della mezzanotte. Appena mi accorgo che tutti i familiari sono in preda ai fumi dell’alcol e cominciano a cantare novene pasquali, sgattaiolo fuori di casa e mi avvio verso Pont sur Mugnon.
L’avevo scelto con cura.
Doveva essere un ponte abbastanza bello, con eleganza e dignità di ponte da (pseudo)tentato suicidio.
Ma non doveva essere troppo centrale o frequentato, altrimenti correvo il rischio che qualche benintenzionato di passaggio si mettesse in testa di “salvarmi” prima dell’arrivo del mio Clarence.
Pont sur Mugnon è perfetto per questo. Solido, sobrio e isolato.
Mi inerpico sul mezzo metro e passa della spalletta e comincio a guardare verso l’alto.

Niente.

Porta pazienza, mi dico, Clarence e i suoi in fondo operano in america, per quanto angeli, ci vorrà pure del tempo per arrivare sin qua.

Dopo qualche ora comincio a spazientirmi.
“ehi, lassù, mi vedete? Io son qui, sul ponte. Sfiduciata nella vita, nelle mie capacità, ecc ecc. e sto per buttarmi. Capito? IO STO PER BUTTARMI!”

Niente.

“Allora? Siete sordi? IO MI BUTTO, EH”

Niente.

Vabbè, è la notte di natale, magari adesso sono impegnati. Tanto io non ho fretta. A casa sono tutti ubriachi e comunque c’è cibo in abbondanza, almeno fino al ventisette non si accorgeranno nemmeno della mia assenza.
Posso aspettare.
Però fa freddo…
Magari se saltello un po’ mi riscaldo.
Certo, se nevicasse sarebbe meglio. Sarebbe più romantico. Vuoi mettere con questa pioggerellina? E questo ghiacc…

Per fortuna il ponte che avevo scelto non era troppo alto.
Ho qualche costola dolorante e una gamba ingessata, ma in fondo non me la passo niente male.
È vero, è una seccatura rimanere immobilizzati su una sedia a rotelle, però almeno adesso sono al centro dell’attenzione. I dottori hanno detto che devo starmene calma e in assoluto riposo per qualche tempo e i miei mi vezzeggiano premurosamente. Mi hanno addirittura regalato un film!
Ehi, è Hitchcock! Io adoro Hitchcock!
E “la finestra sul cortile” non l’ho mai visto!

Partenze felici – ovvero, come rovinarsi una vacanza prima ancora di partire

di maia, 24 Dicembre 2009

E dunque eccolo.
Con una lentezza esasperante, ma alla fine è arrivato.
Non ho mai atteso tanto il natale (e guardato tanto le previsioni meteorologiche) come quest’anno.
No, non sono diventata improvvisamente buona (lo spirito natalizio, che rende tutti quanti così tanto gentili e generosi, non mi avrà mai), è che quest’anno è diverso. Quest’anno me ne vado.
Nulla di esotico o speciale.
Si tratta di qualcosa di finemente erotico. Erotico quanto può esserlo conoscere carnalmente una città che si è lungamente concupita intellettivamente.
Come un amante virtuale che non vede l’ora di incontrare (e toccare, finalmente!) la sua compagna di estenuanti videochattate notturne, io ho vissuto questi ultimi giorni in un misto di tensione preeiaculatoria e ansia da prestazione1.
E adesso che l’ora si avvicina, mi stanno prendendo tutte le paure di questo mondo.
E se quel delizioso alberghetto, giusto in centro, che nelle foto pubblicitarie sembra una reggia, si rivela una catapecchia? E se la famigerata sfiga da overbooking colpisce noi stavolta e finiamo a pernottare nel locale caldaie? E se stanotte rinevica e viene giù una tomenta mai vista e vengono cancellati tutti i voli? E se nell’andare all’aeroporto scivolo sull’ultimo centimetro quadrato di ghiaccio e cado e mi rompo un braccio?
Sì, lo so, in questo momento assomiglio incredibilmente ad un quindicenne brufoloso nel momento esatto in cui sta per addentare la sua prima fetta di parmigiana alle melanzane. Cerco di darmi un contegno (insomma, non posso farmi vedere così in pubblico!) e di pensare positivo.
No, per quanto ritoccate, le foto non possono mentire così tanto. No, l’agenzia con cui abbiamo prenotato è seria, l’abbiamo già usata in passato e non è successo nulla di brutto. No, oggi c’era un sole estivo, la gente usciva per strada in costume e a Palermo facevano addirittura il bagno2. E no, domani mattina non cadrò, se scivolo mi aggrappo al mio uomo (ora, uomo… si vede che lo spirito natalizio alla fine ha contagiato anche me) che mi sosterrà, a costo di cadere lui. E se cade lui, pace, qui siam dotati di ottimi ospedali. E vedrò di non mancargli. Lo inonderò di tante di quelle cartoline da Londra che gli sembrerà quasi di esserci anche lui.
Così, cari amici miei, me ne vado. Cioè, al momento in cui vi scrivo gli aeroporti di Firenze e Londra3 sono entrambi aperti (no, aspetta, adesso no… ah, ecco, adesso sì), quindi è confermato, domani parto, no aspetta… pare sia in corso un’invasione di cavallette sulla pista di Peretola4… ah, ok, risolta, allora sì, è confermato, parto.
Però non vi lascio soli. eh. So quanto potrei mancarvi, a entrambi voi che mi leggete.
Quindi, per il vostro diletto, vi lascio un post che si materializzerà qui il giorno 25 dicembre e ci rimarrà finché non torno.
E’ una roba che ho già pubblicato, ma tanto tempo fa, quindi ve la sarete già dimenticata.
E poi è la cosa più natalizia che io abbia mai scritto e non vorrete mica che in queste condizioni io mi metta a scrivere qualcosa di nuovo!
Un minimo di comprensione, su, siate buoni che siamo a natale!
E se fra un po’ di tempo, facciamo due mesi, il post di natale è sempre lì, senza aggiornamenti, vi autorizzo a preoccuparvi.
Per favore mandate qualcuno a cercarci nel locale caldaie del nostro hotel.
Ci sarà stata sicuramente una fuga di gas.

Buon natale a tutti!

  1. e se poi i miei capelli non piacessero alla Torre di Londra? e se il Tate Modern odiasse la mia sciarpa a righe? e se non andassi a genio al Big Bang? Dio, non posso fare brutta figura davanti al Big Bang! (o come diavolo si chiama) []
  2. sto cercando di farmi coraggio, il fatto che qui non stiamo a Palermo non mi sembra davvero un’obiezione da tirar fuori adesso []
  3. e non mi chiedete quale. Quanti aeroporti ci saranno adesso a Londra? []
  4. dio, Peretola! Sì, vabbè, lo so che l’aeroporto si chiama con un nome figo tipo GalileoGalilei, LeonardodaVinci o AmerigoVespucci, però per noi è e rimane Peretola. Nei secoli []

FìdFrien – fenomenologia di un posto che non c’è

di maia, 9 Dicembre 2009

Allora, lo dico subito, io non frequento FaceBook. Lo so, questo fa di me un essere socialmente limitato. O definitivamente snob1.
Ma guardate che mi state fraintendendo. Io ci ho provato, eh. Che tutti i miei amici continuavano a mandarmi link ai quali regolarmente non potevo accedere, non facendo parte della cricca.
Allora mi sono iscritta, ci ho girato quei cinque, dieci minuti che mi hanno lasciato perplessa, quegli altri venti o trenta che mi hanno fatto annoiare, e me ne sono andata.
Il punto è che quando non hai niente da pubblicizzare (un libro, un disco, te stesso) e non ti appassioni ai giochini che ci son dentro2, allora tutto il resto che si fa su FaceBook lo si può tranquillamente fare altrove. Senza correre il rischio di essere individuato dalla compagna di banco delle medie che avevi così accuratamente evitato per tutta una vita3.
E così faccio io. Io frequento un posto bellissimo che si chiama FìdFrien4.
L’ho scoperto per caso, un giorno che pedinavo di nascosto il mio fidanzato.
In questo posto è pieno di gente interessantissima (e non), divertententissima (e non) che socializza e si inventa giochi di gruppo, non a sfondo sessuale (almeno quelli che conosco io), che commenta in diretta le notizie e inizia discussioni su tutto lo scibile umano (e non).
Certo, mancano i giochini e i gruppi pro/antiqualchecosa, e i mezzi per adescare velocemente uomini/donne per focosi incontri sessuali usa-e-getta5, però se è la smania di apparire e l’esibizionismo autopromozionale che vi attirano, vi assicuro che anche qui non mancano. Per dire, anche qui è pieno di gentili signorine che, con la scusa di mostrare quanto gli si è gonfiato il pancino, postano foto di sé con la schiena inarcata al massimo, a rischio scoliosi fulminante, nel tentativo di dare un senso all’investimento in wonder-bra che ha appena prosciugato il loro conto in banca.
Oppure di simpatiche signorine che postano foto mentre fanno cose simpaticissime, tipo truccarsi, provare abiti sexy, o mangiare un vasetto di nutella col dito, guardando birichinamente in camera, come per dire “guarda come sono birichinamente simpatica, ma comunque troppo di classe e/o intelligente per andare a fare la stessa identica cosa in un posto così volgarmente bimbominkia come FB!”.
E, ovviamente, la cosa è molto apprezzata da certo tipo di utente maschio che, troppo di classe e/o intelligente per andare ad apprezzare le stesse identiche cose in un posto così volgarmente bimbominkia come FB, è così contento di ritrovarsele anche qui, da eccedere nei complimenti.
Talvolta si trovano interessanti conversazioni sul senso del neutrino di questi tempi, così elettrici, gratificate da rarissimi commenti, mentre la foto delle nuova pettinatura di una tizia vestitissima6 si trova sommersa da più palline gialle (in gergo tecnico, LIKE) del mio albero di natale, e da caterve di commenti entusiastici sull’evidente classe e/o intelligenza della pettinatura testé immortalata.
Ma si tratta di incidenti di percorso.
In sintesi, cari amici, passate tutti tranquillamente su FìdFrien.
Vi divertirete.
E comunque esiste sempre il tasto HIDE.

  1. eccone un’altra che non si iscrive e lo sbandiera perché ha la spocchia sotto il naso. O come si dice. Scommetto che quando scrive, non mette neppure le faccine. Dio, è COSI’ cheap! []
  2. che ci devono aver messo qualcosa che dà assuefazione. Mia sorella non se ne stacca nemmeno sotto la doccia. Nemmeno mentre fa sesso. Nemmeno mentre fa sesso sotto la doccia []
  3. le compagne delle medie sono tremendissime. Per quanto ti adoperi per far scomparire le tue tracce, loro hanno un fiuto particolare. Riescono sempre a stanarti. E sempre in situazioni imbarazzanti. Mentre, ferma a uno stop, ti stai mettendo un dito nel naso, mentre in farmacia stai comprando un anello stimolante, mentre, sotto la doccia, stai limonando con il loro uomo. Facebook in mano a queste persone è l’arma di distruzione finale []
  4. marchio registrato sidgi []
  5. tutte cose che comunque preferisco organizzare attraverso canali più riservati []
  6. ehi, siamo di classe qui, ricordate? niente foto seminude, meglio un più elegante vedo-non-vedo- ma ti lascio intendere che se mi liki presto mi vedrai eccome! []
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Le meravigliose scoperte di maia – no no B day

di maia, 5 Dicembre 2009

Oggi ho imparato che c’è tempo e luogo per ogni tipo di conversazione.
Per esempio, quando si è dall’estetista non bisogna mai, MAI, parlare di politica.
Specialmente mentre l’estetista, berlusconiana, ti sta facendo la ceretta all’inguine.

Incompreso

di maia, 30 Novembre 2009

Che poi non è che siano cattivi, i miei. Mi voglio bene e tutto.
Solo è un po’ di tempo che facciamo sempre più fatica a comprenderci.
Sia chiaro, l’incomprensione viene da ambo le parti.
Io, per esempio non riesco proprio a capire come si faccia, una volta raggiunta la meritata pensione, dopo dopo tutta una vita di lavoro snervante e tedioso, ad alzarsi tutti i santi giorni alle sette di mattina per andare in palestra.
Giuro!
Che poi me li immagino, lì, davanti alla meravigliosa struttura ipermoderna e superaccessoriata1, soli, al freddo e al gelo, sotto la bruma autunnale, gelata, con un patetico fumetto, gelato, che gli esce dalla bocca2 con le mani e la faccia schiacciate sui vetri delle porte, inesorabilmente chiuse, in attesa che apra.
Ma che ci andate a fare così presto, mi chiedo io.
E’ che la palestra è frequentata da professionisti, mi dicono, quindi apre molto presto e noi vogliamo essere i primi ad arrivare. Così tutti gli attrezzi migliori sono nostri!
Ecco, nulla da dire sulle scelte personali, mi rendo perfettamente conto che possedere non una cyclette, ma LA cyclette, quella migliore di tutte3 per primi sia una cosa che effettivamente deve dare delle soddisfazioni. E va bene.
Però mi chiedo, che bisogno c’è di starci tutta la mattina? A sudare e faticare e sbuffare e farsi venire i crampi per cinque ore filate. Tutti i santi giorni che dio manda in terra.
E non scherzo, qui si parla di gente che esce alle sette e torna al tocco4, giusto in tempo per buttare giù un brodino (nelle condizioni in cui tornano non sarebbero in grado di assimilare niente altro) e buttarsi sul letto, distrutti, fino alle sette di sera.
Sono io che ho le allucinazioni o i due cari ascendenti si sono cercati un surrogato del lavoro, il più simile possibile all’originale, con orari rigidi, sempre uguali, che occupino tutto il meglio della giornata (la parte in cui si potrebbe comodamente poltrire sotto il piumone), correndo e sgobbando, pedalando e sgomitando per rimanere sempre fissi allo stesso posto, con tanto di capetto che ti insulta perché secondo lui non sudi mai abbastanza?
E, massimo dell’allucinazione, qui nemmeno ti pagano. Anzi, sei tu che devolvi quasi tutti i tuoi averi per farti trattare così!

  1. pare abbiano la rubinetteria dei bagni in oro puro a 1000 carati, con rifiniture in diamanti e zaffiri dell’africa australe e i salvapiedi, quelle pezzoline, sapete, che si mettono fuori dalle docce per non bagnare per terra, in vera pelle di cucciolo di bambi appena nato ndr []
  2. intendo dalla bocca di mio padre. da quella di mia madre esce solo un perenne fumetto di nicotina, anche quando non ha la sigaretta accesa []
  3. con quale criterio si sceglie poi? magari ha i cerchi in lega, abs, bot e cct di serie []
  4. ovvero le ore una, fiorentinismo ndt []

Ricorrenze

di maia, 19 Novembre 2009

Loro: taaaanti auguri! Allora! Hai visto che non ce ne siamo scordati?

maia: ehm… veramente era due giorni fa…

Lei: vabbè, meglio tardi che mai, no? E poi comunque se siamo qui vuol dire che alla fine non ce ne siamo proprio dimenticati dimenticati. Guarda, c’è anche il dolce!

maia: ma non è quello avanzato dal compleanno del cane?

L’altra: maremma che tignosa! E questo? Hai visto che ti abbiamo fatto anche un pensierino?

maia: ma tu guarda… assomiglia alla carta in cui era avvolto il regalo per il compleanno del babbo…

Lui: ma insomma! Non ti va bene proprio niente! Scommetto nemmeno il regalo!

maia: No, no, è bellissimo. E’ la più bella cravatta che abbia mai ricevuto!

Scambisti

di maia, 3 Novembre 2009

Non so mica com’è successo.
So solo che ieri sera me ne sono andata a dormire con il mio piede, come al solito, e stamani mi son svegliata con il piede di un altro.
Fra l’altro un piede nemmeno bello a vedersi.
E’ un piede grosso e gonfio e nero.
E un po’ stronzo. Che appena lo poggio per terra, mi duole. E se provo ad alzarmi, mi fa crollare a pelle d’orso.

Non è così che si fa.
Uno non può andarsene a letto bello tranquillo, accoccolarsi sotto il piumone per dormire il sonno del giusto, e poi risvegliarsi con il piede cambiato!
Va bene, posso capire che un bel piede possa far gola a un sacco di gente. Specialmente agli animi bruti con piedi orrendamente gonfi e neri. Ma perché proprio il mio?
Perché non il piede di una modella, di un’attrice. Di una ministra.
Ve lo dico io perché. Perché attorno ai piedi di ogni ministra, di ogni velina, di ogni ragazza immagine, è pieno così di energumeni e rubarli si fa troppo rischioso. E allora si rubano i piedi ai poveracci che non possiedono nemmeno una pulce da guardia.
Bella forza!
Bel coraggio!
Ahi serva Italia, di dolore ostello, non donna di province, ma bordello!
Ecco, si pensasse un po’ meno ai bordelli e un po’ più ai veri problemi che attanagliano la gente, tipo gli scambisti di piedi. Allora sì che saremmo in un paese che può davvero definirsi civile!