dubbi esistenziali
È meglio avere i baffi neri o i baffi rossi?
È questa la domanda esistenziale che mi pongo mentre stendo la crema sul viso.
Tutto è cominciato due settimane fa, quando una mail dall’aria innocua è stata recapitata in tutte le caselle di posta dell’ufficio.
Il mittente era “il grande capo” (definizione a dir poco eufemistica, visto che si parla di un uomo alto al massimo 150-152 cm) e nulla nel titolo faceva presagire la sciagura che si stava per abbattere sui dipendenti tutti.
La mail si intitolava infatti “avviso” e sembrava una delle trenta circolari mattutine, che di solito finiscono direttamente nel cestino insieme allo spam, dato che a mezzogiorno son già rese obsolete da qualche nota dell’Agenzia delle Entrate o dell’Inps o dell’Inail o del Ministero del Lavoro che nel frattempo hanno provveduto a modificare tutta la materia in oggetto.
Come da prassi stavo per buttare la mail, quando un urlo strozzato ha fatto vibrare l’aria dello studio ed i telefoni del mio piano hanno cominciato a squillare in contemporanea. In perfetta sincronia io e le mie due compagne di stanza alziamo il ricevitore e scopriamo che all’altro capo ci sono tre nostre colleghe del piano di sotto. Non ho bisogno di chiedere nulla, so che anche alle altre viene intimato di aprire la posta.
Lo so con esattezza perché da sotto stanno urlando così forte che si sentono perfettamente ad orecchio nudo.
Sudore freddo comincia a colare sulle le nostre schiene. Ci guardiamo negli occhi, immobili. Nessuna ha il coraggio di fare la prima mossa. Alla fine decido di agire io, in fondo sono la pivella lì dentro ed i compiti più ingrati toccano sempre a me.
Apro tremante la mail e leggo quello che tutte stavamo paventando: il temutissimo "invito a cena a casa del grande capo".
Trattasi di rito antico a cadenza più o meno quinquennale, al quale finora ero riuscita a sfuggire, essendo in forza allo studio da troppo poco tempo, ma del quale mi son stati raccontati brandelli di cronache terrificanti.
Non so bene come sia possibile, ma pare che in quella casa si verifichino fenomeni inspiegabili. Sembra che, una volta inghiottiti al suo interno, il tempo prenda a scorrere ad una velocità diversa da quella normale cosicché quelle che all’esterno sono un paio d’ore, lì dentro corrispondono alla durata di un paio di secoli.
In più si dice la casa sia abitata da stranissimi esseri, detti “i familiari”, il cui divertimento consisterebbe nel coinvolgere i malcapitati in lunghissime e soporifere dissertazioni sugli argomenti più futili e noiosi.
Non è certo, ma circolano voci secondo le quali non tutti quelli che sono entrati in quella casa siano riusciti poi a venirne fuori…
Si narra di una coppia di ospiti che è rimasta intrappolata dentro e, imbalsamata a suon di chiacchere, pare faccia bella mostra di sé appesa alle pareti della sala da pranzo…
Ma notizie certe non ce ne sono, visto che anche le reduci dalle cene precedenti non sono in grado di ricordare con esattezza cosa hanno visto e cosa sia successo…
Torniamo a noi.
La notizia ci gela tutte, una collega inizia a piagnucolare, l’altra chiama immediatamente il marito, sparandogli a bruciapelo: “Ti prego, dimmi che il sedici abbiamo un impegno urgentissimo!”
Io faccio mente locale in cerca di un scusa accettabile.
Ma è tutto inutile, sappiamo bene che non potremo sfuggire all’evento, tanto vale mantenere il sangue freddo.
Lentamente, molto lentamente, lo studio riacquista la propria normalità. O meglio, torna alla sua follia ordinaria, anche perché il capo sta per arrivare e tutte fingiamo di essere operosamente al lavoro.
E’ inutile dire che nessuna di noi quel giorno ha lavorato veramente.
La mente era altrove.
Già dal giorno successivo, sono cominciati i primi fenomeni. Sono apparse acconciature strane.
Le chiome hanno cambiato colore (io per esempio da castano-scura sono diventata biondo-rossiccia, colore che va molto di moda in questa primavera/estate, come mi ha detto il parrucchiere quando gli ho timidamente fatto notare che avevo chiesto solo una spuntatina…)
E discussioni su cosa indossare si sono sviluppate in ogni angolino appartato.
E liti furibonde sono scoppiate sul regalo da portare alla padrona di casa (e soprattutto su quanto sia lecito spendere per una pianta che sicuramente sarà lasciata morire nel giro di poche ore… ).
Per fortuna siamo quasi alla fine della farsa.
Domani a quest’ora sarà tutto finito.
Acc, accidenti a me che mi son decisa così tardi a farmi questa maledettissima ceretta, come nell’attesa di qualche evento che mi dispensasse all’ultimo minuto…
Eh, son stata stupida, adesso, per far tutto in fretta e furia, al posto degli orridi baffetti neri che mi contornavano le labbra, ci sono altrettanto orridi baffetti rossi di pelle ustionata…
Vabbè, poco male.
So già che stasera sarò in ottima compagnia…
Anzi, fammi sbrigare, venti altre paia di baffetti rossi mi stanno aspettando davanti all’ingresso del maniero…
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Pingback by Cena di società : Solo in superficie — 17 Luglio 2009
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