piccolo grande uomo

di maia, 5 Ottobre 2007

Maiaaaaaaaaaa!
Ecco, ci risiamo…
Che poi io mi chiedo come una voce così imperiosa possa fuoriuscire da un esserino simile. Più largo che alto, sembra una pallina con le bretelle.
Mi avvio rassegnata verso la sua stanza.
Lo sento ribollire come una caffettiera tenuta troppo a lungo sul fuoco. So perfettamente cosa mi aspetta e quasi quasi rimpiango biagio antonacci che si lamenta dalla radio della mia stanza.
Busso alla Porta.
Avanti!
Respiro, entro.
Evita il mio sguardo, ribolle più forte. Sono ipnotizzata dal marrone innaturale del volto che cozza col candore immacolato della camicia.
Siediti!
Questo è davvero grave. Lui, il Grande Piccolo Capo, fa in modo di non trovarsi mai allo stesso livello delle proprie dipendenti. Quanti deliziosi balli di gruppo nelle riunioni di studio! Capo seduto – tutti in piedi! Capo in piedi – tutti seduti!
Ma adesso, annegato nell’enorme poltrona di pelle nera che lo fa sembrare ancora più piccolo, è troppo preso dal discorso che sta per farmi per pensare alla propria bassezza.
Certi uomini hanno l’altezza che si meritano, penso. È come se la natura si adeguasse alla statura morale.
 
PGC: Maia, ho aspettato che finissi le scadenze per parlarti. Ti ho visto in questi giorni rimanere fino a tardi in ufficio. E mi son chiesto il perché.

Maia: Per lavorare?

PGC: Per lavorare… certo. È vero, hai molte ditte da gestire… è vero, è un periodo duro settembre… però tutte queste ore…
Vedi, io più che vostro datore di lavoro, mi sento come vostro padre. Mi preoccupo per voi. Non voglio che rimaniate così tanto tempo chiuse in ufficio. Non va bene per voi, che vi fate scorrere fra le dita attimi importanti della vostra vita, attimi che non ritorneranno, attimi che una volta passati, saranno persi per sempre. E non va bene per me, che mi sento in colpa a sapervi ancora a lavoro mentre io sto cenando.
E da padre vi dico: c’è un tempo per lavorare ed uno per vivere!
Lavorare per vivere, non vivere per lavorare!
E poi, in fondo, se uno ha bisogno di rimanere oltre l’orario, vuol dire che non ha lavorato bene durante la giornata!

Maia: ha ragione capo, sono mortificata. Sa una cosa? Lei non me li paghi!

PGC: molto bene, molto bene. A proposito, ti ho assegnato sei nuovi fascicoli.
Domani mattina alle otto li voglio sulla mia scrivania.

Postato in a lavoro20 Commenti 

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20 Commenti »

  1. Commento by saulle5 Ottobre 2007

    scusa?

  2. Commento by maiaB5 Ottobre 2007

    evabbene, ti scuso
    ma solo questa volta, eh 🙂

  3. Commento by taniele5 Ottobre 2007

    E io che pensavo di trovare frasi stereotipate, tipo “il lavoro rende liberi” oppure, non so, “chi non lavora non fa l’amore”. Ora, a parte che le ho citate e quindi chi le vorrà citare dopo non può più (a costo di non ripetere qualcosa di già detto, è ovvio), ma io che sono rock direi che la risposta è in The End: se è vero il si sente un po’ come un padre, figuriamoci allora la moglie, che è la madre…

  4. Commento by maiaB5 Ottobre 2007

    dio, che brutta immagine che mi hai messo in testa, taniele…
    anche se mi preoccupa ancor più l’idea di avere i suoi figli come fratelli…

  5. Commento by maiaB5 Ottobre 2007

    (il più grande, per dire, è convinto di essere un cantantautore.
    e cerca di far ascoltare a tutti le sue composizioni..)

  6. Commento by Magosilvan5 Ottobre 2007

    Temevo andasse a parare da tutt’altra parte, che uomo senza fantasia!

  7. Commento by maiaB5 Ottobre 2007

    meglio così.
    per me, Mago 🙂

  8. Commento by angulusridet5 Ottobre 2007

    …che dire la sua paternità nel finale è proprio paragonabile alla sua altezza!!!!

  9. Commento by maiaB5 Ottobre 2007

    diciamo che è un uomo coerente.
    non si smentisce mai… 🙂

  10. Commento by cronomoto6 Ottobre 2007

    ma Maia, guarda che lui soffre per te!

  11. Commento by maiaB6 Ottobre 2007

    uhm… hai ragione…
    che verme che sono!
    a pensare male…
    ecco, adesso mi sento in colpa…

  12. Commento by latendarossa6 Ottobre 2007

    Da leggere immaginando la voce di Paolo Villaggio:

    Quella mattina maiab per recarsi al lavoro seguì la procedura di sempre: per arrivare a timbrare il cartellino d’entrata alle otto e trenta precise, maiab sedici anni fa cominciò con mettere la sveglia alle sei e un quarto; oggi, a forza di esperimenti e perfezionamenti continui, è arrivata a metterla alle sette e cinquantuno… vale a dire al limite delle possibilità umane.
    Tutto è calcolato sul filo dei secondi: sveglia alle 7:51, alcuni secondi per riprendere conoscenza ed abituarsi all’idea del quotidiano impatto con la faccia marrone del capo, quattro secondi per bere il caffè bollente della madre (3000 gradi Fahrenheeeeeeit!), un minuto per lavarsi e fare colazione, mezzo minuto per pulirsi i denti, sei secondi per i bisogni fisiologici e tre minuti per vestirsi…

    (continua)

  13. Commento by maiaB6 Ottobre 2007

    sedici anni?
    SEDICI ANNI???
    ehi, dico, ma come ti permetti???
    guarda che sono una ragazzina io! 🙂

  14. Commento by maiaB6 Ottobre 2007

    (comunque la procedura descritta assomiglia molto alla realtà, tranne che per un particolare.
    la sveglia è puntata alla 7.15 e tutto il tempo fino alle 7.51 mi serve per riprendermi e per capire dove sono…)

  15. Commento by ipsediggy7 Ottobre 2007

    nomméli paghi? ma sei di fuori?

  16. Commento by saulle7 Ottobre 2007

    scusa maia, forse ti sei sbagliata, hai scritto: ragazzina

  17. Commento by maiaB8 Ottobre 2007

    dimmi che hai esagerato un po’, ti prego. Almeno un pochino.
    Brrrrr, sto male!

  18. Commento by utente anonimo8 Ottobre 2007

    mah, veramente è oa versione edulcorata…
    (tanto è vero che i fascicoli sono lì, belli ordinati sulla sua scrivania…

    sì, ipsediggy, molto, molto di fuori… 🙂

    saulle! che vorresti dire?

  19. Commento by maiaB9 Ottobre 2007

    Il Piccolo Grande Gnomo

  20. Commento by Error — 9 Ottobre 2007

    definizione perfetta, adrix! 🙂