Cena di società
Così anche quest’anno ci siamo. Puntuale come un condono tremontiano, è arrivato il momento della famigerata Cena Aziendale.
La volta scorsa non avevo partecipato all’evento per problemi personali (ora non ricordo più se per via delle papille gustative interrotte o il gomito che faceva contatto con il piede, ndr), ma più o meno so già cosa mi aspetta.
Oltre alla solita allegria sincera e spontanea che si può riscontrare in ogni festa aziendale, in questa, a differenza di quelle che si facevano dove lavoravo prima, c’è qualcosa di più.
Non si tratta solo più di mangiare e bere1. Qui si gioca pesante.
La serata comincia alle sei e mezzo, nella sala conferenze dell’albergo/villa medicea scelta per l’occasione. Tutti i dipendenti si accalcano nelle ultime file. Alcuni sembrano giocare allegramente a sbarbacipolla, ma, ad un’analisi più attenta si vede benissimo che sono gli ultimi arrivati che, pur di non finire seduti nelle prime file, cercano di togliere il posto con la violenza e l’inganno a chi è stato più previdente di loro ed ha saltato il cocktail di benvenuto pur di piazzarsi in posizione strategica.
Il Capo, microfono alla mano, comincia a richiamare a gran voce i più violenti e li fa accomodare in prima fila.
Una volta ristabilito l’ordine, comincia lo show.
Si parte coi ringraziamenti per essere venuti e, subito, un paio di battute esilaranti2.
Tutti ridono.
Proprio tutti. Anche i nuovi arrivati.
Il merito è dei più “anziani”3 che con un elaborato sistema misto di gomitate ben piantate nei fianchi e pulcisecche nelle cosce, fan capire ai neofiti quand’è il momento giusto per ridere e quale quello per apparire seriamente interessati al discorso4.
Una volta terminata la slide coi grafici sui risultati economici dell’anno, parte un filmato sui successi commerciali dell’azienda. Il Capo, sorridente, stringe la mano al presidente della Polonia, bacia il sottosegretario agli esteri rumeno, brinda con qualche magnate di Casalpusterlengo. Le immagini vengono alternate a quelle di folle oceaniche plaudenti. In sottofondo parte una musichina sempre più invadente. Sale di tono, compaiono delle scritte sullo schermo a mò di karaoke. I dipendenti si alzano come un sol uomo (comprese le due che si erano opportunamente nascoste dietro le sedie di quelli davanti per mangiarsi in santa pace un panino al prosciutto) e iniziano a cantare Menomale che il Capo c’è!
Il Capo, commosso da tanto affetto, estrae con mossa plateale ma elegante, da vero attore consumato, una serie di oggettini da un pacco. Sono sue foto autografate, stampate su rara pergamena, deliziosi regalini con cui omaggia i propri dipendenti.
Tutti ridono felici, baci, abbracci, champagne. Fine spettacolo.
Finalmente si cena.
- in occasioni del genere, si sa, quando devi passare intere ore in ambiente seminformale col tuo capo, col quale chiaramente non sai di che cosa parlare se non ci sono argomenti lavorativi di mezzo, l’unica è riempirsi continuamente la bocca di cibo e vino, mantenendo un sorriso ebete per tutto il tempo [↩]
- metti un microfono in mano a un Capo e questi, indipendentemente da età, attitudini e carattere, comincerà a gigioneggiare impunemente, sentendosi improvvisamente un ibrido fra Bisio e Padoa Schioppa. Spiritoso come il primo e autorevole come il secondo. Pensa lui [↩]
- si riconoscono perché son quelli che durante il discorso del Capo hanno gli auricolari dell’ipod nelle orecchie, ma sanno ugualmente il punto esatto in cui inserire la risata. Anni e anni di riunioni simili li hanno ormai addestrati a riconoscere alla perfezione cosa il Capo si attenda dal suo uditorio, semplicemente analizzandone la mimica [↩]
- A qualche nuovo arrivato un po’ più lento nel comprendere la segnaletica può capitare di invertirne il significato e di mettersi a ridere sguaiatamente mentre il Capo sta illustrando come gli utili siano drammaticamente dimezzati nel corso dell’ultimo semestre. Poco male. In questi casi parte immediatamente una lettera di richiamo, del genere Lei avrà cinque giorni di tempo per fornire una giustificazione scritta, altrimenti verrà adibito a funzioni di magazzinaggio, nonché pulizia dei cessi [↩]
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Commento by bloggo — 17 Luglio 2009
neache herbalife sarebbero capaci di tanto delirio
Commento by maia — 17 Luglio 2009
caro bloggo, che piacere!
ma lo credo bene che herbalife non ne sarebbe capace, mica è all’altezza!
a proposito, visti i risultati ottenuti, visto vista la Sua partecipazione commossa, gradirei omaggiarLa con un regalino di benvenuto.
Ho giusto qui una foto di un piacente uomo settantenne, da lui medesimo autografata…
Commento by Lukather — 17 Luglio 2009
Anni fa mio padre è stato ad una cena aziendale con spettacolo finale di Giucas Casella, naturalmente conpersone ‘bloccate’ con le mani intrecciate. Che tristezza
Commento by maia — 17 Luglio 2009
ommioddio… e io che pensavo che peggio di ieri sera non potesse andare…
(ma poi le mani si sono sciolte?)
Commento by ndr — 20 Luglio 2009
UAUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!
Commento by maia — 20 Luglio 2009
che c’è, ti ho spaventato ndr?
Commento by ndr — 21 Luglio 2009
claro que no.
Finnegans wake!
Commento by roberta — 23 Luglio 2009
sei stata anche tu a palazzo grazioli negli ultimi 6 mesi?
Commento by maia desnuda — 23 Luglio 2009
o che fai, ndr, offensi adesso?
cara roberta, ma certo! del resto chi non ci è passato ultimamente?