innocenti evasioni
Se stasera sono qui e vi posso parlare, è perché sono evasa dall’archivio.
L’archivio del mio ufficio intendo.
Lo studio in cui lavoro è infatti una palazzina di tre piani divisa in piccoli ambienti carini, ordinati, con scaffalature che prendono tutta la parete, dal pavimento al soffitto, altissimo.
I raccoglitori colorati che le riempiono, formano gradevolissimi accostamenti cromatici: una parete è tutta blu, una tutta celeste, una viola, una rossa e così via, fino a ricoprire l’intero iride.
Quando si guarda una qualsiasi stanza del mio ufficio, non si può non essere assaliti da un senso di allegra efficienza (sempre che ci si stia pochi minuti, ché altrimenti… vabbè, questa è un’altra storia).
Dicevo. L’ufficio è proprio carino. Dal piano terra in su.
Nel sottosuolo c’è l’archivio.
Si chiama archivio, lì da noi, un insieme di stanzette, basse, umide e buie, piene di ragnatele, muffe variopinte, animaletti che divorano la carta e chissà cos’altro. Una volta una collega ci ha trovato anche un gatto. Il che fa presumere che ci fosse anche qualche topo da inseguire…
Nessuna di noi ha voglia di indagare. Quando ci sono documenti vecchi da recuperare, facciamo la conta per stabilire chi sarà la sfortunata a dover scendere.
Io finora me l’ero cavata, sono bravissima a barare nelle conte. Ma questa volta una collega più sveglia delle altre ha voluto a tutti i costi contare lei. E mi ha fregata.
Ho provato a piagnucolare un po’, adducendo scuse varie (soffro di allergia alla polvere, al buio, al chiuso, alle scale) ma non è servito a niente… Così mi è toccato scendere.
Trovare l’interruttore è stata impresa ardua. Prima di individuarlo, ho carezzato roba viscida ed umidiccia, della quale non ho voluto appurare la natura.
Finalmente la luce!
Mi guardo intorno e vedo roba ammucchiata in ogni angolo, così malridotta dall’umidità e dall’incuria (e vagamente odorante di urina di gatto), da essere ormai quasi irriconoscibile. Traccheggio alquanto prima di avvicinarmici; pur di non toccarla, fingo di interessarmi alle pareti, dalle quali mi tengo comunque alla larga, osservo le belle geometrie delle ragnatele più grosse, fischietto…
Ho fame. Per forza, è l’ora di pranzo! Sento le colleghe che si preparano a tornare a casa (avete presente quell’infernale rumore di sedie strusciate che si ha in una classe scolastica all’ora della ricreazione? Ecco, qualcosa di molto simile, nonostante in ufficio abbiamo le poltroncine con le rotelline). Mi dico che è ora di tornare su, profondamente dispiaciuta per non essere riuscita nemmeno ad iniziare la ricerca, e mi dirigo verso la porticina in cima alle scale. Ma è chiusa!
Si è richiusa!
Ehi, sono qui! Non ve ne andate, sono chiusa qui dentro!
Ehi! Ehi? C’è nessuno? Già andate via?
C’è nessunoooooooooooooooooooo!
No, non c’è più nessuno.
Bene, basta rimanere calmi.
E si trova la soluzione.
Ci deve essere per forza una soluzione!
Dio, ho fame…
Va bene, calma…
Dunque, le pareti sono spesse e non mi sente nessuno.
La porta è pesante e di sfondarla non se ne parla proprio. Arnesi per forzare la serratura non ce ne sono…
Senti lì lo stomaco…
Ok, è tutto a posto, va tutto bene, ora succede qualcosa che mi restituirà la libertà. E’ sicuro. Basta che mi sieda su questi scalini e qualcosa succede. Dio cos’è questo rumore? Ah, è ancora il mio stomaco…
Ma quanto ci mettono a tornare?
E io che faccio?
Allora, posso contare i ragni. Uno, due… no quella è una mosca intrappolata.
Dunque uno…
Uff, non si respira.
Ed ho fame!
Guarda com’è grassa quella mosca! Certo che è proprio bella grossa. Chissà quanta ciccia c’ha.
Garrisca al vento il labaro viola…
Chissà che sapore ha una mosca?
…
Rumori?
Sì, rumori!
Ehi?
Ehi!
Ehi, sono qui!
Sono qui, mi sentiteeeeeeeee?
Niente…
Mah, ora che rientrano le colleghe del mio piano, si accorgeranno della mia assenza. Cavolo, almeno le mie compagne di stanza!
Dunque, che ore sono?
Le cinque?
Ma non si accorge nessuno che non ci sono?
Ehi, dico, che fate, ve ne andate?
Ehi! Cos’è questo rumore?
Magari è un altro topo. Vieni bellino, vieni dalla mamma, che ti faccio vedere dov’è finito il tuo fratellino…
Ma… ma è un gatto!
Micio?
Micio!
Micio, vieni qui, cribbio, non lo senti che ti sto chiamando?
Che fai, hai paura?
Ma non devi, sono buona, non si vede?
Fermo!
Dove vai?
Torna qui, guarda che ti piglio, non ti infilare in quel buco, che non ci passo, aspetta!
Acc, sono rimasta incastrata…
Almeno si respira.
E vedo, vedo delle luci.
Che sono? Stelle?
Ma che ore sono?
Dio, un piccolo sforzo…
E così sono riuscita ad evadere. Sono tutta sgraffiata, ammaccata, sporca, con un terribile sapore di topo in bocca e con una nuova consapevolezza: le mosche non son buone da mangiare.
Ma sono fuori! Grazie a un gatto, il migliore amico dell’uomo.
Qualche volta.
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Commento by elica2099 — 17 Aprile 2007
Ah, che esperienza! Meglio di un film di Hitchcock, più intenso di alice nel paese delle Meraviglie. Che il gatto ti ha portato ad esplorare quel minimondo viscido e misterioso che ci ha spaventato da bambini.
Che cosa ho detto? Mah, chi lo sa, però un po’ di paura l’ho avuta…
Commento by maiaB — 17 Aprile 2007
vuoi dire che è meglio anche della “finestra di fronte”? 😉
Commento by elica2099 — 17 Aprile 2007
Per carità! Certo che è una cosa catartica e il gatto rappresenta lo spirito guida da seguire. Mah
Troppi film? Forse!
Comunque non andarci più a meno di non dar da mangiare al gatto, hai un debito con lui
Commento by baxx — 17 Aprile 2007
a me fa venire in mente quel film giapponese col bimbetto che miagolava nella casa abbandonata… brrrr!
credo che il titolo fosse “The Grudge”, ma non ci scommetterei.
se torni laggiù, però, non dimenticare un buon panino nella borsetta. non si sa mai. se poi va tutto bene glielo dai al gatto, che di mangiar mosche e bacherozzi sarà stufo pure lui…
Commento by maiaB — 17 Aprile 2007
purtroppo andare, ci devo andare elica.
tuttalpiù seguirò i consigli di baxx…
Commento by martissima — 18 Aprile 2007
se vai mandami un’email così prima di pranzo telefono per sapere se sei tornata, eh?
Certo che, se non potevi uscire potevi provare una nuova ricetta… gatto al cartoccio di dichiarazione dei redditi, contornato da trionfo di moschine
Commento by maiaB — 18 Aprile 2007
grazie marta, sei un’adepta meravigliosa.
ed a quella ricetta, sinceramente, ci avevo già pensato…
Commento by Magosilvan — 18 Aprile 2007
Bellissimo racconto, che può migliorare inserendoci un’esperienza semionirica da mondo parallelo, a cui si accede da quell’archivio.
Commento by maiaB — 18 Aprile 2007
ti ringrazio mago.
purtroppo non son molto brava coi mondi paralleli.
mi sa che dalle tue mani uscirebbe qualcosa di molto interessante.
o da cronomoto.
o da aqua.
quasi quasi indico un concorso!
Commento by martissima — 18 Aprile 2007
Ma perchè, già così non è abbastanza un’esperienza semionirica da mondo parallelo
Commento by martissima — 18 Aprile 2007
? (mi ero dimenticata un pezzo)
Commento by elica2099 — 18 Aprile 2007
I Racconti dell’Archivio. Un ottimo inizio per una serie di “discese” nello sconosciuto.
Commento by taniele — 18 Aprile 2007
È un mio sogno ricorrente quello di rimanere rinchiuso in un qualunque posto. Meglio se provvisto di viveri commestibili e precotti. Quindi niente uffici e soprattutto niente topi. Però un collega precotto non sarebbe una cattiva idea… Purtroppo se ne trovano solo di bolliti.
Adesso, a parte tutto: ma sei entrata in un universo parallelo grazie al gatto? No, ora devi dirmelo perché sono due notti che non ci dormo. Tra l’altro il mio gatto è impegnato ad organizzarsi il ponte del 25 aprile e sta tutto il giorno su Internet a cercare uno stramaledetto agriturismo, quindi non spiccica parola.
Commento by maiaB — 18 Aprile 2007
beato il tuo gatto che può organizzarselo il ponte.
io avevo ottenuto, frignando tantissimo, due giorni di ferie, il 23 ed il 24.
pensavo di spassarmela al mare.
ed invece ho la schiena bloccata.
che fregatura!
comunque si, sono capitata in un mondo fantastico, abitato da carte napoletane.
solo che lì non c’è la regina, c’è il cavaliere.
e non ci sono i cuori, ci sono i bastoni.
e fanno male…
Commento by taniele — 18 Aprile 2007
Tu sei buono e ti tirano le pietre.
Sei cattivo e ti tirano le pietre.
A briscola giochi spade e ti tirano bastoni.
Commento by baxx — 19 Aprile 2007
niente bastoni oggi per la nostra Maia, le spade, poi, le lasciamo ai rigattieri… che di denari non ce n’è! ci restan solo tanti fiori virtuali, tutti per te!
auguroni, Maia!
bacione
Commento by maiaB — 19 Aprile 2007
grazie baxx, sei molto carino.
è che a me i compleanni (miei) mi buttano un po’ giù… 🙂
Commento by baxx — 19 Aprile 2007
anch’io il mio non lo festeggio mai, se posso… magari sto in giro con gli amici, ma che è il mio compleanno non lo dico mica!
il tuo, però, è una cosa diversa: merita tanti auguroni, brindisi, lazzi e canti!
bacione
Commento by martissima — 19 Aprile 2007
Oh, non lo sapevo!
Auguri!!!
Commento by maiaB — 19 Aprile 2007
eh, cercavo di tenerlo nascosto 🙂
grazie mille
Commento by mircomirco — 19 Aprile 2007
Qui gatto ci cova…
Commento by taniele — 19 Aprile 2007
Ovviamente mi aggrego. A tenerlo nascosto!
Auguri!
Commento by elica2099 — 19 Aprile 2007
Weeeeee, auguriiiiiiiii, stasera ti sono passato sopra, veramente un po’ distante se ci pensi, ma comunque ero lì
Commento by maiaB — 19 Aprile 2007
uhm….
in aereo, elica?
grazie a tutti.